la Repubblica, 28 novembre 2022
Un Mondiale da suk
DOHA – Al Falcon Souq, l’area del mercato Souq Waqif riservata alla compravendita dei falchi da caccia, gli animali son tenuti al buio da un cappuccetto di cuoio – «Se ci vedono si infuriano» —, mercanti e acquirenti discutono animatamente di pregi e difetti, «Meglio il girifalco o un falcone pellegrino?», «Che domande, uno caccia la preda in aria, l’altro la blocca in terra, uno è veloce, l’altro ha controllo», prezzi da feudatari del Qatar, 2500 euro per un rapace standard, 250 mila per un purosangue. La Lega Giovanile Falconieri, 11-15 anni solo maschi, indice gare per “trasmettere la tradizione”: le regole dal De Arte Venandi Cum Avibus dell’imperatore Federico II, XIII secolo, poco cambiate, si rilascia la preda, otarde terrorizzate, vince il campione che ne fa strazio fulmineo, spinto dallo Shamal, il vento del Nord, come un nostro maestrale.
Le autorità del Qatar, in questa prima settimana di Mondiale, si son battute per influenzare, con la Fifa, la narrativa sulla Coppa, alla ribalta i “valori classici della penisola arabica”, gloria dei falconi inclusa, basta diatribe sui diritti umani, meglio accusare i critici di “neocolonialismo”. In parte, l’operazione funziona, in India, il quotidiano Telegraph difende gli emiri, «L’Occidente svela i suoi pregiudizi», spalleggiato dall’ Economist «un sacco di gente non ama ricchi e musulmani». E anche a sinistra si assolvono le pratiche su lavoro e libertà a Doha, in nome dei peccati dell’imperialismo europeo e Usa e delle leggi anti-emigrazione. Alla rete tv Usa Msnbc,il conduttore Ayman Mohyeldin taglia corto: «La gente non ne può più di arroganza e doppiezza occidentale». Così, obiettare alla carneficina delle ingenue otarde in cielo e ai codici giuslavoristici locali (per i domestici zero diritti, i padroni di casa fan tribunale a sé) significherebbe «perpetuare l’oppressione delle democrazie», formidabile operazione di public relations. Chi non accetta questo fuorigioco dell’etica, senza Var, ha però avuto i suoi paralleli momenti di gloria in Qatar, il silenzio all’inno dei calciatori iraniani, in onore delle concittadine represse dagli ayatollah, la mano sulla bocca della nazionale tedesca contro la censura alla causa Lgbtq+, i politici europei in tribuna, Germania e Danimarca, senza farsi intimidire dai diktat. Comunque vada, i milioni della lobby del silenzio non hanno spento le voci del dissenso.
Anche in campo, come in politica, sorprese. Con l’eccezione del Qatar, squadra improvvisata, come chi volesse lanciare dal nulla la Nazionale italiana di Sumo, tante squadre han dato prove gagliarde. La partita di ieri fra Spagna e Germania è stata la più spettacolare. La tecnica individuale cresce, le tattiche dei commissari tecnici sono solide ed ecco Argentina e Germania mordere la polvere, ma i loro castigamatti, Arabia Saudita e Giappone, subito prenderle a loro volta. Paesi senza palmarès, Usa e Canada, si battono ma i campioni amati dai tifosi, Messi, Mbappé e Ronaldo, brillano, come negli spot pixelati.
Lionel Messi, segnando il gol scaccia fantasmi contro il Messico, s’è commosso, battendosi il petto e chiedendo perdono alla curva albiceleste per la débâcle con i sauditi. Cristiano Ronaldo, comunque vada, torna a casa con il record formidabile dei gol in cinque Mondiali. E Kylian Mbappé, sbocconcellando la Danimarca, ha chiarito a chi appartiene il futuro, ha già segnato 7 reti mondiali, come Pelé. Chi raccoglie gli algoritmi del calcio futuro annota crescita atletica, linee difensive capaci di mettere nei guai attacchi di rango, portieri affidabili (il belga Courtois ha, come il polacco Szcz?sny, parato un rigore, e poi sottovalutato un tiro non imprendibile, conteso fra i marocchini Saiss e Sabiri), la doppietta del brasiliano Richarlison, arbitri, finora, all’altezza. Da qui alla finale tutto può cambiare, come nel soffio di piume che, nei cieli della falconeria, funge da gol, gli artigli del girifalco stretti sulla preda. Vedremo, del resto nulla sfugge all’ubiquo web, il discorso rauco dell’allenatore dei sauditi Renard a motivare i suoi, «Volete un selfie con Messi eh?», quello del collega Herdman a incitare i canadesi «Mettiamo sotto i croati ora», per ritrovarsi nudo, con foglia di fico, in prima sul tabloid di Zagabria 24 Sata (ore), «Hai la bocca, ma le palle?», insulto ribadito dal 4-1 in campo. Quanto al campione del mondo 1990 Klinsmann i commenti petulanti sulla «cultura iraniana che bullizza arbitri» gli costano rimbrotti, giustificati.
“Poiché ci sono soldi/ la guerra comincia/ in un delirio, solo per un derby del calcio…” scrisse nel poema Più leggeri dell’aria il poeta Hans Magnus Enzensberger, scomparso a 93 anni il 24 novembre. Ieri gli ultras marocchini hanno acceso falò di rabbia, non di gioia, a Bruxelles dopo la vittoria della loro nazionale, a riprova che nella metafora calcio leggiamo, “in un delirio”, le tante verità del nostro