Corriere della Sera, 21 novembre 2022
Matematica, sorpasso a scuola
Negli ultimi dieci anni i licei hanno registrato un autentico boom di iscrizioni. Merito di un’offerta sempre più ricca e articolata: dallo scientifico con l’informatica al posto del latino all’indirizzo giuridico-economico del liceo delle scienze umane fino al classico a «curvatura» medica. Ormai queste scuole sono di gran lunga le preferite dalle famiglie italiane, soprattutto al Centro-Sud (quest’anno li hanno scelti il 56,6 per cento dei quattordicenni, il 70 per cento in Lazio). Ma siamo proprio sicuri che garantiscano sempre e comunque una preparazione più solida di quella di chi invece dopo le medie sceglie di frequentare un istituto tecnico?
I risultati
Stando ai risultati dei test Invalsi dell’ultimo anno delle superiori — e in particolare a quelli suddivisi per tipologia di scuola che l’Istituto nazionale di valutazione ha anticipato al Corriere — la risposta è: no. O meglio: sì e no, dipende dalle materie. In italiano la maggior parte degli studenti del tecnico arriva a fine percorso con competenze scarse o molto scarse (corrispondenti al livello 1 e 2 della scala Invalsi). Ma, a sorpresa, in matematica gli studenti del tecnico vanno meglio di molti loro coetanei iscritti al liceo. A parte i ragazzi e le ragazze dello scientifico, che staccano tutti di parecchie leghe, e quelli del classico che pure si difendono abbastanza bene, gli altri licei escono con le ossa rotte dal confronto con gli istituti tecnici. In particolare nel Nordest, dove i tecnici industriali raggiungono punte di assoluta eccellenza in matematica: l’80 per cento dei maturandi spunta almeno la sufficienza (corrispondente al livello 3 su 5 delle prove a crocette) e più della metà si distribuiscono fra bravi (livello 4) e bravissimi (livello 5).
Se il sorpasso dei tecnici in matematica ha il sapore della rivincita, il fatto che invece in italiano tutti i licei, anche quelli di seconda e terza fila, se la passino meglio dei tecnici non è di per sé un indicatore di successo. Raggiungere un livello di padronanza linguistica almeno sufficiente, dovrebbe essere l’obiettivo minimo per gli istituti tecnici, che puntano anche su altre competenze più immediatamente spendibili sul mercato del lavoro, ma non può certo bastare per i licei, che dovrebbero garantire ai loro iscritti una preparazione più che solida in vista della prosecuzione degli studi all’università. Un traguardo che solo il liceo classico e lo scientifico riescono a raggiungere, mentre la maggior parte degli studenti degli altri licei resta in bilico fra il cinque e il sei. E man mano che si scende da Nord a Sud, la situazione peggiora drammaticamente.
Le regioni
A titolo esemplificativo prendiamo tre regioni — Lombardia, Lazio e Campania — che insieme rappresentano più di un terzo della popolazione scolastica italiana. In Lombardia, tre quarti dei diciottenni iscritti all’ultimo anno del classico ottengono risultati buoni o addirittura eccellenti in italiano. Bene anche gli scientifici (sei studenti su dieci si piazzano fra il livello 4 e il 5), benino il linguistico (i bravi superano di poco il 50 per cento). Ma la musica cambia al liceo delle scienze umane, all’artistico e al musicale dove solo uno studente su tre taglia il traguardo con competenze linguistiche davvero solide. Lo stesso vale per matematica, anche se qui naturalmente il primato va agli scientifici (80 per cento di bravi e super bravi), seguiti dai classici (55 per cento). Al linguistico, quelli bravi in matematica sono appena un terzo. Negli altri licei un quinto.
In Lazio i risultati sono ancora più traballanti: bene i classici in italiano e gli scientifici in matematica (metà degli studenti arrivano almeno al livello 4). Il linguistico tiene in italiano (sei su dieci sono sufficienti, ma meno di uno su quattro è bravo o molto bravo). Gli altri licei (scienze umane, artistico e musicale) non raggiungono la sufficienza in italiano (60 per cento di studenti sono sotto il sei), figurarsi in matematica: 8 su dieci sono scarsi o molto scarsi. In Campania, i risultati degli studenti all’ultimo anno raccontano una tragedia nazionale: resistono solo i classici e gli scientifici (con risultati tra buono e ottimo per 4 studenti su dieci rispettivamente in italiano e in matematica), il linguistico va un po’ peggio (in italiano i «promossi» superano di poco «i bocciati», in matematica 3 su quattro sono sotto il sei). Negli altri licei è un’ecatombe: 70 per cento di scarsi in italiano, in matematica tra l’80 e l’85 per cento.
Eppure, nonostante questi numeri dimostrino l’incapacità dei licei di recuperare i ritardi accumulati dagli studenti fin dalle medie (classici e scientifici funzionano meglio degli altri perché già in partenza possono contare su studenti mediamente più preparati), la politica italiana sembra soffrire di una strana forma di strabismo. Mentre è ormai in dirittura d’arrivo l’attesa riforma degli istituti tecnici e professionali prevista dal Pnrr (e chissà che il ministro Giuseppe Valditara non voglia puntare, oltre che sui laboratori e le partnership con i privati, anche sul recupero delle lacune in italiano!), sui licei — a parte una serie di azioni per combattere i divari territoriali — finora non è previsto alcun intervento di carattere strutturale. Per non parlare delle medie, da cui tutto comincia...