5 ottobre 2022
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Biografia di Paola Francesca Ferrari
Paola Francesca Ferrari, nata a Milano il 6 ottobre 1960. Giornalista tv. Ha condotto La domenica sportiva e 90° minuto.
Titoli di testa «È sempre stata una primadonna, fin da quando, liceale negli anni di piombo, metteva in riga i capi della contestazione con uno sguardo blu fulminante. Prima donna a condurre la Domenica Sportiva, dopo 42 anni di dittatura maschile, prima donna a presentare 90° minuto, prima donna a guidare Dribbling, tutte le roccaforti inespugnabili dell’uomo abbattute una dopo l’altra da una che ha sempre fatto di testa propria, orgogliosa delle proprie idee e del proprio lavoro, “gior-na-li-sta”, scandito come si deve. Un simbolo di emancipazione femminile, ma fuori dal coro, una vita da combattente fatta di sorrisi, dolori e rivincite. Prima di lei il calcio non era uno sport per signorine. Dopo è diventato uno sport per primedonne» [Massimo M. Veronese, il Giornale].
Vita «Sono nata in una casa di ringhiera milanese e ho rischiato tante volte di prendere strade sbagliate. Mi hanno salvato il carattere e la buona stella» [Veronese, cit.] • «Avevo una madre, casalinga, con dei problemi mentali seri: ha cercato per ben tre volte di uccidermi quando ero piccola. Ero sola, mio padre era assente e non avevo fratelli che mi proteggessero. È stato un trauma molto difficile da superare» [a Silvia Toffanin, Verissimo, Canale 5] • «Mia nonna picchiava mia madre, mia madre picchiava me. Sono cresciuta nella paura. Io vedevo il diavolo nei suoi occhi. Io non ho mai ricevuto un abbraccio. Neanche da mio padre. Solo ora che è anziano c’è affettività» [a Serena Bortone, Oggi è un altro giorno, Rai 1] • Prima partita di pallone a 5 anni «quando mio padre [un dirigente, spesso fuori per lavoro, ndc] mi ha portato in curva, tra gli ultrà. È stato come un colpo di fulmine, una magia che mi ha stregato. Lui era tifoso dell’Inter». Milanista da «quando al derby ho visto Rivera». «Papà, che ha 92 anni, me lo rinfaccia ancora. Lui voleva farmi innamorare di Boninsegna, ma Rivera mi sembrava più carino, elegante». Sempre con il padre a dieci anni incrocia Beppe Viola: «Facevamo colazione a Città Studi, ricordo questo signore con il cappotto scuro, papà e i suoi amici lo adoravano. È stato un orgoglio, anni dopo, lavorare alla scrivania che era stata sua. E vincere il premio giornalistico che porta il suo nome» [Veronese, cit.] • Cosa voleva fare da bambina? «La truccatrice. Ero incantata dalle bellissime ragazze di Fiorucci che sembravano fate. Ma anche la veterinaria» [ibid.] poi «volevo andare in America a cacciare i criminali nazisti, poi volevo fare la giudice, il procuratore e infine la giornalista» [Bertone, cit.] • Scappa di casa ancora minorenne: «Abbastanza ribelle per andarmene, non abbastanza da prendere decisioni radicali: la fuga si era conclusa da mia zia a Busto Arsizio, nel Varesotto» [Veronese, cit.] • «Ho vissuto gli anni di piombo molto intensamente e porto ancora le ferite dentro. Salvai la vita a un mio compagno di scuola ideologicamente molto lontano da me, in quegli anni ho ricevuto pesanti minacce di morte. Ho visto tanti ragazzi cadere, c’era grande violenza, grande scontro ideologico, tanta droga che girava. Quegli anni hanno forgiato chi ne è uscito» [ibid.] • Tanti piccoli lavori: «Sono andata via da casa ragazzina e per mantenermi dovevo lavorare. Vivere da sola non era facile: non ricordo quante volte mi tagliarono i fili della luce e del telefono. Così ho prestato il viso a una casa molto famosa di cosmetici e per anni sono stata il volto della Rinascente». E ha fatto fotoromanzi • «Cesare De Marchi, il fotografo, diceva che ero così timida che fermavo le riprese quando dovevo recitare una scena di bacio. Ero così» • A 16 anni l’incontro con Enzo Tortora: «A Busto Arsizio c’era la sede di Tele Alto Milanese dove lavorava Tortora. Una sera ero con la zia tra il pubblico e il regista insisteva a farmi primi piani. Tortora mi vide e cominciò a cercarmi per tutta Busto» [Veronese, cit.]