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 2022  novembre 26 Sabato calendario

Le coop della suocera di Soumahoro

 C’è un vorticoso giro di soldi pubblici nella storia delle cooperative riconducibili alla famiglia di Aboubakar Soumahoro. La stessa Marie Therese Mukamitsindo, suocera di Sumahoro, in una relazione consegnata al ministero dell’Interno nell’ambito del progetto Amfi aveva dichiarato che la Karibu in vent’anni di attività aveva gestito fondi pubblici per una somma complessiva che supera i 60 milioni di euro. L’ultimo affidamento risulta quello pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale nel giugno scorso che attestava l’aggiudicazione nel marzo 2022 della gara Accordo quadro con più operatori economici, per la durata di n. 2 anni, per l’affidamento dei servizi di gestione di centri di accoglienza costituiti da singole unità abitative con capacità ricettiva fino a 50 posti, per un fabbisogno presunto di posti pari a n. 800». Tra i sette aggiudicatari c’è anche il raggruppamento temporaneo di imprese composto da AID Italia – Karibu, per un milione e 466mila euro. Anche la Regione Lazio, per l’emergenza ucraina, ha stanziato per la provincia di Latina 1,2 milioni suddivisi tra 4 cooperative, due delle quali sono Karibu e Consorzio Aid che hanno ottenuto 600 mila euro. Cifre comunque inferiori rispetto a quelle degli anni scorsi quando la Karibu fatturava 4 milioni l’anno. E il Consorzio Aid, nell’ultimo bilancio depositato – quello del 2020 – aveva evidenziato introiti per 639mila euro dalla sola prefettura di Latina per i progetti di accoglienza finanziati dal ministero dell’Interno.
Il Nucleo economico finanziario della Guardia di Finanza sta spulciando i libri contabili, i rendiconti delle spese, le convocazioni e i verbali delle assemblee dei soci, i bilanci e i regolamenti interni. Tutto parte da una domanda semplice, la cui risposta è però molto complicata: c’è stata qualche violazione nella gestione dei progetti per l’accoglienza? In che modo?
L’input del procuratore è scattato dopo che in via Ezio a Latina sono arrivate numerose denunce e segnalazioni. «Le indagini sono in corso con riferimento a temi investigativi diversi e complessi – ha spiegato ieri il procuratore Giuseppe De Falco – che concernono, in generale, l’impiego dei fondi erogati, i rapporti con l’erario, i rapporti con i dipendenti, i soggetti coinvolti. Gli accertamenti provengono da notizie e comunicazioni pervenute da una pluralità di fonti, di natura pubblica e privata, e si articolano attraverso il dovuto rigoroso vaglio ed approfondimento di ogni notizia e comunicazione». La prima inchiesta risale a tre anni fa ed è ormai alle battute finali.
Oltre alle indagini della magistratura, nei giorni scorsi a Latina sono arrivati gli ispettori ministeriali per valutare le attività delle cooperative. Un’ispezione straordinaria decisa alla luce delle notizie emerse in questi giorni sulla stampa, ma che in realtà è servita anche a compensare l’assenza delle verifiche ordinarie che in teoria sarebbero obbligatorie ma che – ci si è resi conto al ministero – non erano state fatte nei tempi prestabiliti. Ogni due anni infatti le cooperative sono tenute a trasmettere al ministero una serie di informazioni che consentono di accertare la regolarità dell’attività, ma per la coop Karibu la scadenza era stata superata da otto mesi. Dunque gli ispettori sono andati fisicamente a Latina, ma a quanto pare non hanno trovato una grande collaborazione dai responsabili della cooperativa. Tanto che non è stato possibile ottenere tutta la documentazione necessaria. Se la coop non si metterà in regola, rischia addirittura lo scioglimento. Un provvedimento ancora più grave del commissariamento che era stato ipotizzato nei giorni scorsi.
Il pool di ispettori, composto di sei persone, ha poi allargato la sua indagine a diverse altre cooperative del territorio pontino che si occupano di accoglienza.
LE SEDI CHIUSE
Tra le ulteriori possibili irregolarità delle cooperative della famiglia di Soumahoro, a Latina si fa notare come le loro sedi legali al momento risultino chiuse. Quella in piazzale Granato, all’ingresso della città, è deserta: la ricevuta di mancata consegna di una raccomandata datata 17 novembre fa bella mostra di sé appoggiata sulla cassetta delle lettere. A Sezze è andata peggio, gli uffici di via Umberto non ci sono neanche più.