la Repubblica, 20 novembre 2022
Le donne ammazzate e la dignità dei killer
Come quando a scuola non capivo un compito ho preso penna e quaderno, ieri, e ho trascritto: per vedere se le parole segnate a mano indicassero una rotta. Tre notizie, impaginate in home page una vicino all’altra per affinità, chiamiamola, tematica. Notizia uno. A Novellara sono stati trovati resti umani non lontano dal casolare dove il 30 aprile 2021 è scomparsa Saman Abbas, diciottenne di origine pakistana uccisa dai suoi familiari. Appunti: sacco nero, due metri profondità, allevamento maiali. Padre arrestato in Pakistan martedì scorso. Zio e cugini in carcere. Ipotesi: uno degli uomini ha rivelato, dopo un anno e mezzo di silenzio, il luogo. Da verificare. Notizia due. All’obitorio di Roma nessuno rivendica i corpi di due donne di origine cinese uccise dove si prostituivano, secondo riscontri e testimonianze dei condomini. Appunti. No documenti, 45 e 25 anni età apparente. Capo comunità cinese Roma: ignote. Eppure: telefoni, appuntamenti, clienti, vicini, proprietario casa (in affitto?). Utenze? Contratti? Notizia tre. Tribunale di Livorno in rivolta per mostra fotografica nei locali giudiziari. Titolo, Il (dis)valore delle donne. Foto di uomini che hanno ucciso donne, perciò condannati: nome, età, arma usata e identità della vittima. Avvocati protestano: “È lesiva dell’immagine e della dignità dei condannati”. Presidente Unione camere penali: “È raccapricciante”, eliminarla. Problema: definire raccapricciante. Definire lesivo: ledo se faccio a pezzi una diciottenne? Ledo. Se rivelo chi ha ucciso? Lesione meno chiara. Tutelare dignità: delle morte? Tardi, postuma. Piuttosto, urgentissimo: tutelare dignità (“immagine”) killer. Non comprometterne privacy. Rifaccio le colonne, da capo.