Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  novembre 20 Domenica calendario

Sull’inverno demografico

«Siamo un grande Paese che diventa sempre meno grande. Nel 2070 il Pil scenderà di 500 miliardi dagli attuali 1.800 miliardi, riducendosi di un terzo». Il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, dal palco del Festival Città Impresa di Bergamo mette in guardia dai rischi del cosiddetto «Inverno demografico». Un fenomeno che porterà il nostro Paese a perdere giovani e lavoratori e, quindi, punti di Pil. Durante il dibattito l’esperto si è concentrato sui pericoli delle culle vuote. «Quest’anno, molto probabilmente, supereremo al ribasso» il numero dei nati in Italia nel 2021. Un danno enorme in prospettiva. «Attualmente – spiega – abbiamo 800 mila persone con almeno 90 anni, nel 2050 ne avremo 1,7 milioni e nel 2070 saranno 2,2 milioni. Di queste 145 mila saranno ultracentenari, oggi sono 20 mila». Un simile andamento demografico, ha spiegato il presidente Istat, comporterà per l’Italia passare «da 59 milioni di abitanti a 48 nel 2070».
L’invecchiamento del Paese avrà un impatto pesante sull’economia anche secondo la direttrice generale di Confindustria, Francesca Mariotti, che ha posto l’accento sulla possibile soluzione al problema: la necessità di agevolare l’ingresso nel mondo del lavoro delle donne supportandole nel loro ruolo di madri. «Le aziende vanno alla ricerca dell’occupazione femminile – dice – perché fa bene al Pil. Diversi studi ci dicono che le ragazze hanno performance di studio addirittura migliori dei colleghi maschi». Le lavoratrici sono quindi una risorsa per il sistema Paese. Un aspetto su cui insiste anche Blangiardo: «La donna è al centro della terapia per ridurre il calo demografico. Si può lavorare sulla conciliazione, dobbiamo avere donne con una carriera non condizionata dall’essere mamma».
Solo così si può ridurre il fenomeno delle culle vuote e far crescere il dato di 1,2 figli per donna. «Le famiglie crescono in numero ma sono sempre più ristrette, l’albero perde i rami. I figli unici quando hanno da assistere i genitori anziani sono soli, salta quindi la rete familiare», aggiunge Blangiardo. Tanto che per il presidente dell’Istat avere aziende certificate sui temi della conciliazione è un passo importante per combattere l’inverno demografico. Che si prospetta lungo: al 2070 con un tasso di 1,9 figli a donna si arriva al massimo a 500 mila nati in un anno. Meno che nel 2008.
La questione è dare sostegno alle donne nel quotidiano e uno degli strumenti citati nel dibattito è l’asilo nido offerto spesso anche dalle aziende. «L’impresa deve supplire ad una politica pubblica? In parte si. Lo sta facendo», incalza Mariotti ribadendo l’urgenza anche del sostegno dello stato in materia. «C’è un tema grande di politiche pubbliche, che passa anche per i 4,6 miliardi del Pnrr». Risorse da investire subito «per avere una copertura dei posti nei nidi del 30%, un obiettivo del 2010», conclude.
Sulla questione della conciliazione strategici per i relatori anche gli strumenti di flessibilità del lavoro, come lo smart working. Un’opportunità per una gestione nuova dei tempi casa-ufficio.