. «Un giorno mi vide per strada e mi seguì. “Torno in Rai, chiamami a questo numero fra due mesi”. Lo feci. Due anni a Portobello, bellissima palestra con un maestro straordinario» [Giorgio Dell’Arti, Catalogo dei Viventi, Marsilio] • «Ero la più piccola delle ragazze della trasmissione, ci teneva moltissimo che nessuno ci desse fastidio. Era molto protettivo. Mi è stato vicino anche dopo, sapeva la situazione complicata che avevo. È stato un padre, un maestro e un signore» [Veronese, cit.] • «Ma io volevo fare la giornalista. Con la vittoria dell’Italia al Mondiale 1982, si sono aperti spazi nuovi per le donne in tv anche perché i sondaggi dicevano che la Nazionale aveva grande seguito di pubblico femminile [ibid.] • Ha iniziato con un’intervista a Cabrini prima del Mundial: è vero che le tremava il microfono? «Direi proprio di no. Carlo Tumbarello fu il primo a portare calciatori a fare i conduttori tv e le donne le interviste sul campo. All’inizio ero l’unica, ma senza soggezioni». Ma come? Cabrini, l’uomo più bello e più desiderato d’Italia... «L’amica con cui dividevo l’appartamento aveva una storia con uno della Juve, e casa nostra era piena di calciatori. Era normale conoscerli» [ibid.] • «Ho cominciato a lavorare per Telenova (Milan Inter), per Rete4 che non era ancora di Berlusconi (Caccia al 13), per Telelombardia (Qui studio a voi stadio): anni bellissimi in cui ho patito un gran freddo. Le tv private costruivano l’evento attorno all’evento che non avevano: le trasmissioni cominciavano tre ore prima della partita e continuavano per tre ore dopo il fischio finale. Indimenticabile. Finché nell’89 è arrivata la chiamata Rai» [Dell’Arti, cit.] • Nel 1992 l’assunzione, e dal 1995 le conduzioni: Dribbling, un triennio di Domenica Sportiva, il Tg2, un biennio a 90° minuto e di nuovo la DS • «Mi sono fatta largo in un mondo maschile come lo sport grazie anche all’aiuto di Giorgio Tosatti, che è stato per me quasi un padre» (ad Aldo Cazzullo) • «Ha detto: capii che valevo quando Capello mi mandò al diavolo. “Era un derby. Chiesi a Capello perché aveva fatto giocare Weah che fisicamente non era a posto, mi rispose piccato: lei ha visto un’altra partita. Volevo morire. Ma lì ho capito che cominciavano a rispettarmi. Non era facile sopportare i sorrisi ironici di chi al campo ti vedeva come un’ochetta in cerca di gloria”» [Veronese, cit.] • Nel 1999 è al Tg2 e conduce la rubrica Costume e Società poi il notiziario delle 13: «Quando attaccarono le Torri Gemelle ero là. Sei al centro del mondo. Io seguo tutto: la politica estera, la medicina…» [ad Alessandra Menzani, Libero] • All’inizio degli anni Duemila, dopo Pole Position, alterna la conduzione della Domenica sportiva (2005-2006, 2010-2014) a quella di 90° minuto (2003-2005; Rai 2, 2015-2018) • Polemiche per lo sketch contro il femminicidio mandato in onda durante Servizio Pubblico nel maggio 2013, in cui Paola Cortellesi diceva: «Meglio morta che guardare un’altra Domenica Sportiva con l’illuminata, la presentatrice piena di luce che pare la Madonna, quella bionda che dice i risultati con le labbra con il rossetto forte e gli orecchini da lampadario, che a lui piace tanto, a me faceva proprio schifo». Ha poi raccontato a Chiara Maffioletti: «La maleducazione è imperante. Ma la Cortellesi è quella che mi ha ferita più di tutti. Il suo monologo scritto con la Dandini mi ha fatto malissimo. Lì volevo mollare la Domenica sportiva. Ho lottato per portare avanti il ruolo di una donna emancipata in un mondo maschile: ci ho dedicato la vita. Ho aperto la strada a tutte le altre» [CdS] • A Ilary Blasi che nel gennaio 2014 aveva detto di lei: «È tutta acqua, stucco e sapone», rispose pubblicando su Twitter una foto in cui compariva totalmente struccata: «Eccola la donna con lo stucco in faccia. E qui a differenza di altri casi è tutto naturale» • Non ha fatto mistero di aver avuto un brutto tumore alla pelle, sul viso: «Ho avuto paura delle complicazioni, era un carcinoma che ti mangia le terminazioni nervose. È passata, sono stata molto molto fortunata» [a Renato Franco, CdS]. In volto, una cicatrice fatta di 14 punti, che «porto con orgoglio, anche se il trucco la nasconde bene» [Bertone, cit.] • Nel 2014 viene fatta