La Stampa, 25 novembre 2022
Intervista a Matteo Renzi
Torino
Giuseppe Conte? «Deve ancora riprendersi». Enrico Letta «Ha fatto di tutto per perdere». Matteo Salvini? «L’uomo del tutto e il contrario di tutto». È il solito Matteo Renzi sornione e sarcastico, intervistato ieri pomeriggio sul sito de La Stampa dal vicedirettore Federico Monga, che ne ha per tutti tra un commento tranchant e un dialettismo. «Mi diverto un monte», dice in fiorentino, mentre rinfaccia a tutti quelli che avrebbero scommesso su un litigio con Calenda post voto che «Carlo guiderà la Federazione. E non vorrei dire che lo vedo più di mia moglie, ma quasi». Solo un nome è tabù, guai a parlarne. «Bonaccini prossimo segretario del Pd? Voi volete fregarmi, ma di lui non parlo. È un amico e gli voglio bene, e il miglior modo di volergli bene è non parlare di lui. Altrimenti quelli del Pd, che si fregano da soli, lo attaccano». Manca qualcuno? Ah sì, la premier Giorgia Meloni. Tra attacchi sibillini e consigli non richiesti, ecco la stoccata lanciata tra i possibili punti d’incontro con la destra sulla Manovra e un futuro nell’esecutivo se Forza Italia dovesse sfilarsi: «Io sono quello che i governi li fa cadere».
Presto ci sarà l’incontro tra Meloni e il Terzo Polo sulla Manovra. Lei ci va?
«Ci va Carlo e fa benissimo ad averlo proposto, come Meloni ha fatto benissimo ad averlo accettato. Bisogna uscire dalla retorica per cui se l’opposizione fa proposte e la maggioranza le ascolta è un inciucio: è il nostro mestiere. Perché scandalizzarsi? E poi, ascoltandoci possono solo migliorarla».
Questa manovra non vi piace?
«Per ora non è né carne né pesce, è robetta. Una manovrina».
E dove si può migliorare?
«Sicuramente proporremo il Family Act, le misure per le imprese. Non sono slogan ideologici, i risultati li abbiamo portati: nel nostro governo – Calenda era un suo ministro, ndr – abbiamo fatto Industria 4.0, il Jobs Act, l’Irap sul costo del lavoro. Qualcosa sul mondo dell’impresa possiamo dirla».
I voucher, per esempio, erano nel suo governo.
«Li abbiamo fatti noi, sì. La cosa sconvolgente è che Salvini li ha tolti. Lui è meraviglioso: fa tutto e il contrario di tutto. Faceva parte del governo che li ha tolti e di quello che li rimette, era nel governo che ha messo il Reddito di Cittadinanza e ora in quello che prova a toglierlo. Voglio vederlo...».
Lo toglieranno?
«Sono come San Tommaso, finché non vedo non credo».
E sull’innalzamento del tetto del contante? Lei obbligò Padoan…
«La fermo. Padoan non era uno che si faceva obbligare. La discussione, comunque, è futile: l’evasione non si risolve alzando o abbassando il tetto del contante, ma con le misure che abbiamo fatto noi: la dichiarazione dei redditi precompilata, la fatturazione elettronica, l’incrocio delle banche dati. Il nostro governo ha il record della lotta all’evasione. Questo governo ci ascolti: il nostro obiettivo è aiutare il Paese. Poi Meloni è al governo, noi siamo – prende fiato, scandisce le sillabe, ndr – all’op-po-si-zio-ne».
E ci rimarrete sempre? Se Forza Italia si tira indietro?
«Io sono quello che i governi li fa cadere. Come insegna Sorrentino nella Grande Bellezza: la cosa bella non è organizzare la festa, ma avere il potere di farla fallire. Io non faccio inciuci: l’ultimo che l’ha detto è Conte e deve ancora riprendersi dalla botta che ha preso. Ma so che nel 2024 alle Europee questo governo rischierà di andare a casa, lì saremo pronti».
Col Pd del suo amico Bonaccini?
«Lei pensa di fregarmi, Bonaccini è un amico e gli voglio bene, e il modo migliore di volergli bene è non parlare di lui. Se parlo di lui, quelli del Pd, che sanno come fregarsi da soli, lo massacrano. Bonaccini, Schlein, chi c’è ancora? – Nardella, sindaco di Firenze, suggerisce Federico Monga – anche lui va benissimo, così smette di fregare i cittadini con le multe se vanno ai 51 chilometri orari. Chiunque ci sarà, sarà impossibile faccia peggio di Letta. Lui pur di perdere ha fatto di tutto, dominato da un rancore personale».
