il Fatto Quotidiano, 27 novembre 2022
Biografia di Branko raccontata da lui stesso
La prima domanda è la sua: “Di che segno è lei?”. La risposta apre le porte delle stelle, delle costellazioni, di Urano, Saturno, Sole, Luna. Di misteri, risposte, consigli e confidenze. Il tutto accompagnato da un tono deciso, parole scandite, l’accento sui termini chiave, la gestualità importante, gli occhi azzurri che fissano l’interlocutore.
È il perfetto stile alla Branko.
Settantotto anni da poco compiuti, di origine istriana, da quaranta si occupa di oroscopo per Rds (“Ho iniziato per caso grazie a un gesuita”), poi tanta tv, giornali e sempre con un approccio scientifico.
Di chi gli interessa, anche se non lo conosce, studia segno, ascendente e ricostruisce la sua storia. Per questo detesta Megan Markle e adora la Regina Elisabetta.
Lui, per molti, è un mito. E in due ore di conversazione c’è stata la processione per omaggiarlo (complice pure una scelta sbagliata: il tavolino era accanto alla porta del bagno).
Quanti oroscopi realizza al giorno?
Un tempo tanti, ora meno; però la mia testa è sempre lì.
Anche per se stesso?
(Il tono è del rimprovero) Nooooo, mai! Il problema è che le previsioni negative si realizzano sempre; (pausa) un annetto fa sono stato male e ho dovuto fermarmi, compresa la rubrica che avevo sul Messaggero.
Ora?
Va un po’ meglio; (abbassa la voce) oramai i medici sono l’unica categoria che mi interessa. Dei cantanti, dei politici, degli artisti non me ne frega nulla; salvo solo i calciatori: amo il pallone, lo considero un’espressione viva, bella, virile. Tifo Inter.
Medici e contadini sono la base.
Sì! E io sono un contadino, vengo da una famiglia di contadini, tutti in Istria lo erano; (ci pensa) ho ancora la casa dei miei genitori, il loro orto, ma della mia famiglia d’origine non è rimasto quasi nessuno, anche perché sono nato 25 anni dopo mio fratello, con mamma quasi cinquantenne.
Come figlio è stato cercato o è un caso?
Un caso, e l’ho pure verificato attraverso lo studio delle stelle.
Verifica tutto.
Sempre, di ogni episodio interessante cerco di capire cosa lo ha provocato; (alza il tono) amo i programmi di Discovery, soprattutto le storie vere dove si ricostruiscono i delitti: da lì imparo molto.
Cosa?
Aspetto il momento in cui danno la data di nascita dell’assassino e verifico le sue stelle: cerco l’attimo in cui scatta l’istinto omicida e scovo le circostanze.
Nel 2020 si è salvato dall’attacco contro gli astrologi perché aveva annunciato il virus.
E ora, quando è scoppiata la guerra in Ucraina, e ho visto la reazione nostra e degli altri paesi occidentali, ho pensato fossero dei pazzi. Con tutta la televisione italiana schierata per le armi…
Come andrà a finire?
Male. Molto male. L’ho scritto.
Utilizza sempre la vecchia Olivetti?
Non riesco a battere i testi né del computer né del cellulare: le mani si ribellano, hanno bisogno del tic tac della macchina da scrivere; (ci ripensa) ho studiato la data di nascita di Zelensky.
E…?
Quando è nato aveva la Luna in opposizione totale del Leone, quindi violenta e affamata (e continua con Saturno, Marte, guerra e via così, con incroci complicatissimi).
Almeno riceve telefonate per sapere le previsioni?
Ora quasi nessuno ha il mio numero.
E anni fa?
Ricordo Maria Angiolillo (celeberrima salottiera romana): da lei trovavi tutti i politici più importanti, eppure per molto tempo ho rifiutato i suoi inviti; quando mi sono presentato, il benvenuto è stato mascherato da un rimprovero bonario: “Non ho mai faticato tanto, neppure con il Presidente della Repubblica”.
Percepisce il suo potere?
È difficile, perché non voglio raccontare i lati negativi delle stelle.
Come ha iniziato?
Grazie a un gesuita, padre Antonio: dopo 17 anni si era chiusa, con tanto dolore, la mia storia d’amore, ero molto giù, e lui mi consigliò di approfondire con le stelle; (sorride) in realtà mi disse “basta, piangi come una fighetta” o qualcosa di peggio.
La Chiesa non dovrebbe essere contraria?
Sì, ma verso gli oroscopi, non l’astrologia; e pensare che mi occupavo di regia teatrale, ho lavorato con Garinei e Giovannini, con le più grandi compagnie del tempo e i più grandi attori.
Chi?
Lilla Brignone, Bice Valori, Valeria Valeri, Enrico Maria Salerno, Alberto Lupo, Paolo Stoppa; (pausa) Enrico Maria Salerno era di una dolcezza rara, con me parlava in croato, sua mamma era croata.
Lei in mezzo a questi artisti.
Non mi rendevo conto della fortuna; (sorride) la moglie di Garinei era nata dalle mie parti e con lei ricordavamo luoghi e persone a noi care.
Torna mai nella terra natia?
Non ci vado più, non voglio vedere: troppa malinconia; (abbassa il tono) mia mamma andava a servizio a Trieste, a casa di un grosso avvocato; papà lavorava i campi, avevamo due capre, un asino. Ed eravamo felici.
