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 2022  novembre 25 Venerdì calendario

Intervista a Paola Barale

Deve fare i conti con una certa aspettativa, Paola Barale. Eppure dice di non capirne il perché. A Ballando con le stelle partiva favorita ma è stata eliminata. Ora è tornata a brillare a teatro, nello spettacolo Se devi dire una bugia dilla grossa, ma per lei il programma di Rai1 non è un capitolo chiuso. «Mi spiace tanto essere stata eliminata e spero nel ripescaggio. Temo di essere un diesel». Il suo maestro di ballo, Roly Maden, le aveva detto in tv di essere un po’ lenta nell’imparare. «Un’uscita infelice credo dovuta alla sua scarsa padronanza dell’italiano. C’è chi è lento ad imparare una salsa in tre giorni e chi è lento a imparare una lingua in vent’anni – punzecchia —. Nel ballo mi viene chiesto di avere atteggiamenti lontani da me, come essere sensuale: sono stata in difficoltà ma amo le sfide e insisto. Ma sono cose anni luce lontane da me».
Non si direbbe. Lei si è fatta conoscere come showgirl...
«Se parliamo di Buona Domenica erano delle piccole coreografie, che tra l’altro non facevo più da 25 anni. Crescendo succede di cambiare: io da piccola mi facevo i buchi alle orecchie da sola, per dire. Ora non lo farei più».
Bene, ma in che senso?
«Mio padre non voleva che avessi il secondo buco e così me lo facevo da sola, in ascensore, fino a quando mi è venuta una mega infezione. Da giovane fai tutto con una leggerezza diversa. Le aspettative che sento ora su di me credo siano legate a un’immagine di anni fa che non mi rappresenta più: sono sempre io ma sono cresciuta».
Cosa resta e cosa non c’è più?
«Con Ballando ho ritrovato l’entusiasmo degli inizi: mi spinge a superare paletti interiori che non immaginavo di avere, io che mi sono sempre descritta come libera».
La televisione le mancava?
«Sono abituata alla tv di una volta, quella di ora mi starebbe stretta. Me ne sono andata via nel bel mezzo della mia popolarità perché non ci stavo dentro più. Figuriamoci adesso. Ballando, non a caso, è quel genere di tv che ho sempre frequentato, fatto di professionismo. Non è un reality dove muori di fame o litighi di continuo».
Quando ha preso le distanze pensava di stare via tanto?
«Ho voluto uscire di scena quando stava cambiando il linguaggio televisivo, ma certo non volevo uscirne totalmente. Poi le cose sono andate come sono andate. Ma la mia crescita personale c’è stata e mi spiace se spiazza. Tutti mi chiedevano di tornare ma sto cercando di essere coerente con me stessa».
Esistono programmi della tv attuale in cui si vedrebbe?
«Certo. Tutti quelli in cui c’è spettacolo, da Italia’s got Talent in poi. O uno di viaggi, basta non ci sia il gossip».
Che però, spesso, l’ha riguardata.
«Ma ora basta, degli amori di quando avevo 25 anni chi se ne frega. Anche perché, se sono finiti, ti rompi anche a parlarne. Essere un personaggio pubblico non vuole dire che appartieni al pubblico».
Ha iniziato come sosia di Madonna.
«Non mi ci rivedevo ma mi è servito tanto. Se non fosse esistita Madonna oggi sarei un’insegnante di ginnastica. All’epoca i miei mi davano 5 mila lire di mancia a settimana: per fare Madonna prendevo un milione a sera».
Chi le ha fatto notare per primo la somiglianza?
«Me lo dicevano tutti, era vero. Bastava mettermi un rossetto rosso e diventavo lei. Grazie a quel lavoro ho preso il mio primo aereo. Mi ritrovavo con gli altri sosia: di Michael Jackson, Grace Jones. Mamma mi cuciva i costumi. Una volta un imprenditore di Parigi, fan di Madonna, mi ha chiamata per uscire da una torta: lì ho detto basta, non ce la posso più fare».
E arrivò la tv.
«Anche Mike (Bongiorno, ndr.) mi aveva scelta per questa somiglianza. Ma con lui ho iniziato a essere Paola».
Le sono rimasti amici in tv? Qualcuno a cui proporsi per un ritorno?
«In questi anni mi hanno offerto ogni genere di reality: al quarto no hanno smesso. Se non segui il gregge diventa difficile o forse non rispecchio quello di cui la tv ha bisogno ora. Il mio non è un racconto drammatico: voglio portare energie positive e spero di farlo presto di nuovo».