Niente sinistra, niente destra. Però con qualcuno bisogna mettersi insieme: I primi sondaggi per Moratti in Lombardia parlano di un 13%, poco più di dove siete partiti voi alle Politiche.
«Siamo distinti dalla destra di Meloni e Salvini come lo saremmo rispetto a quella di La Russa e Zaia, ma anche dalla sinistra sempre più succube di Conte e Fratoianni. Ma se non si vuole seguire sovranisti e populisti, siamo noi la grande speranza della politica italiana. Fossi venuto un anno fa, mi avreste chiesto dove sarei arrivato col mio 2%. Oggi ci chiedete del 13% di Moratti. Nel 2024 siamo primo partito, scommettiamo?».
Con Calenda arriverete così lontano?
«Lo vedo tutti i giorni, non più di mia moglie, ma insomma. Tra i due sono quello moderato, e già questa idea mi fa impazzire (ride, ndr). La verità è che scommettevate sul fatto che io e lui litigassimo dopo un minuto e mezzo. Siamo andati d’accordo in campagna elettorale, siamo d’accordo ora e lo saremo da qui in avanti: Calenda guiderà la federazione. Mi sto divertendo un monte, perché ho avuto ragione».
Come ha avuto ragione oggi (ieri, ndr) in Tribunale.
«Nel mio libro da 250 pagine ho scritto tutte le cose che non tornano in questa vicenda. Adelante con juicio, stiamo arrivando a scoprire che su tutte qualcosa che non tornava c’era. La Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibile la richiesta del Senato. Ma ho ragione in tante altre vicende: un pm ha trattenuto una carta che non poteva trattenere e l’ha mandata in giro in Parlamento. È inaccettabile, ci sono tanti magistrati bravi ma quelli scarsi li denuncio».
Il processo sarà sospeso?
«Ma io spero di no, voglio andare avanti. Io ho ragione. E dico in faccia ai giudici “Di voi non mi fido”, non come altri politici che trovano il legittimo impedimento o si lamentano del complotto. Io no. E avrò ragione.
Meloni da premier sta iniziando le cause coi giornali.
«Io non ho mai fatto cause da premier, non credo che un premier debba denunciare i giornalisti».
Un merito di Meloni? Altrimenti le frecciatine iniziano a essere tante.
«Ha convinto Nordio: solo su questo è stata più brava di me».
Lo voleva anche lei come ministro.
«E invece ho preso Andrea Orlando: così vince facile. In Orlando però riconosco ha una certa resistenza. Fa il ministro con tutti, ha sempre questa faccia contrita che dice “mi tocca fare il ministro”, poi l’ha fatto con tutti: Renzi, Gentiloni, Letta Draghi. C’è una corrente di pensiero del diritto costituzionale che dice che un governo non è valido se no c’è Orlando. Ma è una corrente minoritaria (ride, ndr)».
La riforma che vuole Nordio la voterebbe?
«Se fa quello che ha detto, sì. Ma la destra decida cosa vuole fare da grande: c’è una destra garantista e una giustizialista. Meloni qual è delle due? La Lega è partita col cappio ed è finita col garantismo. Vedremo».
Un ultimo tema, da amante del calcio. I Mondiali li guarda?
«Sì, ma rosico senza l’Italia».
Così può tifare Arabia Saudita. La vittoria con l’Argentina è la loro Primavera nel calcio?
«Non parlerò di Rinascimento sennò ci rimanete male, ma ha fatto un risultato straordinario che ha reso felici tanti giovani sauditi allo stadio. Come il Giappone, altra squadra interessante».
Con l’Italia in Qatar e lei premier, avrebbe messo la fascia arcobaleno?
«Sì, ma io ho fatto di meglio: ho firmato le leggi sulle unioni civili. Sono tutti bravi a parlare di questo argomento, per avere un like su Instagram e su Twitter: qui c’è uno che è contestato, antipatico, è Il Mostro (come il titolo del suo libro, di cui è appena uscita una nuova edizione, ndr), ma quando c’è stato da fare una legge ci ha messo la Fiducia, ha rischiato il posto, e ha firmato la legge sulle unioni civili. Vale di più di una fascia». —