la Repubblica, 22 novembre 2022
Qatar, le colpe della Fifa
Molti sembrano scoprire solo ora che nelle dittature/teocrazie musulmane come il Qatar l’omosessualità, soprattutto tra gli uomini, è vietata, e trovano giustamente questo inaccettabile. Arduo però pretendere che l’organizzazione dei Mondiali di calcio cambiasse cultura, mentalità e precetti religiosi di un popolo o di intere nazioni. Ma una cosa è certa: la Fifa avrebbe potuto evitare la morte di migliaia di lavoratori migranti, se non avesse assegnato i Mondiali al Qatar. Il numero esatto di morti non si saprà mai; ma grazie alle inchieste in Nepal e Pakistan di giornali come ilGuardian e ilNew York Times e alle indagini di organizzazioni come Human Rights Watch e Amnesty International, sappiamo che sono probabilmente almeno 7.000 gli immigrati uccisi dalla follia di organizzare i Mondiali in un deserto. A questi vanno aggiunti i lavoratori tornati in patria con malattie permanenti, e le decine di migliaia sin qui sopravvissuti, ma ridotti in stato di semi-schiavitù.
La Fifa non può sostenere che non poteva immaginarlo, perché le condizioni di lavoro nei Paesi del Golfo erano note e un rapporto interno ai tempi dell’assegnazione, nel 2010, aveva esposto chiaramente innumerevoli problemi. Né può autoassolversi sostenendo che i mondiali hanno contribuito a migliorare i rapporti di lavoro in Qatar: ammesso e non concesso che ciò sia vero, questa potrebbe essere un’attenuante, non certo una scusante. Non è vero che quei lavoratori sarebbero stati impiegati in altri progetti infrastrutturali in altri Paesi arabi e sarebbero morti nella stessa percentuale, perché la fretta di completare per tempo i lavori in condizioni proibitive ha palesemente aumentato la mortalità. Non è vero che all’epoca “erano tutti d’accordo” con quella scelta scellerata: pochi giorni fa ilNew York Timesha ricostruito dettagliatamente il processo che ha portato all’assegnazione dei Mondiali al Qatar nel 2010, ed è chiaro che vi fu corruzione su scala macroscopica (confermata anche da intercettazioni telefoniche). Quasi tutti i partecipanti a quella decisione sono stati indagati e molti sono stati rinviati a giudizio; quasi tutti si sono dimessi o sono stati cacciati; decine di altri dirigenti sono stati arrestati.
Queste cose nell’ambiente le sapevano anche i muri. La Federazione calcio inglese ha dibattuto a lungo sul boicottare o meno i Mondiali, come pure diverse federazioni scandinave. Nel marzo 2022 Lise Klaveness, presidentessa della federazione norvegese, è stata l’unica a denunciare l’ovvio al congresso della Fifa in Qatar sostenendo che “la Coppa del mondo è stata assegnata con metodi inaccettabili e conseguenze inaccettabili”.
Al danno si aggiunge la beffa. “Quando sono diventato presidente della Fifa ho voluto vedere coi miei occhi le sistemazioni dei lavoratori stranieri” ha dichiarato il presidente della Fifa Infantino, aggiungendo che “il Qataroffre possibilità a centinaia di migliaia di immigrati e lo fa in maniera legale. […l’Europa] dovrebbe fare come il Qatar, creare condizioni legali per i lavoratori stranieri.” Saranno legali in Qatar, ma sono mortali queste condizioni di lavoro.
Non sappiamo cosa sia stato fatto vedere a Infantino. Viene in mente la visita della Croce Rossa danese al ghetto ebraico di Terezin nel 1944.
Naturalmente il Qatar e la Fifa hanno buon gioco nel rispondere che si tratta della ennesima forma di ipocrisia e di razzismo culturale dell’Occidente: secondo Infantino “per quello che noi europei abbiamo fatto negli ultimi 3000 anni dovremmo scusarci per i prossimi 3000 anni, prima di dare lezioni morali agli altri.” È sicuramente vero che nessuno è senza peccato: ma in questo caso siamo a monte di problematiche inerenti a religione, politica e diritti civili. In Qatar centinaia di migliaia di persone sono state poste in condizioni di vita disumane e molte portate alla morte per fare divertire centinaia di milioni di persone.
Il Qatar, forte di risorse praticamente illimitate e della assenza totale di controlli interni sull’operato dei suoi governanti, sta inondando con i suoi soldi il calcio europeo.
Subito dopo l’assegnazione dei mondiali, il Qatar ha comprato il Paris Saint Germain, iniziando una serie di campagne acquisti faraoniche destinate a cambiare e inquinare per sempre il calcio europeo. Sarà una coincidenza, ma l’allora primo tifoso del Paris Saint Germain, il presidente francese Nicolas Sarkozy, grande fautore dei mondiali in Qatar, poteva finalmente sognare di vincere la Champions League con una squadra che fino ad allora aveva combinato poco o niente in campo europeo. È una magra consolazione, ma almeno finora il Paris Saint Germain ha continuato a combinare ben poco.
Proprio perché nessuno è senza peccato non si può pensare di assegnare i grandi eventi sportivi solo a Paesi con una patente di idoneità sui diritti civili. Chi rilascerebbe questa patente? Ma alcuni casi sono più eclatanti di altri. Le Olimpiadi di Sochi, costate 50 miliardi, più di ogni altra edizione dei Giochi inclusi quelli estivi, hanno provocato un vero e proprio scempio ecologico con piste da sci artificiali a pochi chilometri da stazioni balneari. Non avevano alcun senso, se non (oltre che ad arricchire gli amici di Putin) puntellare e legittimare il regime: Putin toccò il massimo assoluto del tasso di approvazione alla fine delle Olimpiadi.
Non a caso l’invasione della Crimea iniziò quattro giorni dopo la fine dei Giochi. Così come non è un caso che anche i mondiali del 2018 furono sorprendentemente assegnati alla Russia sempre nel 2010, dagli stessi vertici Fifa che assegnarono i mondiali al Qatar. Anche questi mondiali serviranno a chi è responsabile della morte di 7.000 immigrati a legittimare la propria dittatura.