Corriere della Sera, 20 novembre 2022
In morte di Nico Fidenco
Autore e interprete dalle molte vite musicali, è morto ieri a Roma, all’età di 89 anni, Nico Fidenco, alla cui voce è associato il primo «tormentone» estivo italiano, «Legata a un granello di sabbia», canzone divenuta colonna sonora dell’estate 1961, gettonatissima ai juxe-box, che nell’Italia del «boom» vende oltre un milione di copie.
Nato a Roma il 24 gennaio 1933 da genitori abruzzesi, Domenico Colarossi, questo il vero nome del musicista e cantautore, cresce tra l’Asmara, in Eritrea, e la capitale italiana. Chitarrista autodidatta, nel 1960 entra come autore, presentato dal paroliere e produttore Franco Migliacci, nella scuderia della Rca Italiana a Roma. Caso vuole che in quel momento il regista Francesco Maselli sia alla ricerca di una canzone da inserire nella colonna sonora del suo film I Delfini (1960). Ha dovuto rinunciare a «Crazy Love» di Paul Anka per via delle royalties, così il direttore artistico di Rca Enzo Micocci gli propone un brano inedito composto da Giovanni Fusco, «What a Sky». La produzione, dopo aver «provinato» Little Tony e il figlio dello stesso Fusco, Kiko, sceglie Fidenco. La Rca non prevede l’uscita su 45 giri, ma il successo del film, presentato a Venezia, e il pressing del pubblico su negozianti e grossisti, spingono l’etichetta a riportare di corsa il cantante in sala d’incisione.
Il brano balza in testa alle classifiche negli ultimi giorni del 1960, seguito pochi mesi dopo, da «Legata a un granello di sabbia», hit che nel giugno 1961 si installa in vetta alla classifica e ci resta per 14 settimane. L’anno è lo stesso di un altro brano di Fidenco, realizzato per lanciare Il mondo di Suzie Wong, di Richard Quine. È così che il nome del cantante si lega a doppio filo con le «soundtrack», le colonne sonore. Arriveranno poi infatti «Just That Same Old Line» (La ragazza con la valigia), «Trust Me» (L’avventura), «Exodus» (dal film omonimo di Otto Preminger), «Moon River» (Colazione da Tiffany). E altri temi ancora come: «La donna nel mondo», «Cleopatra», «Hud il selvaggio», «L’uomo che non sapeva amare», «Celestina», «Lord Jim», «Jean Harlow la donna che non sapeva amare», «E venne la notte»».
Tutto questo nell’arco del decennio che va dal 1961 al 1971, durante cui Fidenco scrive anche alcune colonne sonore, da quella per lo «spaghetti western» All’ombra di una colt fino alla saga erotica di Emmanuelle nera (1975-76). Dal 1965 la sua popolarità comincia a sfumare, malgrado la partecipazione – l’unica – al Festival di Sanremo del 1967, un’edizione ricordata soprattutto per il suicidio di Luigi Tenco. Fidenco si presenta in coppia con la 21enne Cher, ma la loro «Ma piano (per non svegliarti)» non riesce ad arrivare in finale.
Gli anni Settanta passano tra concerti all’estero, la scrittura di nuove colonne sonore e il ruolo di sindacalista della musica (con Teddy Reno Fidenco ha infatti dato vita al «Sindacato dei cantanti italiani»). Torna in auge all’inizio degli Ottanta con una serie di sigle incisi per i cartoon giapponesi, da «Fantasupermega» a «Don Chuck il castoro» e «Sam il ragazzo del West». Nel 1984 fonda con Gianni Meccia, Jimmy Fontana e Riccardo Del Turco «I Super 4», band con cui pubblica tre album. Nel 2007 l’ultima esibizione dal vivo, al Lucca Comics&Games, dove canta le sigle dei cartoon che lo hanno reso famoso anche tra i ragazzi.