la Repubblica, 27 novembre 2022
Martedì l’incontro Calenda-Meloni
OMA – Dopo qualche scambio via Whatsapp, il faccia a faccia Meloni- Calenda si terrà martedì. La segreteria della premier ha contattato quella del leader di Azione per fissare l’incontro, a tema manovra. Dovrebbe partecipare anche il ministro dell’Economia, il leghista Giancarlo Giorgetti. Si cercano punti di contatto fra la destra e il cartello centrista. Calenda porterà a Palazzo Chigi un pacchetto di tre proposte, su cui è convinto che la maggioranza possa convergere. Con una promessa politicamente interessante: se le inserite nella finanziaria – dirà a Meloni – il Terzo Polo è disponibile a votare i singoli punti, almeno in commissione. In Aula è complicato, ci sarebbe la questione di fiducia e il duo Calenda-Renzi questo passo non lo vuole fare, almeno per ora. Ma dialogare sì. Lo spazio per un’intesa c’è. Calenda da settimane ha preso a scambiare messaggi con la premier, non sempre concilianti, per esempio sull’immigrazione. Naturalmente nel Terzo Polo smentiscono che questo feeling porti a qualcosa di più, cioè alla nascita di una stampella centrista che puntelli la maggioranza, in caso diforfait forzisti. Suggestione che però ondeggia soprattutto dentro il partito di Silvio Berlusconi, dove raccontano di dissapori recenti con gli alleati di FdI, imbizzarriti per alcune uscite azzurre, poco benevole nei confronti del governo. Un big berlusconiano come Giorgio Mulè, vice-presidente della Camera, ha già reso noto il sospetto che il Terzo Polo possa muoversi da «cavallo di Troia», per fare breccia nel blocco di maggioranza e scombinare gli equilibri attuali. Non che tra Calenda e Renzi fili tutto liscio. L’ultima dichiarazione dell’ex premier, «preferisco la federazione al partito unico» con Azione, ieri ha messo sul chi va là i calendiani. Nella bozza di accordo che l’ex ministro ha spedito a Italia Viva c’è una clausola che indica chiaramente come la prospettiva finale sia proprio quella: dare vita a un solo partito, che raccolga sotto le stesse insegne renziani, calendiani, liberali in senso lato. In modo che nessuno possa tenersi mani libere. Renzi ancora non ha risposto: riunirà il 4 dicembre l’assemblea di Iv, per avviare la federazione. E se quella clausola sparisse, dicono in Azione, per ora sottovoce, «sarebbe un grosso guaio». Prima però c’è ilrendez-vous di Chigi. Eccoli, i tre punti annotatisul bloc-notes dell’ex ministro dello Sviluppo. Primo: energia. Calenda propone di distribuire in modo diverso i 21 miliardi stanziati dal governo per far fronte al caro bollette. Via il credito d’imposta, sì a un tetto al prezzo del gas pagato dallo Stato, che si farebbe caricodel 50% delle bollette, aiutando famiglie e imprese. Costerebbe di meno, calcolano i terzopolisti: 15 miliardi. I soldi che avanzano andrebbero dirottati sulla sanità, con un contributo che passerebbe dai 2 miliardi attuali, mangiati quasi tutti dall’inflazione, a 6 miliardi. Il terzo punto è l’industria 4.0, vecchio pallino di Calenda dai tempi del Mise, con gli incentivi che verrebbero allargati ai beni ambientali. Sul resto, ammettono ai vertici di Azione, non c’è margine di accordo, quindi inutile parlarne. In caso, meglio guardare oltre la manovra. Alla voce possibili abboccamenti, c’è la disponibilità a votare le modifiche all’abuso d’ufficio, nella direzione indicata dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Sempre a patto che l’esecutivo non ponga la fiducia.