Marco Giusti per Dagospia, 26 novembre 2022
IL DIVANO DEI GIUSTI - MA SE INVECE DI VEDERE UN FILM, O UNA SERIE, SÌ IO MI STO GUARDANDO LE ULTIME PUNTATE DI “WEDNESDAY” DI TIM BURTON, CHE A DAGO PIACE MOLTO, A ME UN PO’ MENO, O UNA PARTITA DEI MONDIALI, LEGGESSIMO QUALCOSA DI CINEMA? VI CONSIGLIO DUE BOMBE APPENA USCITE. “CINEMA SPECULATION” DI QUENTIN TARANTINO E “LUCHINO” DI GIOVANNI TESTORI, UNA FOLLIA ASSOLUTA DA AVERE IMMEDIATAMENTE. SONO UN GRAN DIVERTIMENTO E SI IMPARANO UN A SERIE DI COSE CHE NON SI SAPEVANO... - VIDEO -
Che vediamo stasera? Uffa. Ma se invece di vedere un film, o una serie, sì io mi sto guardando le ultime puntate di “Wednesday” di Tim Burton, che a Dago piace molto, a me un po’ meno, o una partita dei Mondiali, leggessimo qualcosa di cinema?
Vi consiglio due bombe appena uscite. “Cinema Speculation” di Quentin Tarantino e “Luchino” di Giovanni Testori, 100 pagine di testo inedito del poeta e 300 pagine di note del curatore Giovanni Agosti, una follia assoluta da avere immediatamente. Come è da avere, assolutamente in inglese il libro di Tarantino.
Perché? Perché sono un gran divertimento come lettura e si imparano un a serie di cose che non si sapevano. Per quanto Tarantino non sia un regista-critico come lo furono l’amato Godard e l'odiato (da lui) Truffaut, e ci sembra sempre troppo americano, fuori dal contesto storico, in questo libro, oltre a un’analisi pazzesca di “Bullit” di Peter Yates, che devo assolutamente rivedere, o sui film di culto di Steve McQueen come "Getaway" di Sam Peckinpah, su “Taxi Driver” di Martin Scorsese e sul “Taxi Driver” che avrebbe fatto invece Brian De Palma, ma anche su film che anche io adoravo di John Flynn o su “The Funhouse” di Tobe Hooper, il vecchio Quentin ci svela quello che da anni volevamo sapere.
Cioè da dove viene tutta questa passione per il cinema della blaxploitation anni ’70. E allora ci porta, è nel primo capitolo del libro, dentro una sala piena di solo pubblico nero, 850 spettatori neri e composto di almeno 800 maschi machissimi, con lui unico bimbetto bianco, seduto assieme al fidanzato nero della mamma, che aspettano di vedere “Black Gunn”, ultimo violentissimo film con Jim Brown protagonista.
Un pubblico che saluta il film meno interessante che lo precede, il modesto, delicato, “The Bus is Coming”, un film civile, con battute del tipo “Suck my dick!”, e se la gode come un pazzo. “Ti stai divertendo?” gli chiede il fidanzato della mamma. “Il pubblico è così divertente”, risponde.
“You are a cool kid, Q”, chiude l’uomo. Ma quando inizia il film con Jim Brown, tutto sparatorie, scopate e violenza nera, in mezzo a questi 850 maschi neri eccitati, Quentin capisce finalmente tutto. “E, francamente”, scrive, “io non sono stato più lo stesso”.
Prendo invece in mano l’altro libro, di ben altro genere, “Luchino” di Giovanni Testori, che dovrà spiegarmi la storia di un rapporto complesso come quello tra Visconti e Testori, autore del romanzo da cui è tratto “Rocco e i suoi fratelli”, ma anche de “L’Arialda” messa in scena a teatro da Visconti con Pupella Maggio e Rina Morelli nel 1960, e mi fermo sulle prime pagine che mi svelano un segreto che da anni non capivo.
Forse non ricorderete un vecchio spaghetti western amato anche da Tarantino, “Ciakmull” di E.B.Clucher, prodotto da Manolo Bolognini, fratello di Mauro. Mi disse tanti anni fa un amico attore, Lucio Rosato, che il titolo al film lo aveva trovato Giovanni Testori, che bazzicava sui set dei film prodotti e diretti dai fratelli Bolognini. Possibile. Beh. Sì, leggo sull’introduzione al libro, perché Testori aveva un fidanzato, Alain Toubas, che aveva incontrato giovanissimo nel 1959, e che negli anni ’60 e primi ’70 spinge per farlo diventare un attore di cinema. E come lo fa? Coi fratelli Bolognini.
Così, col nome di Alain Naya appare in “Bubù”, sceneggiato anche da Testori. E in questo curioso “Ciakmull”. E non avete idea di quando al museo sull’arte atzeca di Città del Messico io e il mio amico Sir Christopher Frayling, grande esperto i spaghetti western, abbiamo visto il volto del vero Ciakmull, un mitico diavolone atzeco o maya che ci guardava male perché non avevamo mai capito chi fosse davvero.
Era lì che lo aveva preso Testori per spingere il film col suo fidanzato, che cambia per la seconda volta il nome in Alain Corot per “Imputazione di omicidio per uno studente”, sempre di Bolognini. Che doveva essere però, un pessimo attore, visto che, scelto per un piccolo ruolo in “Ludwig”, incapace di dire una battuta in inglese, viene cacciato malamente dal set da Visconti e sostituito con, pare, un macchinista. Per carità! Testori, a questo punto, giurerà vendetta.
E sembra che sia per questo che non pubblicherà, sostenendo che era andato distrutto, il saggio che stava scrivendo sul grande regista, “Luchino”, appunto, che è stato ora recuperato. In tutto questo, subito dopo le riprese di “Ludwig”, Visconti è colpito da una trombosi cerebrale. Ma Testori non si ferma lì. E pubblica una serie di poesie terribili contro Visconti ridicolizzato come “registore da due soldi/neanca tre”, e sembra che lo vada a maledire sotto la sua villa di Cernobbio mentre il regista, malata, montava il suo “Ludwig”.