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 2022  novembre 22 Martedì calendario

Stefano Rosso, 1977. "Una storia disonesta"

Una canzone “d’epoca” quale altra mai. Tanto “d’epoca” da risultare più vera del vero: intendo dire cioè che il ritratto d’ambiente è così puntuale e preciso (perfetto, insomma) da contenere una vistosa frattura che uno sceneggiatore di qualche decennio dopo avrebbe meticolosamente evitato. E la frattura è rappresentata da un verso che contraddice in maniera stridente l’apparente correttezza politica dello scenario e dei suoi protagonisti.
La contraddizione è rappresentata proprio da quel «una ragazza giusta che ci sta». Il brano è del 1977 e il movimento femminista era già abbastanza sviluppato e robusto per interdire l’uso di una formula tanto sciocca quanto offensiva, ma è proprio questo – il lapsus e la caduta sessista – che dà autenticità al racconto.
Per il resto, la canzone ispira sentimenti contrastanti: c’è l’allegria di una situazione di cameratismo vissuta con invidiabile spensieratezza, c’è la dimensione politica che, proprio in quegli anni, pervadeva la sfera della vita privata, dell’emotività e delle relazioni interpersonali; e c’è un’autoironia che suggerisce la necessità di non prendersi mai troppo sul serio.
Ma la considerazione più fosca nasce proprio mentre lo si ascolta oggi, quel brano, perché in Italia siamo sempre lì, inesorabilmente. E non è il destino che ce lo impone, perché, appena un mese fa, in Germania è accaduto quello che Stefano Rosso auspicava 45 anni fa. Il governo tedesco ha approvato le linee guida destinate a depenalizzare il consumo personale e ricreativo di cannabis. La normativa prevede di sottoporre la produzione e il commercio al controllo pubblico e di rendere legale il possesso della sostanza fino a un quantitativo di 30 grammi.
Non è il destino, dicevo, e non è il caso: è che in Italia non sembra proprio entrare in testa quella semplice verità che, in maniera tanto scanzonata, Stefano Rosso cantava: in questa storia «quanta politica ci puoi trovar».
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L’incedere musicalmente leggero e disimpegnato diventa ironico e irriverente, con un andamento armonico e melodico che fa il verso a un’atmosfera da canzone da avanspettacolo o da operetta.