la Repubblica, 26 novembre 2022
Becciu in chat: “Il Papa mi vuole morto”
«Vuole la mia morte», «non pensavo arrivasse a questo punto»: parlava così di papa Francesco il cardinale Giovanni Angelo Becciu in una chat con amici e famigliari. I dettagli sono emersi con la diffusione di una informativa della Guardia di finanza di Oristano che ha indagato sugli affari in Sardegna della cooperativa Spes, dove lavorava un fratello del cardinale, e dove negli anni passati arrivarono laute donazioni dalla Segreteria di Stato.
Che Becciu non fosse felice del Papa era noto. «Fino alle 18.02 di ieri mi sentivo amico del Papa...», disse in conferenza stampa il 25 settembre del 2020: la sera prima, all’improvviso, Francesco lo aveva licenziato. Da lì a poco il porporato fu rinviato a giudizio nel tribunale vaticano per la vicenda dell’acquisto-truffa del palazzo di Sloane Avenue 60, a Londra. Bergoglio, che vuole fare chiarezza senza guardare in faccia a nessuno, ha anche modificato l’ordinamento giudiziario per permettere che un cardinale andasse a processo. E così Becciu è sul banco degli imputati. Ora l’accusa ha tirato fuori nuove carte. In un filone distinto dal palazzo di Londra, il procuratore Alessandro Diddi ha riferito che Becciu è indagato per associazione a delinquere per un giro di affari in Sardegna. Il Vaticano si è rivolto via rogatoria alla procura di Sassari che ha sequestrato telefonini e comunicazioni di famigliari del porporato.
Ne è uscita la registrazione che Becciu ha fatto di una conversazione telefonica con il Papa, e le chat con parenti e amici. Il Papa — «su mannu», che in sardo significa il grande, o «Zizzu», cioè Ciccio — viene accusato di avere fatto cadere in disgrazia Becciu. «Vuole la mia morte», dice il porporato. Giovanna Pani, partner del fratello del cardinale, scrive: «È cattivo, vuole la tua fine». Il cardinale replica: «Non vuole fare brutta figura per la condanna iniziale che mi ha dato». E ancora: «Mai avrei immaginato (che) non un Papa ma (che) un uomo arrivasse a tanto». La donna gli risponde: «È un grande vigliacco, ma tu combatti e fai risplendere la verità, è dura lo so, coraggio vinceremo in pieno». Infine: «C’è del marcio in Vaticano».
«Buongiorno! Un bel programma per oggi», scrive Becciu. E qualcuno commenta: «Un colpo in testa al Papa». Il cardinale ribatte: «Non ci riesco». «Lo facciamo noi», rispondono.
I magistrati vaticani sono soprannominati «puzzinosos», ossia fetenti. Apprezzamenti che «seppur non appaiano fornire fonti di prova di fatti costituenti reato», scrivono le fiamme gialle in una informativa pubblicata dall’Adnkronos, «dimostrano l’esistenza di unregime condiviso di sostanziale ostilità nutrito da costoro verso le autorità giudiziarie vaticane e verso il Pontefice».
In tribunale, intanto, ha iniziato a deporre monsignor Alberto Perlasca, teste-chiave per l’accusa. Che tra molti «non ricordo» e qualche contraddizione, ha attribuito la decisione della compravendita a Londra ai suoi superiori e sottoposti. «Risponda bene, rischia l’incriminazione per falsa testimonianza », gli ha intimato il presidente del tribunale, Giuseppe Pignatone. «Nulla di quanto dichiarato finora dal Monsignore riscontra le ipotesi d’accusa», commentano i legali di Becciu. Che non commentano le chat del cardinale.