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 2022  novembre 28 Lunedì calendario

Intervista a Filippo Tortu

Filippo Tortu, partiamo dal suo bilancio del 2022.
«Al 2021 do il massimo dei voti alla staffetta ma non sono soddisfatto dell’ individuale. Quest’anno invece il voto alla prestazione individuale è molto alto, ma ci siamo dati un voto molto basso nella staffetta. Ora sto prendendo la mira per migliorare entrambi i fronti, magari a Roma, se possibile già nel 2023».
L’anno prossimo sarà una tappa di avvicinamento agli appuntamenti del 2024?
«Può essere considerata una stagione di avvicinamento, ma ci sono i Mondiali e voglio andare forte a livello cronometrico per raggiungere il mio massimo a livello di risultati nel 2024».
Quindi al top per Parigi?
«Il 2024 sarà la stagione più importante per me, le Olimpiadi rappresentano tutti i valori per i quali gareggio. Lo spirito olimpico va oltre la gara, è qualcosa di fondamentale per la mia persona e la mia condizione di atleta. E poi ci sono gli Europei a Roma».
Obiettivi minimi per Roma?
«Gli Europei li metto allo stesso livello delle Olimpiadi. Corro in casa, voglio vincere una medaglia d’oro. Ho il dente avvelenato dopo gli Europei di quest’anno, il bronzo non mi basta».
Peccato non disputare le Olimpiadi in Italia.
«Non ho ancora digerito - e non lo farò mai - il fatto che ci siamo fatti scappare le Olimpiadi a Roma da sotto il naso, come dei polli. Era la città favorita a mani basse, e gareggiare davanti al nostro pubblico all’Olimpico sarebbe stato magico. Le Olimpiadi in casa sono una delle già grandi fortune che un atleta possa avere. Purtroppo toccherà a qualcun altro».
Pensa di poter scendere ancora tranquillamente sotto i 10 secondi nei 100 metri?
«Tranquillamente no, non è una cosa che si fa alla leggera. Ma già quest’anno avrei potuto farlo, sia a Eugene sia a Monaco, ma era il primo anno in cui affrontavo tanti turni di 200, e ci siamo concentrati molto su quello. Dopo l’Europeo non stavo bene fisicamente e ho avuto problemi al piede: ho dovuto interrompere la stagione controvoglia».
Troppo stress dal punto di vista fisico?
«Fosse per me gareggerei sempre, ma a volte bisogna ascoltare il fisico, dopo Monaco non ce l’ho più fatta tra Europei e Mondiali»
Qualcuno ha provato a convincerla a correre solo i 200 metri?
«Sì, ma non ce l’ha fatta. Io ascolto il parere di tutti ma alla fine sono poche le persone con cui mi confronto e decido. Anche perché se mi dai un consiglio senza conoscere a fondo la mia persona o i miei metodi di allenamento come faccio a prenderti sul serio?»
Preferenze sulla distanza?
«L’unico punto fermo è lo sport, l’atletica. Poi vediamo il resto. Voglio correre i 100 e i 200, posso dare il meglio su entrambe le distanze. Dieci anni fa nessuno avrebbe pensato a una staffetta azzurra così competitiva, ora invece è diventata protagonista assoluta»
Un’altra staffetta d’oro azzurra è possibile?
«Assolutamente sì. E vi spiego perché. Prima di Tokyo vi avrei risposto assolutamente no. Se invece me l’avessi chiesto 10 minuti prima di entrare in pista vi avrei detto assolutamente sì. Molto prima di una gara comanda la parte razionale, poi a ridosso della partenza subentra quella emotiva, e cambia tutto. Prima della staffetta ci siamo parlati e abbiamo capito che l’impresa era possibile. E credo che si possa ripetere».
Le dinamiche nella squadra azzurra sono cambiate dopo Tokyo?
«Tra di noi i rapporti sono sempre gli stessi, sono invece cambiati i rapporti tra noi e le competizioni. Scendiamo in pista con una consapevolezza diversa, dopo aver vinto l’oro. Tokyo ci ha fatto maturare, ma quest’anno non siamo riusciti a dimostrarlo in pista, vogliamo farlo nel 2023».
La sua medaglia d’oro è sempre in banca?
«Sì, ma non dico quale banca altrimenti rischio altri tentativi di furto, come già successo a casa tempo fa. Ho un rapporto strano con l’oro, come se l’avessi dimenticato. E’ stato un bel momento ma è passato, penso solo alla prossima gara».
Sta seguendo i Mondiali di calcio?
«Fa male non vedere l’Italia. Li seguo sempre, compatibilmente con i miei allenamenti».
Lavorare sula tecnica di corsa può migliorare le prestazioni nel calcio?
«La corsa nel calcio è diversa rispetto all’atletica, ma la tecnica influisce. E sarebbe utile a livello di prevenzione di infortuni e di miglioramento delle performance»
Cosa hanno in più campioni come Ibra e Ronaldo?
«Sono maniacali, ma in senso positivo. Anche io lavoro in maniera maniacale, non c’è altra strada se vuoi essere al top. Per me dare il 100% è un’ossessione: non voglio arrivare a dire avrei potuto fare. A costo di espormi al fallimento, senza attenuanti».