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 2022  ottobre 04 Martedì calendario

Biografia di Ramzan Kadyrov

Ramzan Kadyrov, nato a nato a Tsentaroy (Cecenia), il 5 ottobre 1976 (46 anni). Politico e militare russo di etnia cecena. Capo della Repubblica cecena dal 2007. Il 20 settembre del 2021 ha vinto le elezioni con il 99,7% dei voti. «La creazione più macabra di Vladimir Putin, un Golem politico che rimane servilmente fedele al leader russo ma che funge anche da costante e assillante promemoria di quanto possa diventare brutta l’autocrazia in stile Putin quando va davvero oltre il limite» (Anna Nemtsova su Politico).
Vita Figlio del primo presidente della repubblica cecena Achmat Kadyrov (1951-2022), alla sua morte è stato nominato vice primo ministro della Cecenia. Si è laureato in giurisprudenza presso il Makhachkala Institute of Business and Law nello stesso anno. Dal 2005 primo ministro. «Da quel momento, “Kadyrov ha sviluppato un rapporto diretto con il Cremlino”, ha scritto la Bbc, in riferimento a una relazione di mutuo interesse: i soldi di Mosca avrebbero finanziato la ricostruzione delle infrastrutture in Cecenia, comprese nuove strade e una gigantesca moschea nella capitale della repubblica, Grozny; Ramzan in cambio sarebbe rimasto sempre fedele al Cremlino» (Valerio Cappelli) • Nel 2007, per volere di Vladimir Putin, è stato messo a capo della Repubblica autonoma russa di Cecenia. Barba lunga da profeta, quasi sempre vestito di nero, un corpo di guardie ribattezzato Kadyrovisti lo protegge dovunque va • «Putin e Kabyrov: dovevano necessariamente incontrarsi l’ex spia che cercava una leva, uno slogan per diventare zar e il figlio di Akhmad, il capo tradizionale della confraternita dei kuntas – khadzhi, prima indipendentista poi alleato dei russi in odio ai fautori del jihad, a cui era stato chiesto di “cecenizzare” una guerra che Mosca non riusciva a vincere. Quando il 9 maggio del 2004 una bomba nascosta sotto la poltrona nel nuovo stadio di Grozny dove si festeggiava la vittoria contro i ribelli fece a pezzi il padre, Ramzan aveva appena compiuto 28 anni ed era a Mosca. Per decifrarlo, con la violenza, il cinismo, l’ignoranza, le stravaganze, bisogna immergersi in quei 28 anni, riempirli di immagini, urla, torture, guerra, orrore. […] Putin non ha scelto subito Ramzan come erede del padre come per finire il lavoro in Cecenia che l’esercito russo ancora sbandato, umiliato, riflesso del derelitto ed ebbro termidoro eltsiniano non sapeva vincere. C’è una foto di quel loro incontro il 9 maggio al Cremlino: un ragazzo quasi in lacrime, in jeans, e un capo un po’ annoiato alle prese con l’ennesima seccatura nella turbolenta colonia caucasica. Non si fidava, voleva metterlo alla prova, se era in grado come il padre di trasformare i selvaggi e inutili zatchiski, le operazioni di pulizia condotte dai russi, in una selettiva, metodica macelleria dei chaitany, i diavoli, della guerra santa islamista. Ramzan era capace di uccidere come si vuota una pattumiera? Putin lo nominò vice primo ministro, la presidenza la affidò a un uomo del padre, sbirro di carriera, Alkhanov. Per essere il capo doveva dimostrare di saper uccidere. Ramzan che disponeva solo di qualche centinaio di fedelissimi del suo clan, iniziò con i capi di una congiura che con a capo Alkhanov voleva decapitare la successione del “giovanotto”. Il cervello si chiamava Baissarov, un gangster che comandava un’unità speciale del Fsb, i Servizi russi. Braccato fuggì a Mosca sperando nella protezione dei colleghi. Un commando di Kabyrov lo eliminò sulla prospettiva Lenin, in centro. Invano cercò di difendersi con granate e pistole. Un altro dei congiurati fu braccato fino a Dubai. Il fratello fu ammazzato a poche centinaia di metri dall’ufficio di Putin. Sì, Ramzan era un uomo utile. Il padrone di Grozny ha ereditato il metodo della violenza, le camere di tortura hanno continuato a funzionare ma sono diventate le sue, non più dei russi. Il suo terrore si è fatto mirato, selettivo perché sa che uccidere decine di persone non è necessario. Basta eliminarne uno