Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  novembre 27 Domenica calendario

Una bacchetta contro le critiche

Il rumore sottile della critica. Il maestro (desidera essere chiamata così) Beatrice Venezi, consigliere per la musica del ministero della Cultura, vorrebbe istituire un albo per la professione di critico professionista, dopo «un percorso di formazione» (o di rieducazione?). La proposta inquieta: «Oggi chiunque sia dotato di uno smartphone si erge a critico. E certe “critiche”, possono esaltare o affossare la carriera di un artista. Ecco perché penso a un percorso di formazione specializzato e a un albo dei critici professionisti».
Da anni si parla di «morte della critica», del sempre minore spazio che le tocca nei media, della sua sempre più debole capacità di agire sulla cultura contemporanea, ma quello che sembra allarmare il maestro sono i giudizi sconclusionati sui social. Ma come può un «albo» porre freno alla natura stessa della Rete, dove chiunque è libero di dire la sua? E poi l’istituzione di tale albo ci ritufferebbe in periodi neri della nostra storia: torniamo alle corporazioni?
L’analisi critica può non servire a nulla, ma insegna una sola cosa: la libertà di pensiero, del come si sta al mondo da critici e non da manutengoli.
Al consigliere Venezi, grande star di spot tricologici, suggerirei di vedere il film Ratatouille, dove un vecchio topo spiega a cosa serve la critica.