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 2022  novembre 20 Domenica calendario

Benno Neumair condannato all’ergastolo

Condannato all’ergastolo per l’omicidio del padre Peter e della madre Laura, con isolamento diurno di un anno. Condannato inoltre a tre anni per la soppressione dei cadaveri. La Corte d’assise di Bolzano ha accolto in pieno le richieste dei sostituti procuratori Federica Iovene ed Igor Secco nel processo a carico di Benno Neumair, assente ieri in aula, al quale non sono state riconosciute né la seminfermità mentale né le attenuanti generiche, come aveva chiesto in mattinata la difesa al termine delle arringhe.
Dopo una ventina di udienze, l’audizione di quasi cento testimoni e una camera di consiglio durata poco più di cinque ore, il presidente Carlo Busato ha letto alle 17.30 il dispositivo della sentenza del processo di primo grado a carico di Benno, che il 4 gennaio 2021 uccise entrambi i genitori strangolandoli con un cordino e gettando poi i loro cadaveri nell’Adige. Benno è stato inoltre «interdetto in perpetuo dai pubblici uffici e in stato di interdizione legale durante l’esecuzione della pena» dalla Corte d’assise che ha anche «ordinato la pubblicazione della sentenza mediante affissione nel comune di Bolzano e la pubblicazione sul sito del ministero della Giustizia per 15 giorni». La sentenza condanna inoltre Benno a pagare alle parti civili una provvisionale di 200 mila euro alla sorella Madè e di 80 mila euro alla zia Carla, oltre alle spese legali.
Gli avvocati difensori, Flavio Moccia ed Angelo Polo, hanno annunciato ricorso. Nessun commento da parte della Procura, che ha visto riconosciute tutte le proprie richieste. La Corte ha infatti sposato l’impostazione della pubblica accusa che aveva chiesto di riconoscere Benno completamente capace di intendere e di volere in entrambi gli omicidi, a differenza di quanto era stato sostenuto dai tre periti del gip. Secondo questi ultimi, Benno sarebbe stato seminfermo di mente nell’omicidio del padre Peter, in quanto il presunto litigio descritto dallo stesso imputato in fase di confessione avrebbe innescato il discontrollo delle proprie azioni.
La lettura della sentenza è durata poco più di due minuti, durante i quali lo sguardo di Madè, l’altra figlia della coppia, è rimasto fisso sui giudici, mentre la zia, Carla Perselli, sorella di Laura, stringeva la mano dell’avvocato Elena Valenti. Poi il lungo abbraccio, Madè con l’avvocato Carlo Bertacchi e zia Carla con Valenti. E poi con gli zii Gianni, marito di Carla; Ganesh, fratello di Peter; e Michaela, sua sorella. Tutti vestiti di nero, a lutto. «Perché oggi non ha vinto nessuno» spiegano. «È la fine di un capitolo – commenta Madè —. Non finisce quello che ci è stato tolto il 4 gennaio, però finisce una gran parte di quello che è ancora, a volte, un brutto incubo. Volevo dare voce ai miei genitori, e penso, forse, di esserci riuscita». Per Carla, quella dei giudici è stata «una scelta logica e razionale. La verità è la verità, non la puoi nascondere. Quando il giudice ha letto la sentenza, il mio primo pensiero è stato il corpo di mia sorella nell’obitorio. Ogni tanto mi chiedo cosa avrebbe fatto lei, se fosse sopravvissuta e avesse trovato il corpo senza vita di Peter. Conoscendola, sarebbe andata fino in fondo. Anche se (l’imputato, ndr) era suo figlio. Poi si sarebbe ammalata, e sarebbe morta di dolore».
Come Carla, anche Gianni è convinto che la verità non sia ancora uscita. E distingue tra quella processuale e quella storica. «Benno – sostiene – aveva premeditato anche l’omicidio del papà. Aspettava solo il momento opportuno. Ma questo lo sa solo lui, e non lo dirà mai». Eppure, la speranza è che prima o poi lo faccia, che il nipote «si illumini». Ora, per lo meno, si è chiuso un capitolo. «Si guarda avanti, alla vita che è lunga e piena di cose belle. Spero lo sia soprattutto per Madè». Che però, inevitabilmente, dovrà portarsi dietro «questo segno indelebile». Per Michaela, la sentenza ha portato «sollievo, ma anche dolore. Benno è mio nipote, e credo che non si sia ancora pentito. Spero possa farlo. Se vuole, può fare ancora qualcosa di buono».