Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  novembre 19 Sabato calendario

MEZZO ROSSO E MEZZO DEMOCRISTO: I GUAI DEL PD DERIVANO DALLE SUE RADICI – SORGI: “I DIRIGENTI ATTUALI PROVENGONO DAI DUE GRANDI PARTITI DI MASSA DEL TEMPO CHE FU, PCI E DC. ‘UN AMALGAMA MAL RIUSCITO’, LO DEFINÌ D'ALEMA. CONSIDERARE ASSIMILABILI AI POST-COMUNISTI I DEMOCRISTIANI DI SINISTRA CHE NEL 2007 CONFLUIRONO, VIA MARGHERITA, NEL PARTITO FONDATO DA VELTRONI, SAREBBE UN ERRORE. ANZI, È DA QUELLA DIFFERENZA TRA CHI PER MEZZO SECOLO ERA STATO AL GOVERNO E CHI ALL'OPPOSIZIONE CHE BISOGNA PARTIRE PER CAPIRE MEGLIO LE QUESTIONI DI OGGI” -

Oltre a sollecitare curiosità e una proliferazione di candidature, la lunga vigilia del congresso Pd dopo la sconfitta del 25 settembre sta motivando analisi le più varie. S' intuisce che dietro il protrarsi dell'attesa (sei mesi, fino a marzo, se saranno rispettati i tempi previsti, cinque, fino a febbraio, se alla fine si troverà il modo di accorciarli) c'è un serio problema politico: la scelta di allearsi con il centro di Calenda e Renzi o con i "progressisti" di Conte, che ha ormai occupato stabilmente lo spazio alla sinistra del Pd, e, almeno nei sondaggi, lo ha anche sorpassato.

Il tema delle alleanze, inoltre, è stato storicamente al centro del dibattito interno dei due partiti di cui il Pd si proclama erede: la Dc divisa tra filosocialisti e filocomunisti e il Pci altrettanto, tra filosocialisti e filodemocristiani. Infine la costruzione del cosiddetto "campo largo" è diventata via via sempre più difficile, da quando Calenda ha escluso di potersi ritrovare in coalizione con i 5 stelle, e Conte sta demolendo una dopo l'altra, in nome di una politica radicalmente pacifista ed ecologista, i patti a livello locale con il partito di Letta.

Un bel rebus. Che difficilmente può essere risolto facendo riferimento a esempi del passato che riguardano solo il Pci, e segnatamente quello di Togliatti, Longo e Berlinguer, i tre segretari che lo guidarono nel Novecento, portandolo - soprattutto Berlinguer - a percentuali elettorali ragguardevoli (nelle europee del 1984 venne perfino superata la Dc), ma allo stesso tempo segnandone la fine, giunta poi con la caduta del Muro di Berlino nel 1989 e tutto quel che ne seguì a livello mondiale. Cercare le ragioni della crisi presente negli irrisolti problemi del passato è giusto.

Tenendo però presente che il Pd è il prodotto della crisi simmetrica di Dc e Pci, i dirigenti attuali provengono dai due grandi partiti di massa del tempo che fu. «Un amalgama mal riuscito», lo definì D'Alema. Dimenticare i democristiani, o peggio, considerare in tutto e per tutto assimilabili ai post-comunisti i democristiani di sinistra che nel 2007 confluirono, via Margherita, nel partito fondato da Veltroni, sarebbe un errore. Anzi, è da quella differenza tra chi per mezzo secolo era stato al governo e chi all'opposizione che bisogna partire - dovrebbero farlo entrambi, ex-dc e ex-pci -, per capire meglio le questioni di oggi.