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 2022  novembre 22 Martedì calendario

Uomini che fumano, scandalo!


Nelle storiche Kneipe, le osterie, che vanno scomparendo, c’è o c’era lo Stammtisch, il tavolo riservato ai clienti abituali, tutti uomini. Il Quatchtisch, il tavolo delle chiacchiere, era quello delle signore. Gli uomini parlavano di calcio e di donne, di rado di politica, si scambiavano consigli per salvare il mondo, e vincere lo scudetto. Quando la provinciale Bonn era la capitale, giornalisti e politici si ritrovavano la sera in due birrerie. Le mogli dei corrispondenti e dei diplomatici si incontravano per conversare di letteratura, e leggere pagine scelte di romanzi italiani e tedeschi.

Ma un tavolo a cui sono seduti solo uomini è politicamente scorretto? All’Università di Leida, in Olanda, era esposto un quadro con sei uomini del direttivo, intenti a fumare sigari o sigarette, tutti bianchi e di una certa età. Una dottoranda si è risentita e lo ha denunciato alla preside della facoltà di giurisprudenza, che si è trovata subito d’accordo. Il quadro non è stato rimosso, ma appeso al contrario, in attesa di mandarlo definitivamente in cantina. La studentessa, che ha fotografato il dipinto e lo ha messo su Twitter, trova che sarebbe stato almeno opportuno aggiungere una didascalia in cui si stigmatizzassero le cattive usanze del tempo: il fumo non è ecologico, tanto meno in una sala, e le compagnie di maschi senza donne.
Il quadro della compagnia virile e scorretta fu dipinto nel 1978 da Rein Dool, che è ancora in perfetta forma a 89 anni, e si dichiara divertito e stupito: all’epoca, risponde, fumavano tutti, lo facevo anch’io, e i dirigenti alle università erano tutti maschi. Lui, quasi novantenne, si concede ancora un sigaro.

Hatte van der Woude, deputato liberale, si scandalizza: dove andremo a finire? Oggi diventiamo colpevoli anche solo perché siamo uomini. E c’è ancora un problema. Il rettore dell’ateneo nel ’78 era il professore Dolf Cohen, accettò il quadro, era ebreo, e durante l’occupazione nazista rimase per anni nascosto, come Anna Frank. I figli protestano a suo nome, e hanno scritto una lettera sdegnata all’università. Non c’è rispetto per il padre. Il primogenito, Job Cohen, è stato il capo dei socialdemocratici olandesi. Il dipinto diventa un caso politico.
«Il mio quadro rispecchia quel tempo», aggiunge con ragione Dool. Non capisco perché per il politically correct si voglia mutare il passato. Stanno girando un film sulla conferenza di Monaco del ’38, quando l’Europa si arrese a Hitler che si prese la Cecoslovacchia, e il regista è in difficoltà perché è obbligato a inserire almeno un personaggio di colore. Ma evidentemente non era possibile, ed è inverosimile, nella Monaco del III Reich. Quando ero cronista alle prime armi alla Gazzetta del Popolo di Torino, in cronaca c’era solo una collega, e si occupava del consiglio comunale, non di delitti. Poi passai agli esteri alla Stampa, in redazione eravamo in 14, oggi saranno il triplo, tutti uomini e tutti fumavano come pazzi, tranne io. Non pensai mai di protestare, e se lo avessi fatto sarei finito male.
Hanno girato un film tv in due puntate sul caso Spiegel: nel ’62 il settimanale di Amburgo rivelò i piani militari di Franz Josef Strauss, ministro della difesa, che mandò in carcere il direttore Rudolf Augstein e i suoi redattori, tutti uomini, tutti fumatori. Nel film, le donne fanno le segretarie, spesso amanti dei giornalisti. Più scorretto di così? Ma si racconta anche che furono loro a nascondere documenti compromettenti e a salvare Augstein. Questa è la storia. Quasi 40 anni dopo intervistai Augstein, un’impresa, era un mito del giornalismo, trovammo un’intesa perché azzeccai la prima domanda: «Quando ha cominciato ad annoiarsi del mestiere?». Mi invitò a pranzo, parlammo di politica, e di donne, lui era arrivato a cinque mogli. Due uomini soli, forse scorretti, ma non fumatori. Mi parlò dei suoi amori, ma fui discreto e non rivelai le sue confidenze private nell’intervista. Avrei dovuto denunciarlo come macho, per rispettare il politically correct? Un professionista riporta tutto quel che gli viene detto? Si era fidato di me, non tradii la sua fiducia, perché non sono un bravo giornalista.