la Repubblica, 20 novembre 2022
Renzi racconta che Letta ha posto un veto su di lui
Un estratto della nuova edizione aggiornata del libro di Matteo Renzi “Il Mostro”
Mentre torno verso casa mi chiama Draghi reduce dal Quirinale: «Matteo, voglio ringraziarti di cuore per questi mesi. È stato difficile ma è stato bellissimo. E credimi, anche se avessi seguito il tuo suggerimento non ce l’avremmo fatta comunque. Ormai avevano deciso di votare e la situazione era irrecuperabile». Ho sempre mantenuto il massimo riserbo sulle comunicazioni con lui (...). Ma per la prima volta in questa calda serata di luglio mi sembra di sentirlo quantomeno emozionato, se non commosso.
Vado a letto pensando che stia calando il sipario sul governo che avevo tanto voluto e stia arrivando il governo che non avrei mai immaginato. A meno che... C’è solo una possibilità per bloccare la Meloni e i suoi. Fare una coalizione degna di questo nome (...). Uno dei più intelligenti – e anche dei più divertenti – uomini di cultura italiani mi scrive e mi chiede: fai uno sforzo (...). Il mio amico (...) non sa che ho già fatto lo sforzo. Già qualche settimana prima avevo detto infatti a Enrico Letta, sia nei nostri incontri all’Arel sia negli scambi telefonici, che ero pronto a fare un passo indietro (...). E non candidarmi proprio (...). Se il Pd di Letta avesse fatto prevalere l’intelligenza politica rispetto al rancore personale oggi commenteremmo un’altra Italia.
Chiedo soltanto che dentro questa alleanza riformista totalmente nuova ci sia spazio per chi rappresenta la storia politica straordinaria di Italia Viva, quel movimento che decolla controvento nel 2019 e che salva l’Italia prima dal Papeete e poi dal Contismo, portando Draghi, altroché “O Conte o morte” (...).
La palla si sposta nel campo di Enrico Letta. Che per qualche ora sparisce. Fa sapere: ci sentiamo e decidiamo su tutto nelle prossime ore. Ovviamente mi aspetto che dica no all’accordo con i Cinque Stelle. Oppure che molli il rapporto con noi e apra a Conte. Siamo incompatibili. Ma con qualcuno Letta dovrà pur allearsi se vuole giocarsela: o con i riformisti o con i populisti.
La risposta di Letta non arriva da una telefonata o in un incontro mada un pezzo che apre «Repubblica» del 22 luglio. Lo firma Stefano Cappellini. È uno di quei pezzi che non sono vere e proprie interviste ma che contengono la reale rappresentazione di ciò che il politico vuol dire o fare davvero (...). Ma quando vedo Cappellini scrivere che Letta vuole tutti tranne Italia Viva lo stupore è pari solo alla voglia di reagire. Ma come: ti ho detto che ci sono, che ti do una mano, che se ti serve non mi ricandido e tu per tutta risposta mi fai leggere dai quotidiani che fai l’alleanza più aperta possibile ma con un solo veto. Il veto a Italia Viva.
La ragione? Abbiamo un sondaggio di Pagnoncelli che ci dice che solo l’1% degli elettori del Pd vuole fare un accordo con te, spiega (...).
Il giorno dopo l’ufficio stampa del Pd spiega a tutte le altre redazioni che l’articolo di Cappellini, pur in assenza di virgolettati, rispecchia perfettamente il pensiero del segretario Letta. Io non chiamo Enrico. E non mi faccio vivo. Dico ai miei: calmi. Lasciate fare. Hanno appena firmato il loro suicidio politico. Poi il 23 luglio (...) ci parliamo nel pomeriggio. La telefonata dura meno di cinque minuti. Io non ho nulla da dirgli. Aspetto che parli lui.
«Ti volevo dire che nessuna decisione è presa e che l’articolo di Cappellini non rappresenta il mio pensiero.» Gli rispondo: «Ma mi prendi in giro?»(...). «Hai scelto, Enrico. Ma sappi che stai distruggendo il Pd e soprattutto stai dando il governo per cinque anni alla Meloni. Solo per un fatto di rancore personale.» «No, ma niente è deciso. Ho la base che non ti vuole per gli screzi del passato.» «(...) Ma che cosa stai dicendo? Ma per una volta nella tua vita prenditi una responsabilità. Di’ che preferisci perdere le elezioni pur di vendicare l’affronto che ritieni di aver subito nel 2014.» «Sbagli, non ho niente di personale contro di te.» Mi scappa una risata (...) «Ti chiamo nei prossimi giorni» mi dice lui. Sì, certo, come no. È l’ultima telefonata con Letta. Immagino che per lui sarà stata una liberazione. “Ho fatto fuori Renzi dal Parlamento” avrà pensato. Vendetta è fatta. Finirà che si è fatto fuori da solo.