il Fatto Quotidiano, 26 novembre 2022
Intervista a Sigfrido Ranucci. Parla del caso Renzi e di complotti
“Ma quale complotto. La verità dopo questo gran polverone è che c’è una semplice cittadina, un’insegnante, che ha osato filmare un politico in un luogo pubblico ed è stata per questo indagata per non si sa bene quale reato. L’altra certezza è che quel personaggio politico, ossia Matteo Renzi, alla fine non ha mai rivelato cosa si siano detti con l’ex 007 Marco Mancini in quell’incontro in autogrill filmato da quella signora”. Sigfrido Ranucci di Report non si capacita dopo che Matteo Renzi nella nuova versione data alle stampe del suo libro (Il Mostro) è tornato a evocare il complotto ai suoi danni. Mettendo da ultimo sulla graticola l’attuale capo del Dis, Elisabetta Belloni, e tornando ad alludere al ruolo dei Servizi rispetto al materiale che era servito a Report per rivelare quell’incontro in autostrada. Intanto quell’insegnante, fonte per un giorno, rischia il processo. “Siamo di fronte a un continuo assedio alle fonti. Così è a rischio la libertà di informazione”.
Renzi evoca complotti. È una narrazione in effetti suggestiva…
Sì, certo è più affascinante sostenere di essere braccato dai servizi che ammettere di essere stato pizzicato da un’insegnante mentre si incontrava con Mancini. Ma non mi stupisco.
Perché?
Perché ha pure lasciato intendere che la Belloni (sempre a sentire Renzi ce l’avrebbe con lui, ndr) si sia trincerata dietro il segreto di Stato per non rivelare la presenza in quell’area di sosta di agenti dei servizi. Quando invece semplicemente lo ha opposto alle domande dei legali di Mancini sulle dinamiche interne al Dis, che peraltro non dirigeva lei all’epoca dei fatti dell’autogrill, e che tra l’altro avevano portato al prepensionamento del loro assistito.
A quel tempo, infatti, era segretaria generale alla Farnesina. Poi era spuntata l’ipotesi di eleggerla al Colle, tramontata per mano renziana.
Infatti sono cose totalmente scollegate da un punto di vista anche temporale con la faccenda dell’autogrill. Per questo è strumentale evocare ombre, 007, complotti e segreti. Alla fine, l’unico segreto rimane quello che Renzi non ha mi rivelato, a parte il regalo dei babbi di cioccolata: cosa si sono detti con Mancini?
Quella puntata di Report sul loro incontro in autogrill aveva scatenato un putiferio.
Sì, intanto era stato rimosso il capo del Dis, Gennaro Vecchione. Poi c’era stato il prepensionamento di Mancini, per tacere della direttiva interna che è intervenuta per regolamentare gli incontri tra gli 007 e i politici, previa autorizzazione. Mi pare che il nostro lavoro abbia prodotto qualche effetto. È questo che disturba?
Da quel momento, Renzi ha iniziato a evocare la manina degli 007 dietro quel vostro servizio.
Guardi, io capisco il legittimo sospetto iniziale ma continuare a insistere è fuori dal mondo. Pure noi di Report quando ricevemmo quel materiale abbiamo pensato che potesse trattarsi di una polpetta avvelenata. Ma il lavoro giornalistico serve proprio a svolgere le verifiche indispensabili affinché il nostro mestiere rimanga impermeabile a interessi opachi.
Che verifiche avete fatto?
Di ogni genere. Abbiamo accertato che davvero chi ci aveva fornito quel materiale era una persona in carne e ossa, e una insegnante come sosteneva. Che era vero che si trovava lì con il padre che ha problemi di salute e che dunque si erano dovuti fermare per una impellenza determinata dall’assunzione di certi farmici. Abbiamo fatto pure una verifica sui medicinali e sui loro effetti per vedere se stava in piedi tutta la storia, pensi un po’.
Quindi dove sta il mistero?
Infatti non c’è: quella signora, nelle circostanze che ho appena ricordato, si trovava davvero lì per caso e avendo riconosciuto Renzi e intuito che stava incontrando un altro pezzo grosso in un momento peraltro particolarmente delicato perché in quei giorni il governo era appeso proprio alla sua iniziativa politica, si era incuriosita anche per il contesto anomalo. Comunque, per tagliare la testa al toro si è detta da subito disponibile a incontrare anche Renzi per dimostrargli che la storia che è un agente dei servizi è una barzelletta che non fa ridere.
Intanto questa professoressa sta passando i guai…
Avevamo organizzato un faccia a faccia tra lei e Renzi già nella puntata del 14 giugno 2021, ma poi Renzi non è venuto. E noi nella speranza che lo facesse, avevamo pure stravolto il format della trasmissione. Che poi è andata in onda con una sedia vuota, la sua.
Ma torniamo ai guai della professoressa: ora rischia 4 anni di galera.
Io ho fiducia nella giustizia e non posso nemmeno pensare che per essere stata nostra fonte le sia stato contestato un reato. Anche chi non è iscritto all’albo dei giornalisti può partecipare al diritto di cronaca. Però mi vorrei soffermate sugli effetti nocivi di tutto questo: intanto questa signora è costretta a pagarsi le spese legali e per questo io spero che Renzi rifletta su questo.
Però c’è qualcosa addirittura di più nocivo in tutta questa storia.
Sì, certo ed è un effetto micidiale perché è come se si dicesse ai cittadini ‘fatevi i fatti vostri’. Come era successo anche altre volte. Cito quanto successo dopo la messa in onda di un servizio sulla Lega e qualcuno che si era sentito danneggiato aveva preteso di acquisire il materiale che era servito per la puntata. Cosa che ovviamente avrebbe significato identificare le nostre fonti. Ma che tipo di informazione vogliono quelli che braccano le fonti dei giornalisti? Preferiscono un giornalismo che non fa domande? Allora diciamola una volta per tutte: c’è chi preferirebbe un’ informazione fatta solo dei loro monologhi.
È a rischio il diritto di cronaca?
Direi se si pensa a quello che sta passando la signora del filmato dell’autogrill che è una fonte perfetta: ha dato una informazione a giornalisti accreditati in modo che potessero verificare i contenuti e la portata del materiale che aveva raccolto come abbiamo fatto con un lavoro scrupolosissimo. Ma cosa si può chiedere di più?