Il Messaggero, 25 novembre 2022
L’abuso d’ufficio e i sindaci assolti
Il record spetta all’ex sindaco di Parma Federico Pizzarotti, indagato sette volte per abuso d’ufficio. Per sei volte è stato assolto, a gennaio è stato rinviato a giudizio per falsità ideologica e truffa ai danni dello Stato. In due rappresentazioni liriche andate in scena al Teatro Verdi di Busseto nel 2016 e 2017, secondo l’accusa, sarebbero stati utilizzati 45 orchestrali, più di quanto consentisse la capienza della buca del teatro, allo scopo di permettere al tempio della lirica parmense l’ottenimento di contributi ministeriali. «Io affronto tutto con serenità, ma è pesante. E sono incredulo», il commento di Pizzarotti.
L’incubo dell’abuso d’ufficio è il tormento dei sindaci. L’accusa riguarda chi, «nello svolgimento delle funzioni o del servizio, in violazione di norme di legge o di regolamento intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto». Condanna da uno a quattro anni, che erano cinque prima dell’ultima revisione del 1997.
ARCHIVIAZIONI
L’anno scorso, al periodico appello dei sindaci per l’abolizione della norma, il presidente dell’Unione Camere penali italiane Gian Domenico Caiazza affermava che «si tratta di una sorta di mandato a cercare eventuali irregolarità o illiceità nella amministrazione pubblica, a prescindere da ben definite e chiare notizie di reato. È a tutti noto che la percentuale di condanne definitive per abuso in atti di ufficio è infinitesimale se raffrontata al numero di indagini che in nome di esso sono state aperte dalle Procure di tutta Italia». Dal 2008 al 219 i pubblici ufficiali condannati per questo reato sono stati 150, il tasso di assoluzioni e archiviazioni supera il 90%. Tra i politici di spicco assolti c’è l’ex governatore della Calabria Mario Oliverio, per uno stanziamento di 95.000 euro nel 2018 destinati alla promozione del turismo della sua regione al Festival di Spoleto. L’ex sindaca di Roma Virginia Raggi per la nomina a capo segreteria di Salvatore Romeo, l’ex prima cittadina di Torino Chiara Appendino per un debito contratto dal Comune (ma il giudice ha stabilito che il reato di falso invece c’è stato), mentre è stata archiviata la posizione del governatore della Lombardia Attilio Fontana per un incarico di consulenza regionale assegnato al suo ex socio nello studio legale. Prosciolto il sindaco di Milano Giuseppe Sala, «perché il fatto non sussiste», nel procedimento che riguardava l’appalto per la Piastra dei Servizi di Expo, che ora dice: «Non c’è un chiaro confine tra l’abuso d’ufficio e l’omissione di atti d’ufficio. Se il ministro Nordio sarà in grado di fare qualcosa, non tanto che ci faciliti la vita ma che chiarisca le regole, io credo che i sindaci di ogni schieramento politico saranno pronti a riconoscergli questa iniziativa».
L’UPUPA
E poi ci sono le inchieste da contorni incredibili. L’ex sindaco di Novara Massimo Giordanosi si è ritrovato indagato per abuso d’ufficio per non aver preso provvedimenti contro gli schiamazzi notturni di un bar, l’ex collega di Crema Stefania Bonaldi indagata (e archiviata) per lesioni colpose perché un bambino si era schiacciato un dito nella porta dell’asilo. Sull’ex sindaco grillino di Livorno, Filippo Nogarin, quando decise di non ricandidarsi per il secondo mandato all’inizio del 2018 pendevano cinque inchieste penali (una gravissima, omicidio colposo per l’alluvione per la quale è a processo) e cinquanta civili. Una intentata da un cittadino disturbato dal verso dell’upupa sull’albero davanti a casa.
C.Gu.