il Fatto Quotidiano, 26 novembre 2022
Di Battista assolto
Non ha mai invocato l’immunità parlamentare (mentre c’è chi fa le barricate per vedersela riconosciuta), ha affrontato il processo ed è stato assolto. Alessandro Di Battista non ha diffamato Luigi Genovese, ex consigliere regionale in Sicilia, che gli contestava ben due interviste televisive, la prima a DiMartedì il 23 novembre 2017 e la seconda a DomenicaLive il 21 gennaio 2018.
L’ex parlamentare del M5S, nella trasmissione di Floris, aveva detto che “le elezioni siciliane sono state inquinate! (…) Io sono stato in Sicilia e ho conosciuto siciliani che mi dicevano: ‘Io sono del Movimento 5 Stelle ma non posso non votare Genovese altrimenti perdo il lavoro…’”. Nella seconda intervista, invece, Di Battista ha ribadito il concetto, partendo da un sondaggio sull’astensione dei giovani e affermando: “Ho conosciuto un signore che è venuto da me, si è voluto fare una foto con me e mi ha detto: (…) ‘Io sono del M5s ma non posso votare il M5s. Devo votare Genovese altrimenti perdo il posto di lavoro’”. Per Di Battista, “ci sono italiani che pensano ‘se non voto faccio un torto al sistema’, in realtà… chi non vota fa un favore a quei partiti che hanno a disposizione dei voti”. Genovese ha quindi presentato querela e chiesto un risarcimento milionario. Gli avvocati di Di Battista, Marco Mancini, Giovanni Bernardini, Gianluca Currò, ha sempre sostenuto che l’intervista “rientrava perfettamente nell’alveo della critica politica, pertinente al contesto politico dell’epoca”.
Durante l’inchiesta della procura di Messina, i pm hanno fatto più volte riferimento alla insindacabilità delle dichiarazioni di Di Battista, proprio perché all’epoca era deputato nazionale. Il gip però ad un certo punto ha deciso per l’imputazione coatta. Ma l’ex parlamentare, come detto, ha espressamente dichiarato di non avvalersi dell’immunità e ha deciso di presentarsi regolarmente in udienza. Tutto ciò ha permesso al giudice di entrare nel merito della questione, di valutare l’assenza di un reato di diffamazione e poi di assolvere Di Battista, “perché il fatto non costituisce reato”, anche su richiesta dei pm.