Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  novembre 19 Sabato calendario

La Bielorussia sta per invadere l’Ucraina?

ODESSA I canali Telegram e i talk sulla tv ucraina lo ripetono continuamente: la Bielorussia è pronta ad entrare in guerra contro l’Ucraina per aiutare Putin. Una vera e propria nuova invasione da Nord. Forse verso Kiev come a febbraio o forse lungo l’autostrada M19 parallela al confine polacco. Lo scopo sarebbe di tagliare l’afflusso delle armi occidentali dalla Polonia verso l’esercito di Zelensky. Circolano anche i numeri e un periodo. Centoventimila soldati del dittatore bielorusso Lukashenko entrerebbero in Ucraina a febbraio-marzo. Lo Stato Maggiore di Kiev ha avvertito i bielorussi con un video: «Se il vostro esercito aiuterà l’aggressione russa, noi risponderemo con l’intero nostro arsenale». Fonti di intelligence riferiscono al Corriere un altro indizio. Minsk ha lanciato una gara d’appalto per stampare 50 mila cartoline precetto entro il 31 dicembre. Potrebbe essere disinformatia per distogliere forze ucraine dal fronte meridionale oppure realtà. Ne abbiamo parlato con la leader dell’opposizione democratica bielorussa in esilio, Svetlana Tikhanovskaya, la «casalinga» (come la definì sprezzante Lukashenko) che ha preso il posto del marito nelle elezioni presidenziali del 2020. E le avrebbe vinte se il dittatore non avesse forzato il risultato con massicci brogli.
All’inizio di ottobre Lukashenko e Putin hanno formato un «Gruppo Regionale di Forza». Cosa cambia?
«Il “Gruppo” permette alle truppe russe di addestrarsi in Bielorussia, entrare e uscire a piacimento. Quando Lukashenko ha concesso il nostro territorio per l’invasione di un Paese vicino, si è legato al destino di questa guerra. Era sicuro di stare dalla parte del vincitore, ma la guerra lampo è fallita ed è stata anche una sua sconfitta».
Putin preme per avere 120 mila soldati bielorussi in guerra contro l’Ucraina?
«Penso... – lunga pausa – che non sia corretto dire che Putin preme e Lukashenko resiste. Questa è la narrativa di Minsk: il presidente-padre che non vuole mandare i soldati-figli in guerra. Nel frattempo, cerca di convincere la gente che gli ucraini vogliono attaccarci e i russi solo difenderci. Ma è una farsa. Nessuno gli crede più. Sappiamo che Lukashenko deve semplicemente obbedire al Cremlino ma sappiamo anche che non può mandare truppe bielorusse in Ucraina senza rischiare il suo stesso potere».
Perché?
«Persino la sua nomenklatura non accetta un peggioramento delle condizioni economiche e poi i nostri soldati sono contro la guerra. Scapperebbero, diserterebbero. Nessuno vuole fare da mercenario per Putin».
Quindi le voci sono false?
«La nostra armata non è grande, non è ben addestrata, non ha la volontà di combattere in questa guerra, ma se il Cremlino lo imponesse, non potrebbe opporsi».
Il numero di 120 mila soldati è legato alla realtà?
«Per le nostre fonti ci sono 8 mila soldati russi in Bielorussia. Le nostre Forze Armate contano oggi 50 mila militari, in gran parte coscritti male armati. Ragazzi che hanno toccato le armi una volta sola durante la leva perché i proiettili costano. Diverso il caso di qualche migliaio di Omon, la polizia interna, oppure di sicari al servizio di Lukashenko. Lì qualcuno si troverebbe, ma è troppo poco. Ci vorrebbe un coscrizione dopo Natale».
La Bielorussia però è già base di lancio per droni e missili contro l’Ucraina. Nessuno si oppone.
«Non sono d’accordo. La nostra gente è contro e l’ha dimostrato. Ci sono state manifestazioni contro la guerra e più di mille persone sono state arrestate. Ci sono stati i volontari che hanno aiutato i rifugiati ucraini. Mille bielorussi sono nel Kalinouski Regiment inquadrati nell’esercito ucraino e almeno 15 di loro sono stati uccisi. Infine, ci sono partigiani che segnalano all’intelligence di Kiev i movimenti dell’artiglieria russa e che hanno sabotato le ferrovie per rallentare i rifornimenti dell’avanzata verso Kiev. I bielorussi vogliono aiutare, ma siamo anche spaventati del peggio».
Ha relazione con l’opposizione democratica russa?
«Ci sono stati incontri perché molti di loro vivono come la nostra diaspora in Polonia, Lituania o altri Paesi ex Urss, ma i contesti sono differenti. La Bielorussia ha in me la vincitrice delle elezioni e la rappresentante dell’intero movimento democratico. I democratici russi sono divisi in gruppi diversi. E poi, in Bielorussia non vedrà mai una Z simbolo dell’invasione, noi non condividiamo le ambizioni imperialiste, mentre in Russia c’è ancora un enorme supporto per la guerra e il “destino russo”».