perché gli altri capiscano. I parenti dei terroristi sono stati avvertiti: uccideremo voi, se non si consegnano. Crudelmente ha funzionato. Ha imposto una pace del cimitero, poi ha avviato la “ricostruzione” che con un islam arcaico e tribale è l’altro suo grande argomento di propaganda. Ma Ramzan non è un suddito. Certo senza Putin non esisterebbe. Ma in Cecenia la Russia ha perso, il padrone è davvero lui e la sua nomenklatura di corrotti con grossi orologi d’oro e anelli di diamanti» (Domenico Quirico) • «È stato Vladislav Surkov, ex consigliere numero uno di Putin, a indirizzare la politica russa su alcune delle questioni più importanti. La Cecenia, ad esempio. Sarebbe stata sua l’idea di portare alla presidenza il giovane e manesco Ramzan Kadyrov, figlio del precedente leader assassinato. E di affidare la repubblica come un feudo completamente indipendente al nuovo signore. Che effettivamente l’ha completamente pacificata (con i suoi metodi) togliendo a Putin una ricorrente preoccupazione» (Fabrizio Dragosei) • «La Cecenia fa formalmente parte della Federazione Russa. Ma de facto è uno Stato vassallo di Mosca dove l’uomo di Putin, Ramzan Kadyrov, regna come un sovrano assoluto. Un suo ritratto giganteggia al confine tra Inguscezia e Cecenia, dove la polizia di Grozny controlla coi kalashnikov la strada che da Nazran porta nella capitale cecena. Grozny oggi ricorda solo lontanamente quella che le due guerre tra gli Anni ’90 e i primi Anni Duemila avevano reso «la città più devastata della Terra». Il denaro del Cremlino ha lanciato la ricostruzione, ma è stato anche uno strumento di corruzione e pare che parte dei fondi sia finita direttamente nelle tasche di Kadyrov. In centro i grattacieli del complesso residenziale Grozny City hanno sostituito gli edifici sventrati dalle bombe. Per strada una vecchietta col capo coperto dal velo – come tutte le donne qua – vende magneti ai pochi turisti: molti raffigurano Ramzan Kadyrov in mimetica. Qualche centinaio di metri più in là, attraversando un ponte sul fiume Sunzha, ci si trova davanti al Cuore della Cecenia: la moschea più grande d’Europa con i suoi quattro minareti alti 62 metri. Il tempio si ispira alla Moschea Blu di Istanbul ed è dedicato al padre di Ramzan Kadyrov, Akhmad, un ex separatista poi passato dalla parte dei russi e diventato leader della Cecenia. Fu ucciso nel 2004 in un attentato. Adesso il suo volto fa capolino a ogni angolo, come quelli del figlio Ramzan e di Vladimir Putin. Il centro di Grozny è tappezzato dei loro ritratti, e il culto della personalità riservato a questo trio stupisce subito un osservatore occidentale. […] Il leader ceceno difende poligamia e delitti d’onore, ignorando nel suo Califfato le leggi di uno Stato laico come la Russia. E soprattutto conta su migliaia di pretoriani pronti ad arrestare, torturare e uccidere. Come avvenuto nella caccia alle streghe contro gli omosessuali nel 2017. Se Kadyrov non esita a minacciare di morte i suoi avversari, i suoi scagnozzi – i kadyrovtsy – ammazzano anche fuori dalla Cecenia. Molti dei condannati per l’omicidio dell’oppositore Boris Nemtsov – freddato a colpi di pistola a due passi dal Cremlino – erano militari della guardia di Kadyrov. E anche per l’assassinio della giornalista Anna Politkovskaya tutti gli elementi portano in Cecenia» (Giuseppe Agliastro) • Per il New Yorker ha adottato varie personalità nel corso degli anni: «Il guerriero spietato in divisa che guida operazioni speciali per uccidere i ribelli anti-governativi; il gioioso barone del Caucaso che combatte con Mike Tyson e sfoggia il suo zoo privato; il padre di famiglia e musulmano osservante che ha vietato l’alcol, ha ordinato alle donne di indossare il velo negli edifici pubblici e si vanta che suo figlio di sei anni abbia imparato a memoria il Corano» • In un reportage del 2016 pubblicato sul New Yorker, il giornalista Joshua Yaffa descriveva il culto della personalità fiorito in Cecenia nel primo decennio di Ramzan Kadyrov al potere: «Mi trovavo in una grande piazza di fronte alla moschea Akhmad Kadyrov, conosciuta come “il cuore