La Stampa, 26 novembre 2022
Incontro di fuoco tra Meloni e Carlo Fuortes
Se non sono volate parole grosse lo si deve solo al carattere istituzionale e riservato dell’incontro Meloni-Fuortes. Un incontro tete-à-tete che l’amministratore delegato della Rai chiedeva da tempo alla riottosa Presidente del Consiglio. Che i due non si siano piaciuti è cosa certa, si dice che la Premier non abbia gradito l’atteggiamento non morbido del suo interlocutore, ma qui i racconti si differenziano: mentre Fuortes rassicura i consiglieri Rai sul clima cordiale della conversazione, Meloni racconta che si è trovata davanti una persona rigida sulle sue posizioni. Vero è che la Premier è subito partita con un fuoco di fila di critiche: la Rai che va male, superata da Mediaset, programmi sbilanciati a sinistra, il piano industriale gestito male e finito in fallimento. I Mondiali, poi, secondo Meloni, hanno ottenuto il solo risultato di penalizzare le news anticipate di un’ora.
Nonostante tante critiche, la leader di FdI non si aspettava certo il muro eretto da Fuortes, che in questa partita si gioca il tutto per tutto alzando la posta, conscio del fatto che ora ha una posizione di relativa forza, mentre tra un anno e mezzo, allo scadere del mandato non avrebbe più frecce al suo arco. Dunque l’ad Rai s’impunta, non solo non si vuole fare da parte, ma non vuole neppure essere commissariato da un direttore generale come Giampaolo Rossi, meloniano della prima ora, che di fatto lo scavalcherebbe. Certo, è solo un primo approccio ma non dei migliori. Qualcuno sostiene che Fuortes avrebbe forzato la mano per ottenere quello a cui più tiene, che non è certo la Rai, colpevole ai suoi occhi di non averlo mai compreso e di averlo ostacolato in tutti i modi. Fuortes mira alla guida del Teatro alla Scala, ma per ottenere la poltrona di sovrintendente troppe manovre andrebbero fatte. Oltre tutto il Sindaco di Milano Giuseppe Sala non lo vuole lì. Il lavoro complicato di ricucitura andrebbe svolto dal ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che ha i titoli per imporre chi vuole, ma non ha nessuna voglia di ingaggiare una guerra con la città di Milano. Per agevolare l’operazione e consentire a Rossi di governare oltre il 2024, si sta ragionando sulla possibilità di proporre un emendamento alla Manovra che modifichi il tetto dei due mandati per consiglieri d’amministrazione Rai, ormai ribattezzato "Lodo Rossi".
Fratelli d’Italia, estromessa dalla Rai con un colpo di mano nella passata gestione, ora vuole di più. «Troppo Pd in questa Rai», avrebbe detto la premier e la fame di giustizia riparatoria non si placa con la nomina di Nicola Rao a direttore del Tg2 nel posto lasciato libero da Sangiuliano. In più la nomina di Rao non compare nell’ordine del giorno del prossimo Cda fissato per martedì prossimo, però la presidente Soldi ha chiesto ai consiglieri di partecipare a una videocall informale che ha fissato per lunedì mattina e in quell’occasione potrebbe rifarsi alla clausola dello statuto che consente, in casi di estrema urgenza e di delicatezza, di convocare i partecipanti con sole 24 ore di anticipo.
Non bastasse, era circolata la voce di un programma sulle mamme caldeggiato dalla Meloni, in onda da febbraio su Rai1 al posto delle più cruente Cronache criminali e condotto da Eleonora Daniele che piace al centrodestra fin dai tempi di Forza Italia al potere. Il programma esiste, però dalla Rai e dalla stessa Daniele si fa sapere che si tratta di un più generico "Storie di donne" come recita il titolo provvisorio e il materiale sarebbe stato raccolto dalla Daniele durante la pandemia e tirato fuori per un buco di palinsesto dal direttore dell’Approfondimento Antonio Di Bella. Dice Eleonora Daniele: «Io mi occupo di storie di cronaca nera, senza connotazioni e senza etichette politiche. Nel programma ci saranno storie di donne, ma anche di intere famiglie sconvolte da fatti di cronaca».
Una settimana densa la prossima con la presidenza delle due bicamerali, la Commissione di Vigilanza e il Copasir. In pole per la Vigilanza Rai, di prassi concessa all’opposizione, c’è Maria Elena Boschi che gli M5S non riescono a contrastare. Voluta fortemente da Renzi e con i voti del centrodestra potrebbe farcela.