1 - MAXXI, TUTTI I FLOP DEL MUSEO COMMISSARIATO DALLA POLITICA, 25 novembre 2022
TUTTI I FLOP DEL MAXXI - CI HA PROVATO GIOVANNA MELANDRI A RESTARE AL SUO POSTO. E UN PO' CI SPERAVA DOPO LA SVIOLINATA SU INSTAGRAM A GIORGIA MELONI - ‘’È STATA UNA SCELTA POLITICA, SI POTEVA DECIDERE DIVERSAMENTE”, HA DETTO. MA ERA DIFFICILE CHE SANGIULIANO, ALLA SUA PRIMA NOMINA IMPORTANTE, POTESSE CONFERMARE UNA PERSONA COSÌ TARGATA PD. IERI MELANDRI HA PROVATO A RIVESTIRSI DA TECNICA SOTTOLINEANDO DI ESSER STATA NOMINATA DAL GOVERNO MONTI. MA NESSUNO CI HA CREDUTO, TANTOMENO LA NUOVA DESTRA AL POTERE -
Estratto dell’articolo di Leonardo Bison per “il Fatto quotidiano” Si è conclusa con una commossa conferenza stampa l'era di Giovanna Melandri come presidente del Maxxi… I numeri snocciolati ieri (3,5 milioni di visitatori dal 2010 al 2022, e di 16,5 milioni di euro di fundraising raccolti) non raccontano però tutto. Per dargli un significato, dobbiamo tornare all'inizio degli anni 10, dopo l'inaugurazione del "gioiello" da 150 milioni di euro.
Il Maxxi nasce con un afflato internazionale, con l'ambizione di creare un centro delle arti contemporanee in grado di competere con le grandi Capitali europee, da Londra a Berlino. Ma qualcosa, fin da subito, non va….
Non è difficile affermare che la scommessa da 150 milioni (a cui vanno aggiunti i 6 stanziati anno per anno) finora è in buona parte fallita, avendo il museo trovato - con fatica imprevista - una sua dimensione ottimale nell'ambiente italiano e romano, lavorando bene con il pubblico locale (che costituisce ormai oltre il 70% degli ingressi) e come spazio di documentazione, ma senza poter rivaleggiare coi vari MoMa, Guggenheim o Pompidou.
E se non può essere il numero di visitatori a qualificare il successo di un museo, si dovrà notare che questi sono rimasti costanti negli anni, stabilizzandosi intorno ai 2-300 mila, anche in presenza di un trend nazionale e internazionale che ha visto i musei segnare costantemente nuovi record negli anni 2010-2019: non così il Maxxi, che però nel frattempo si è allargato con una sede distaccata a L'Aquila, e che presto vedrà un ulteriore allargamento finanziato con 42 milioni di euro. Operazione che porta con sé il rischio di stabilizzare l'immagine del museo come uno spazio anzitutto architettonico, prima che di produzione artistica.
Ora tocca ad Alessandro Giuli, noto per la sua passione per l'antica Roma e per le sue comparsate televisive, più che per le sue visioni artistiche, guidare il Maxxi alla nuova, ricca e complessa fase. Una fase che sarà per certi versi di continuità, quantomeno nella scelta, curiosa, di mettere in mano il museo che eredita i compiti e le collezioni di ciò che fu il Centro per le arti contemporanee a una persona che per tutta la vita si è occupata di tutt'altro.
2 - L'AMAREZZA DELL'EX MINISTRA: "IL CAMBIO NON ERA SCONTATO" Gianluca Roselli per “il Fatto quotidiano”
Ci ha provato a restare al suo posto, alla guida della Fondazione Maxxi, Giovanna Melandri, qui dal 2012. E un po' ci sperava. E già l'aver convocato una conferenza stampa in fretta e furia, a poche ore dalla nomina di Alessandro Giuli da parte di Gennaro Sangiuliano, per elencare i risultati raggiunti in questi dieci anni, fa intuire il clima che ieri si respirava nella struttura realizzata da Zaha Hadid. "Sono un po' triste, ma orgogliosa di ciò che abbiamo fatto. Vi lascio un gioiello", esordisce Melandri, quasi commossa.
Sottotesto: me ne vado, ma chi meglio di me? E ai più attenti non era sfuggito il suo post su Instagram dopo il discorso di Giorgia Meloni alla Camera, il 25 ottobre scorso. "Ho apprezzato i passaggi più intimi, quando si è definita underdog, una che sbaraglia i pronostici. Molte donne (anch' io) hanno conosciuto questa sensazione e questa fatica", scriveva l'ex ministra dei Beni culturali del governo D'Alema.
Una sviolinata che aveva strappato sorrisi maliziosi nella Capitale. In cosa poi Melandri possa definirsi "sfavorita" appartenendo a un'ottima famiglia della borghesia romana (cugina, tra l'altro, di Giovanni Minoli), con doppia cittadinanza americana e italiana (è nata a New York), due volte ministro e deputata ininterrottamente dal 1994 al 2012 (quando planò al Maxxi), si fatica a immaginarlo. Ieri, però, la sua delusione era palpabile.
"L'avvicendamento era nell'ordine del possibile, ma non scontato. È stata una scelta politica, si poteva decidere diversamente. Faccio a Giuli i miei migliori auguri", osserva la presidente, accolta da una standing ovation in una conferenza stampa che - ormai vizietto bipartisan - non prevede domande. Solo qualcuna a margine, in mezzo agli abbracci di amici e collaboratori.
Ma del resto era difficile che Sangiuliano, alla sua prima nomina importante, potesse confermare una persona così targata Pd. Ieri Melandri ha provato a rivestirsi da tecnica sottolineando di esser stata nominata dal governo Monti. Ma nessuno ci ha creduto, tantomeno la nuova destra al potere.