fuori dalla Domenica sportiva. Molte polemiche. Poi, «cambiato il direttore di RaiSport (da Mauro Mazza a Carlo Paris), dodici mesi dopo, torna di nuovo in tv. Sempre calcio, ma al pomeriggio. Paola Ferrari conduce con Marco Mazzocchi 90º minuto, il via il 13 settembre. “Ci ero rimasta abbastanza male per quello che era successo, questa opportunità è una grande soddisfazione e una piccola rivincita personale. Senza passare per immodesta, la rivincita più grande però me l’aveva data la gente: non ho mai avuto tante testimonianze d’affetto come in questi mesi, ho quasi vinto stando ferma...”» [Franco, cit.] • Nel 2018 conduce, affiancata da Paolo Rossi, gli appuntamenti pre e post-partita delle partite di calcio in onda su Rai 1 • Nel 2019, a Storie italiane, dice di aver scoperto di avere un fratellastro che non ha mai conosciuto: «Improvvisamente, 4 anni fa, mi dico no che ho un fratello, figlio di mio padre, non dirò tutto ma solo perché voglio proteggere le persone emotivamente coinvolte. È un ragazzo splendido, quando vedo le foto mi si ferma il cuore perché ha la mia faccia e i miei occhi. Quando l’ho saputo ho fatto delle indagini per averne la certezza, ma purtroppo ho scoperto che era morto in un incidente di moto quando aveva 36 anni. Oggi avrebbe una decina di anni meno di me» • Note le polemiche con Diletta Leotta: «“Quando vedo queste ragazze che usano il corpo per diventare famose, mi arrabbio e sbaglio perché ognuno è libero di fare quello che gli pare. Io ho sempre considerato invece un affronto che qualcuno mi ascoltasse solo perché sono carina. Devo essere più zen”. Ma un consiglio alla Leotta? “Ma lei deve darli a me: è ricchissima, famosissima, mica come me che ho fatto tanta fatica per così poco. Continui così, faccia un sacco di soldi e se li goda: lei però non può rappresentare le giornaliste italiane, come Anna Billò, Giorgia Rossi o Simona Rolandi. Lei può rappresentare solo se stessa. O forse Belen...”» [Veronese, cit.] • Le stagioni seguenti lavora con 90° minuto fino al 2021 quando viene rimossa. Per questa stagione è stata chiamata a condurre, con opinionista Federica Cappelletti, vedova di Paolo Rossi, la seconda parte di Domenica Dribbling • Da qualche anno è anche una produttrice cinematografica: «È un lavoro che mi sta dando grandi soddisfazioni. Sono molto grata a Paola e Lucio Lucisano con i quali sono in società. Io seguo soprattutto la produzione di docufilm. Per Discovery abbiamo realizzato Baby squillo sulla triste vicenda delle ragazze dei Parioli, prima della serie tv. E stiamo per partire con il set de I poteri di Roma con Edoardo Leo. Cercheremo di raccontare da Giulio Cesare in poi i segreti di un impero irripetibile. Ma sono davvero felice del successo che sta avendo in America Una serata con Bukowski. È in programmazione in 40 sale e abbiamo avuto recensioni molto lusinghiere sul New York Times. È un documento fantastico, Silvia Bizio ha ritrovato quasi per caso nove video cassette di una lunga notte di chiacchiere con Bukowski» [a Maria Berlinguer, Sta].
Politica Nel 2008, candidata alle politiche con La Destra, numero due nella lista del Lazio dopo l’amica Daniela Santanché. Non eletta. «Io sono una donna di destra, da sempre». Follini le propose di correre per il Parlamento Europeo nel 2010 con l’Udc. In vista della fine dei finanziamenti pubblici ai partiti, fece una donazione di 20.000 euro all’ex collega e amica. Nel 2013 rifiuta l’incarico di assessore alla Regione Lombardia e la candidatura con il Pdl: «Appena è uscita la notizia, sono stata sottoposta a un fuoco incrociato francamente eccessivo e del tutto immotivato. Soprattutto se si considera com’era nata questa cosa» [a Rodolfo Sala, Rep] • «“Io giudico sempre un politico per quello che fa e che dice, non mi interessa se viene da destra o da sinistra. Bisogna essere più elastici e abolire i paletti. Posso essere d’accordo sia con Alessandro Di Battista che con Giorgia Meloni”. Diciamo che di solito è più d’accordo con Giorgia Meloni? “Beh, sì. È una donna che mi piace molto e lo dico da anni. A giudicare dai sondaggi attuali, avevo ragione”» [nel 2020 ad Alessandra Menzani, Libero].
