Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  novembre 24 Giovedì calendario

TROVARE LAVORO AGLI “OCCUPABILI” DEL REDDITO DI CITTADINANZA È QUASI IMPOSSIBILE – SENTITE COSA DICE RAFFAELE TANGORRA, COMMISSARIO DELL'AGENZIA PER LE POLITICHE ATTIVE DEL LAVORO: “TRE QUARTI SONO DISOCCUPATI DA OLTRE TRE ANNI O NON HANNO MAI LAVORATO. SPESSO SI TRATTA DI PERSONE CHE NON SANNO LEGGERE NÉ FAR DI CONTO” - A SETTEMBRE IL GOVERNO BLOCCHERÀ IL SUSSIDIO PER I 660MILA “ABILI AL LAVORO” CHE NON DEVONO PRENDERSI CURA DI FIGLI MINORI, ANZIANI SOPRA I 60 ANNI O DISABILI MA IN DUE ANNI I CENTRI PER L'IMPIEGO HANNO TROVATO LAVORO AD APPENA 275 PERSONE... -

Estratto dell'articolo di Valentina Conte per “la Repubblica” Otto mesi per un impiego. Il governo dovrà correre per evitare che dal primo settembre dell'anno prossimo 404 mila famiglie - quelle che non hanno figli minori, anziani sopra i 60 anni o disabili - rimangano senza i soldi del Reddito di cittadinanza. E anche senza una busta paga. La card gialla sarà ricaricata fino ad agosto. Poi il nulla. E dal primo gennaio 2024, il Reddito sarà abolito per tutti.

Come sarà sostituito non si sa. Probabilmente sdoppiato in una misura di assistenza per i poveri, affidata ai Comuni. E in un percorso di formazione e riqualificazione offerto agli "abili al lavoro" che incrocerà per forza di cose il programma per l'occupabilità chiamato Gol, finanziato con 4,4 miliardi di fondi Pnrr.

La ministra del Lavoro Marina Calderone pensa ad una riforma complessiva del sistema di welfare per i poveri e l'inclusione, da discutere insieme con le parti sociali, le associazioni e organizzazioni del terzo settore, i centri per l'impiego regionali e le agenzie del lavoro private. Un lavoro complesso. In qualche modo la sua linea di mediazione è passata in Consiglio dei ministri tra quanti volevano l'abolizione immediata da gennaio o da giugno dell'assegno (soprattutto dentro Fratelli d'Italia) e i "frenatori", timorosi di soffiare sul fuoco della rivolta sociale. […]

In legge di bilancio si intuisce il disegno di spingere nella direzione di trovare quanto prima un'occupazione a questi beneficiari, individuati dal governo non tra gli "occupabili", come da definizione dell'Anpal, l'Agenzia pubblica per le politiche attive: quelli cioè già presi in carico dai centri per l'impiego (661 mila più altri 173 mila che lavorano e integrano col Reddito). Ma andando a pescare anche nelle liste degli affidati all'assistenza sociale dei Comuni. Perché l'unico criterio, come si legge nella bozza della manovra, è se nel nucleo non ci sono minori, disabili, over 60.

Ecco dunque che il compito si fa anche più arduo. Perché in questo bacino fatto di giovani, di single, di coppie o di famiglie con figli over 18 a carico ci sono anche i senza dimora, i più lontani dal mercato del lavoro, i meno attrezzati, senza titoli di studio, bisognosi non solo di un'occupazione.

Il governo Meloni intensifica il percorso di riqualificazione: corsi obbligatori di sei mesi per non perdere il sussidio. Rende compatibile con l'assegno i contratti stagionali o intermittenti fino a 3 mila euro. Chiede ai Comuni di impiegare «tutti» i beneficiari, non «almeno un terzo», nei lavori socialmente utili.

Fa decadere dal beneficio dopo «la prima offerta congrua di lavoro», anche l'unica (da due di oggi e tre degli inizi). Offre lo sconto totale dei contributi alle aziende che assumeranno i beneficiari. Reintroduce i voucher fino a 10 mila euro all'anno. Insomma tutti incentivi, nell'ottica del governo, per correre, non lasciare indietro nessuno. Ed evitare di essere travolti dalle inevitabili critiche.

Difficile dire se il piano riuscirà. Finora non è andata così. Nel 2020 gli incentivi legati all'assunzione dei "redditisti" ha beneficiato solo 138 persone. Nel 2021 altre 137. Numeri microscopici che certificano un fallimento della seconda gamba del "progetto Reddito": quella delle politiche attive. […]

2 - TANGORRA "MOLTI NON SANNO LEGGERE TROVARE LORO UN POSTO È DAVVERO DIFFICILE" Estratto dell'articolo di Valentina Conte per “la Repubblica”

«Solo il 13% dei beneficiari del Reddito di cittadinanza presi in carico dai centri per l'impiego e inseriti nel programma Gol sono pronti a lavorare, work ready come si dice in gergo», dice Raffaele Tangorra, commissario dell'Anpal, l'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro. «Una percentuale che invece sale al 74% tra chi percepisce la Naspi, il sussidio di disoccupazione».

E questo cosa significa? «Significa che ha un'estrema difficoltà a collocarsi e necessita di una vera e propria riqualificazione. E questo perché è molto lontano dal mondo del lavoro: tre quarti non lavorano da oltre tre anni o non hanno mai lavorato. Spesso si tratta di persone che non sanno leggere né far di conto».

Ce la farà il governo a rimetterli in pista in otto mesi? «Non siamo all'anno zero delle politiche attive del lavoro. Molto è stato fatto: oggi siamo in grado di fare meglio del passato nell'accesso ai servizi. Molto deve essere fatto, se si pensa che in questi tre anni le Regioni sono riuscite ad assumere solo la metà degli 11.600 nuovi addetti dei centri per l'impiego previsti dalla legge sul Reddito del 2019. Anche il miliardo messo a disposizione dei centri per il loro rilancio, cresciuto di altri 200 milioni col Pnrr, non è ancora stato del tutto impiegato». [...]

Ma quanti sono gli occupabili tra i beneficiari di Reddito? «Circa 833 mila, di cui 173 mila hanno un impiego. E gli altri 660 mila no. Per noi "occupabili" significa che hanno lavorato almeno un giorno negli ultimi due anni o sono stati almeno un giorno in Naspi. Oppure se hanno un membro in famiglia che ha lavorato almeno un giorno nell'ultimo biennio. E poi tutti i giovani». [...]

Chi prende il Reddito e lavora che lavoro fa? «Tendenzialmente sono lavoretti. Per più di un terzo dei casi di durata inferiore ai tre mesi. Oltre la metà sotto i sei mesi. Sono lavoratori poveri, a part-time, che integrano col Reddito».

Chi prende il Reddito non lo molla più e si rifiuta di lavorare? «Non è quello che osserviamo. Nei primi sei mesi di quest' anno il tasso del turn over è stato dell'84% su 900 mila indirizzati ai centri per l'impiego. Si esce e si entra dalla misura con rapidità».