Il Maresciallo Tito per lei.
La Yugoslavia è stato per decenni un paese multietnico e solo grazie a lui; Tito era riconosciuto a livello internazionale sia da politici come Churchill che da grandi star del cinema.
Torniamo al teatro: attore?
Ci ho provato, ma non ero in grado, troppo timido. Ogni volta soffrivo; (pausa) il problema è che mi dovevo mantenere, i soldi sono sempre stati un cruccio, per questo appena arrivato a Roma ho fatto di tutto, compreso il giornalista.
Cioè?
Già in Istria collaboravo con un quotidiano importante e quando mi sono trasferito in Italia ho continuato, soprattutto con interviste a personaggi della televisione: avevo accesso ai protagonisti di Studio1; (ride) avevo delle doti e senza saperlo.
Quali?
Ero piacevole, pulito, vero.
Ha conosciuto Mina.
La prima volta era in camerino con Massimiliano (Pani) ancora piccolo; indossava sempre una catenina al collo e iniziai l’intervista proprio da quell’oggetto: “Era di mio fratello Alfredo. Che è morto. Era estate. Ed ho pianto tanto”. Di Mina ho visto l’ultimo concerto, in prima fila, alla Bussola di Viareggio.
Poi è arrivato Garinei.
Lavorare con lui è stata una chance enorme, con i miei colleghi stupiti; (pausa) dopo Garinei arrivarono anche altri, soprattutto Ugo Gregoretti che mi affidava la compagnia, con la Brignone e Lupo protagonisti di Chi ha paura di Virginia Woolf.
Bella responsabilità.
La Brignone la temevano tutti: tanto era deliziosa nella vita, meravigliosa a cena, con le persone, quanto belva sul lavoro. Pazzesca. Cattiva.
E lei?
All’inizio tremavo. Poi andò bene. Dovevo lavorare.
Quando è finita la sua angoscia per i soldi?
Mai. Mai. Mai; (sorride) non ho il senso del denaro. E poi mi sono dedicato solo ai lavori che mi piacevano, con le persone che mi piacevano, quando mi piaceva: ed è il massimo.
Oltre al lavoro?
Penso ai miei animali e alle rose.
Nessun amore?
Dopo quella delusione? No.
Come ha iniziato con la radio?
Ero di nuovo in Istria per stare vicino ai miei, oramai molto anziani, e per guadagnare collaboravo a una radio locale; una volta morti papà e mamma, sono tornato a Roma. Una mattina accendo la radio, ascolto la sigla di Rds, mi blocco, trovo il numero, chiamo la redazione, risponde la sorella del proprietario, le parlo della mia esperienza. Mi passa il fratello. La mattina dopo ero da loro.
Così semplice?
Sì! Con il proprietario della radio è stato feeling immediato: il giorno ero in onda e nella fascia 6.30-9.
Come ha capito di essere diventato famoso?
Quando il pubblico ha iniziato a chiamare solo per l’oroscopo: gli auguri di buon compleanno o la richiesta di brani erano passati in secondo piano; (sognante) mentre ero in onda inizia ad ascoltarmi il patron di Odeon Tv, così mi convoca, busso alla sua porta, entro e appena mi vede sprofonda soddisfatto nella poltrona: “Ecco, per fortuna lei è un bell’uomo”. Potevo stare in televisione.
Non male.
A me nessuno ha mai fatto del male.
Nessuno?
(Pausa) Parlo del lavoro, mica di amore.
Ah, ecco.
Nella vita privata, economicamente, mi hanno fregato tutto; (cambia discorso) da Odeon poi sono arrivate le trasmissioni con Loretta Goggi, Unomattina con Puccio Corona e la rubrica del Messaggero al posto di Francesco Waldner. Waldner non era un astrologo ma un veggente.
Lo legge sempre il Messaggero?
No, mai più aperto: mi mette nostalgia; (pausa) ma parliamo solo di me, mi dica di lei (e riapre l’argomento oroscopo, sfoglia il suo libro sul 2023, sottolinea dei passaggi).
Ha mantenuto intatti i suoi sogni da ragazzo?
Sì, eccome. Non sono diventato una stella dello spettacolo ma so leggere le stelle.
È una stella dello spettacolo.
Solo nel mio piccolo.
Lei crea dipendenza?
No.
Ne è sicuro?
Dipende.
C’è chi la cerca tutti i giorni.
(Sorride) Un po’ è vero.
Un rimpianto?
Negli anni 70 mi avevano offerto un ruolo di aiuto regista a New York: dovevo accettare, ho sbagliato.
L’oroscopo spesso parla di amore. Lei?
Mi sono innamorato una sola volta. Quella volta. Poi non ho baciato nessun’altra bocca.
Mai?
Da quella storia ho chiuso con il sesso, mi ha rovinato la vita; (abbassa la voce) sono stato abbandonato per un ricco italiano; ho sublimato con gli animali: come mio padre ho preso asini, capre, di tutto, oltre ad avere amici anziani che ho accudito.
Questa persona che l’ha fatta così soffrire l’ha più sentita o incontrata?
Per molto tempo mi ha scritto delle lettere, riconoscevo la sua grafia dall’intestazione: mai aperte, tutte stracciate all’istante; per dimenticare quella storia ho impiegato sette anni, sette anni di rancore, poi all’improvviso è scomparso tutto.
Lei chi è?
Un poeta delle stelle.