della Cecenia”, ero in attesa dell’inizio di un concerto. Un giovane di Grozny mi aveva dato indicazioni piene di sarcasmo: “Incontriamoci davanti alla moschea Kadyrov, in piazza Kadyrov, all’incrocio tra Kadyrov Prospect e Putin Prospect”. Una volta iniziato l’evento organizzato dal governo in occasione della Giornata dell’Unità Nazionale, la sicurezza ha impedito a chiunque di andarsene finché Kadyrov non avesse parlato» • Nel marzo 2022 si è unito all’esercito russo nella guerra in Ucraina • «Ha minacciato di morte il presidente ucraino Zelensky. Ha detto che la Russia dovrebbe usare le armi nucleari contro Kiev se “un solo mercenario straniero” viene trovato sul territorio dell’Ucraina. Ha ammonito che le forze russe conquisteranno il Donbass e poi “ogni città e pezzetto dell’Ucraina”. In Ucraina si è fatto riprendere lui stesso in foto e video, anche se i media hanno riportato che erano quasi certamente stati girati altrove. Di certo in Ucraina sono presenti i suoi soldati, le “squadre della morte” a cui vengono attribuiti crimini di guerra, stupri, torture di civili e piani per assassinare il presidente Zelensky» (Enrico Franceschini) • «Il leader ceceno si è accreditato con i consueti toni sguaiati come il cattivo tenente di Putin. Ma è innegabile come la guerra in Ucraina gli stia dando la possibilità di uscire dal cono d’ombra del leader regionale e di ritagliarsi un ruolo importante a livello federale. Non ha alcuna possibilità di sostituirlo, ma almeno è diventato un interlocutore del presidente» (Marco Imarisio) • «È il cattivissimo, il torturatore sanguinario che aiuta Putin in Ucraina, quello che dice che l’esercito russo sta andando “casa per casa per liberare Mariupol dalle bande naziste”, ed è vero che sta facendo così, con tutta la brutalità di cui è capace Kadyrov, ed è enorme e senza scrupoli. Il presidente ceceno dice di essere lui stesso a Mariupol, si fa fotografare mentre prega rivolto alla Mecca, e dietro di lui c’è una pompa di benzina Rosneft che a Mariupol non esiste» (Paola Peduzzi) • A inizio settembre 2022, in un video postato su Telegram, aveva annunciato l’intenzione di «lasciare governo di Groznji. Penso che sia venuta la mia ora prima che gli altri mi caccino via». La dichiarazione finora non ha avuto alcun seguito.
Amori Dal 1996 è sposato con Medni Kadyrova (1978). Hanno dodici figli • Avrebbe altre due mogli: Fatima Khazuyeva, incontrata quando lei aveva quattordici anni a un concorso di bellezza del 2006, e Aminat Akhmadova, cantante e ballerina.
Sport Presidente onorario della squadra di calcio dell’Achmat Grozny • «Ramzan Kadyrov, il “macellaio”, sanguinario leader della Cecenia, i cui miliziani dovevano uccidere il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in campo con Diego Maradona e Franco Baresi. È successo nel 2011, sembra una vita fa. Uno dei personaggi centrali della guerra in Ucraina, alleato della Russia, è legato al calcio, utilizzato negli anni come mezzo di propaganda per raccontare come e quanto la Cecenia fosse in crescita. Kadyrov è presidente onorario dell’Achmat Grozny, ex Terek, la squadra della capitale. Che ha cambiato nome in onore del padre, appunto Achmat, ex presidente della Repubblica cecena ucciso in un attentato il 9 maggio del 2004. A lui è intitolato anche lo stadio dell’ex Terek, l’Achmat Arena, inaugurata in grande stile l’11 maggio del 2011 (nello stesso periodo in cui l’allenatore dell’Achmat era Ruud Gullit). Toto Cutugno e Al Bano a cantare, una selezione di all star in campo. Kadyrov aveva infatti riunito alcuni campionissimi del passato, che si erano prestati a un’amichevole con tratti paradossali. A guidarli, tutti con le casacche arancioni, Diego Armando Maradona, con lui gli azzurri Franco Baresi, Costacurta, Vieri. E ancora Figo, Papin, Fowler, Ayala, Dida, Barthez e Francescoli. Giocavano per far vincere la squadra di Kadyrov, ci riuscirono: il team ceceno, con solo quattro professionisti in campo (e anche il presidente), vinse 5-2 con due assist proprio di Kadyrov» (Andrea Sereni) • Appassionato di boxe, è proprietario del Fight Club Akhmat.