il Fatto Quotidiano, 26 novembre 2022
Come ci si innamora da grandi? Con Lella Costa, Elia Schilton e Kent Haruf
E venne il giorno in cui Kent Haruf si domandò come ci si innamora. Ma non come ci si innamora da ragazzi, quando l’amore è necessario e involontario come il respiro; come ci si innamora nella dirittura finale della vita, l’età in cui il cuore batte più piano, e cominciano i silenzi della sera. Quel giorno, messosi alla ricerca della formula magica, Kent Haruf cominciò a scrivere il suo ultimo, più breve e più celebre romanzo, Le nostre anime di notte, destinato fin dal titolo a diventare un naturale testo per il teatro, in scena fino a domani al Carcano di Milano.
“Mi chiedevo se ti andrebbe di venire a dormire da me, la notte”: è la Addie Moore interpretata da Lella Costa a fare il primo passo con il Louis Waters di Elia Schilton. La molla di partenza non è erotica, ma ansiolitica. Vedova lei, vedovo lui, la notte Addie fatica ad addormentarsi nonostante i tranquillanti, “e sai, credo che con una persona carina accanto dormirei meglio.” Louis è tentato ma sorpreso, razionalmente carico di dubbi, da bravo maschio. La circostanza gli appare improbabile “ma tutte le cose sono improbabili, finché non accadono”, obietta Addie.
Carico di timori e di speranze, Louis si presenta con pigiama e spazzolino da denti, attento a non farsi scorgere dai vicini. La prima notte non sarà più insonne che mai e non accadrà nulla di fisico, eppure sarà valsa la pena restare svegli. Quando si parte dal corpo non sempre si arriva all’anima di qualcuno; ma se trovi l’anima, puoi arrivare dappertutto, e l’anima è un animale notturno, anche questo sa Kent Haruf, e sa che un primo appuntamento è sempre un appuntamento al buio. Ma in un appuntamento al buio la cosa che conta davvero è il buio.
Lentamente la reticenza si scioglie, la paura si fa allegria, l’allegria dolcezza, passare le notti insieme diventa un rito e una scoperta sempre più emozionante per Addie e Louis, seduti una accanto all’altro sul letto della camera di lei. La scena hopperiana immaginata dalla regia di Serena Sinigaglia diventa senza soluzione di continuità il teatro delle loro vite passate che scorrono un ricordo dietro l’altro, gli incontri, i tradimenti, le solitudini, l’improvvisa morte del marito di lei, la malattia della moglie di lui… è incredibile quanto sia lunga la breve vita di un uomo, e quanto ogni legame si mostri fragile. Anche quello tra Addie e Louis, proprio quando è conquistata l’intimità, dovrà vedersela con il giudizio del piccolo mondo di provincia, con la regola filistea dove si vive nel terrore di cosa dirà la gente, sostituendo quel che si desidera per sé con quello che gli altri si aspettano da noi.
L’allestimento e la felice riduzione del romanzo per la scena di Emanuele Aldovrandi, che affida ai due interpreti l’alternanza tra dialoghi e narrazione in terza persona, catturano con la reticella l’anima delle Nostre anime di notte. La doppia prova d’attore di Lella Costa e Elia Schilton, le due voci sole che si fondono in una sola voce, il loro mettersi a nudo davanti a una platea che si scopre parte in causa, è un’occasione perfetta per capire come mai il pianeggiante, terso realismo magico di Haruf sia diventato un clamoroso caso editoriale, capovolgendo e smascherando il vuoto inconsapevole della socialità digitale in cui siamo immersi.
Ma insomma: come ci si innamora? Parlando.