La Stampa, 24 novembre 2022
Il ritorno dei voucher
Tornano i voucher ed è subito scontro. Introdotti per la prima volta nel 2003 con la legge Biagi, ma poi diventati operativi solo dal 2008 come forma di pagamento alternativa in caso di lavoro occasionale accessorio, o di prestazioni saltuarie, i buoni lavoro erano stati cancellati (o meglio, fortemente limitati dopo il boom del 2015-2016) dal governo Gentiloni nel 2017, al culmine di mesi e mesi di polemiche e la minaccia di un referendum. Adesso il governo Meloni ci riprova intervenendo in maniera decisa sulle norme molto restrittive inserite nel 2018 nel decreto Dignità.
La misura inserita nella nuova legge di Bilancio prevede infatti che dal prossimo primo gennaio sia possibile utilizzare i buoni lavoro nei settori dell’agricoltura, del comparto Horeca (hotel, ristoranti e caffè) e della cura della persona, in particolare per quel che riguarda i lavori domestici. Il nuovo assegno avrà un valore nominale di 10 euro lordi all’ora, 7,50 euro netti, e un tetto di reddito per i lavoratori, fino a 10mila euro l’anno.
L’obiettivo – ha spiegato lunedì Giorgia Meloni – è quello di avere «uno strumento utile per regolarizzare il lavoro stagionale e quello occasionale» da accompagnare a «controlli molto rigidi» per «evitare storture». Il governo di centrodestra, dunque, raddoppia il tetto di reddito ammissibile rispetto a quanto previsto attualmente dalle norme introdotte con il Dl dignità, che aveva fissato un tetto massimo di 5 mila euro, per le «prestazioni occasionali» rigidamente circoscritte, inteso come reddito massimo per i lavoratori indipendentemente dal numero dei committenti.
Oggi come negli anni scorsi questa misura, accusata di favorire precariato, sfruttamento, e nascondere ombre molteplici di elusione, scatena violente polemiche. Mentre tutte le associazioni agricole e quelle del terziario applaudono alla novità, con Confesercenti che chiede di estendere i voucher a tutto il comparto del turismo e non solo alle strutture ricettive e alla ristorazione, i sindacati tornano a protestare. «Non si prospetta nulla di buono – commenta la segretaria confederale della Uil Ivana Veronese –. Siamo in presenza di una distonia del governo che con la mano destra stanzia risorse per esoneri contributivi destinati ad assunzioni stabili di giovani e donne e, con l’altra, reintroduce uno strumento di ingresso altamente precarizzante come il voucher». Anche per il segretario generale della Flai Cgil Giovanni Mininni la scelta di introdurre i voucher in agricoltura è «sbagliata. Si attaccano i diritti dei lavoratori più fragili e non si ritiene utile ascoltare il sindacato». «Il voucher destruttura il mercato lavoro agricolo», aggiunge il collega della Uila Stefano Mantegazza. E dal Pd Chiara Gribaudo, responsabile della missione giovani, sintetizza: «Coi voucher si va indietro tutta».