il Fatto Quotidiano, 20 novembre 2022
Nel 2050 sulla Terra saremo 10 miliardi
In Italia – Novembre si è fatto dinamico, ventoso e piovoso. Come di rado era accaduto in quest’anno di siccità, nei giorni scorsi si è aperta la porta alle perturbazioni atlantiche, la prima delle quali ha scaricato molte piogge e temporali prima tra Liguria di Levante e Toscana martedì 15, poi dal Lazio alla Calabria tra mercoledì 16 e giovedì 17. Non sono mancati fenomeni intensi, come i rovesci di martedì sull’Isola d’Elba che, sebbene non di violenza inconsueta (32 mm in poche ore a Portoferraio), sono bastati a far straripare rii cementati e tombati con conseguente inondazione di strade ed edifici. Allagamenti e danni anche a Napoli e nel Cilento, colpita da un’alluvione-lampo la cittadina di Sapri (179 mm di pioggia tra mercoledì e giovedì). La nuova perturbazione di ieri si è sfogata con altri copiosi rovesci dalla Toscana alla Campania, in attesa della prossima che martedì porterà la prima neve anche sotto i 1.000 metri sulle Alpi, pioggia, vento e mari in burrasca.
Nel mondo – In Europa le anomalie di tepore più appariscenti si sono concentrate al Nord, con nuovi record storici per novembre di 15,1 °C a Stoccolma, 15,6 °C a Uppsala e 14,3 °C a Helsinki. Caldo fuori stagione anche nell’Est asiatico, punte di 20 °C in Corea del Nord, 35 °C in Cina e 36 °C nel Laos. Tra Canada e Stati Uniti freddo e neve sono invece arrivati, anche con grandi bufere sui Grandi Laghi, ma in forte ritardo: primo episodio di gelo il 13 novembre a Toronto (-1,5 °C), mai così avanti in autunno dall’avvio delle misure nel 1937. L’agenzia meteorologica americana Noaa segnala inoltre ottobre 2022 come il quarto più caldo dal 1880 a scala globale (anomalia +0,9 °C) e secondo nell’emisfero Nord (+1,2 °C). Ieri la Cop27 di Sharm el-Sheikh era alle battute finali. In attesa del documento definitivo, si spera senza troppi compromessi al ribasso, l’andamento dei negoziati lasciava intendere significativi passi avanti sull’annoso tema del fondo internazionale per la copertura di “perdite e danni” da eventi estremi subiti dai Paesi poveri, con la proposta Ue di includere tra i finanziatori anche grandi economie emergenti e inquinanti come la Cina. Anche dal G20 di Bali è giunta a Sharm la volontà di intensificare gli sforzi per limitare a 1,5 °C il riscaldamento globale a fine secolo (obiettivo tuttavia ritenuto ormai difficilmente rispettabile), i Paesi sono dunque invitati a migliorare i loro piani climatici al 2030, ma i riferimenti all’abbandono dei combustibili fossili sono ancora troppo deboli e ambigui. L’aumento della popolazione è un fattore determinante nei consumi e nelle emissioni globali: le Nazioni Unite hanno annunciato il raggiungimento, il 15 novembre, degli 8 miliardi di abitanti, il doppio di cinquant’anni fa, e nonostante il tasso di crescita demografica non sia mai stato così basso in un settantennio (+0,8%) e prometta di scendere ancora, la nuova edizione del World Population Prospect prevede 9,7 miliardi di persone nel 2050. Soddisfare i bisogni dell’umanità, con maggiore equità e senza dilapidare ulteriormente il pianeta, sarà ancora più difficile di oggi. A proposito di risorse, è morto a 91 anni il geologo britannico Colin Campbell, noto per gli studi sulle riserve petrolifere e fondatore di Aspo, associazione per lo studio del picco del petrolio, di cui esiste anche una sezione italiana (www.aspoitalia.it). Come previsto da Campbell, l’estrazione del petrolio convenzionale è culminata intorno al 2008 per poi diminuire. Ora si sopperisce in parte con il petrolio di scisto (shale oil) e con quello da sabbie bituminose, di scarsa qualità e con costi e devastazioni ambientali crescenti, ma il destino non cambia: come tutte le risorse esauribili riusciremo a estrarne sempre meno, e per il clima sarebbe meglio lasciarlo fin da ora sotto terra a vantaggio delle rinnovabili.