la Repubblica, 22 novembre 2022
La sanità delle Regioni rischia il rosso
La sanità ha l’acqua alla gola e senza adeguati finanziamenti alcune Regioni rischiano di affogare. Cioè di chiudere il bilancio di quest’anno in rosso e finire in piano di rientro. Ma anche chi ha numeri migliori chiede maggiori finanziamenti per coprire le tante spese eccezionali di questi mesi, così in queste ore è tanta la preoccupazione in presidenze e assessorati alla Salute. Si attende di capire se nella manovra ci saranno fondi sufficienti perché il servizio sanitario nazionale «sia nelle condizioni di assicurare le migliori cure a tutti i cittadini», come è scritto in un recente documento inviato al governo della Conferenza delle Regioni. C’è bisogno di soldi, altrimenti la tenuta del sistema è a rischio. Il timore è che dalla Finanziaria arrivino cifre inferiori rispetto a quelle necessarie.
I costi extra per l’energia
Le spese per l’energia rappresentano una delle due voci più critiche. Gli ospedali e le altre strutture sanitarie alla fine di quest’anno spenderanno circa 1,7 miliardi in più rispetto all’anno scorso per le bollette, delle quali si è iniziato a parlare con il governo precedente ma che ancora non hanno avuto copertura.
La mazzata del Covid
Riguardo al Covid, la pandemia ha costretto le Regioni a spendere più del previsto per personale, attrezzature, farmaci, tamponi e così via. Nel 2021 la lotta contro il coronavirus è costata 8,5 miliardi, dei quali solo la metà sono stati coperti da Roma. Il resto è stato a carico delle Regioni, che quindi sono arrivate in affanno al 2022. E quest’anno il virusha provocato altre ondate.
Manca ancora il calcolo preciso del valore delle spese Covid che verranno sostenute fino a dicembre, ma si stima che sia tra il 50 e il 70% dell’anno scorso, quindi tra i 4 e i 6 miliardi.
Se si prende la cifra più bassa e si somma ai costi energetici, si ottengono circa 5,7 miliardi di spese extra.
Mancano 4 miliardiIl governo Draghi, in vari provvedimenti, per quest’anno aveva stanziato 1,6 miliardi in più rispetto al fondo sanitario nazionale. Adesso le Regioni chiedono che il resto, circa 4 miliardi, arrivi da questo governo. Ma è impossibile che alla sanità vengano destinati così tanti soldi. Se si resterà molto più sotto, da parte delle amministrazioni locali ci saranno dure proteste e sarà interessante vedere quale posizione prenderanno i presidenti delle Regioni guidate dal centrodestra e dalla destra. «Chiediamo al governo di guardare la situazione di ogni realtà locale - dice Raffaele Donini, assessore alla Salute dell’Emilia-Romagna e coordinatore dei colleghi in Conferenza delle Regioni - . Bisogna affrontare le criticità in modo che nessuno vada in disavanzo e in piano di rientro perché non c’è stato il rimborso per le spese del lavoro contro il Covid o per il costo esorbitante delle spese energetiche degli ospedali. Aspettavamo che arrivasse un segnale già nel decreto Aiuti quater ma non c’è stato. Non sono arrivati soldi».I dubbi sulla politica sanitaria
In effetti, per ora, al centro del dibattito economico del governo la sanità non c’è stata. Giusto il ministro Orazio Schillaci ha parlato di un paio di misure, dal valore più che altro simbolico. La prima riguarda un compenso extra per il personale dell’emergenza e delle specialità con gli organici più in crisi. Già il suo predecessore Roberto Speranza aveva previsto 90 milioni per aumentare gli stipendi e ora si pensa di arrivare a 200. I soldi però verrebbero presi dal Fondo sanitario nazionale, non si tratterebbe cioè di risorse in più ma solo di un vincolo ad utilizzare denaro comunque stanziato. Lo stesso sistema potrebbe essere usato per le liste di attesa, ma è molto difficile che di queste azioni ci sia traccia in Finanziaria.
In generale nelle stime di questo governo la spesa sanitaria è in discesa (quest’anno vale 134 miliardi e il prossimo 132) e i motivi potrebbero essere due. Il primo è che si pensa che le spese Covid diminuiranno e il secondo, inquietante, è che l’esecutivo non voglia investire in questo settore.