Amori Mai avuta nessuna tentazione per i calciatori: «Cabrini una volta mi venne a prendere sotto casa con la Ferrari, ma era solo amicizia come con Paolo Rossi che adoravo. Per me era inconcepibile avere love story con calciatori, avrei perso tutta la credibilità di giornalista che stavo costruendo con una fatica spaventosa» [Veronese, cit.] • Diversi fidanzati in comune alla sua carissima amica Alba Parietti: «Evidentemente abbiamo gli stessi gusti, ma ovviamente non ci siamo mai rubate un compagno». Poi, dopo una storia lunga 8 anni, Paola lascia «un ragazzo perbene e un po’ noioso e non avevo nessuna intenzione di accasarmi. Alba mi ha letteralmente costretto ad andare a una cena a casa di una sua amica, Emanuelle. Non avevo idea di chi fosse. Quando ho capito chi era e che eravamo in attesa di quel Marco ho cercato di scappare. Me l’hanno presentato ma sono fuggita subito per andare a ballare al Plastic che era un locale underground molto divertente. Lui chiamò Alba per avere il mio numero, io le proibii di farlo ma lei continuò a lavorare sotto traccia. Ed è finita che ci siamo sposati. La nostra amicizia è scandita dalle coincidenze, entrambe figlie uniche di madri problematiche che abbiamo recuperato in età avanzata. Caratteri forti, tante affinità» • All’inizio di Marco De Benedetti non ne voleva sapere: «Non c’entrava nulla con me. Temevo fosse un figlio di papà in cerca di avventure. Invece non era così. Mi cercò approfittando della complicità di amici e parenti anche se vietavo a tutti di dargli il mio telefono. Lui appariva nei ristoranti dove andavo a mangiare» [Veronese, cit.]. «Mi ha conquistata con un gesto di galanteria. Dopo settimane di corteggiamento, ci siamo incontrati a una cena. Stavo andando via e lui mi ha accompagnata all’ascensore. In quel momento ho capito che avrebbe potuto esserci qualcosa tra di noi» (a Manuela Menghini) • «A novembre del 1997 eravamo cotti, prima di Natale decidemmo di sposarci, ad aprile il matrimonio» [Veronese, cit.]. Testimone di nozze Alba Parietti • «Nella famiglia di Marco non sono stata molto ben accolta. È l’affettività che manca». Ora del suo rapporto con Carlo De Benedetti dice: «È conflittuale ma positivo, sono una che parla e lo fa in modo sincero. Abbiamo avuto delle belle ed accese discussioni. Non riesco a stare zitta e non sono una diplomatica, penso che ormai questo si sia capito» [Menzani, Libero] • «La prima volta che siamo usciti insieme sono riuscito a rovesciarle un bicchiere di vino addosso» [Marco De Benedetti a Serena Bertone, cit.] • Due figli ventenni, Alessandro e Virginia, che con il padre condividono una chat dal titolo No mamma: «Lui, con i figli, fa il buono e lascia a me la parte della cattiva!» [ibid.]. La prima gravidanza, però, non fu felice. Temeva di poter essere violenta come la madre. Solo quando è nato Alessandro «ho capito cos’è l’amore per i figli. Se fossi stata più giovane ora ne avrei 7 o 8» [Toffanin, cit.] • Inoltre soffriva di cefalea cronica grave: «Devo prendere ogni giorno farmaci pesanti per prevenire attacchi che, se partono, possono durare anche 40 giorni di fila. Ho passato nove mesi con dolori allucinanti, al buio, il ghiaccio sulla testa. Quando proprio non ce la facevo più, il ginecologo mi ha autorizzato a prendere il farmaco due o tre volte al mese. Immagini lo strazio: ti senti morire dal male ma hai paura di danneggiare il bambino, ti fai mille paranoie. E alla fine infatti, purtroppo, entrambi i miei figli sono nati con malformazioni. Alessandro alle vie urinarie: si è fatto un anno di antibiotici prima di essere operato a 15 mesi. Virginia al cuoio capelluto. Cose che poi si sono rivelate non gravi. Ma da madre non passi bei momenti» [Faillaci, Vanity].
Frasi «Se fossi nata a Sparta mi avrebbero buttato dalla rupe, perché sono piccolina, magrolina, per questo ho sempre voluto sfidare i miei limiti. Per farlo ci vuole una certa durezza. Lavoro 12-13 ore al giorno e a volte mi arrabbio quando gli altri non lavorano come me» [Veronese, cit.] • «Abbiamo insegnato a chi è venuto dopo di noi che non vale più la pena di eccellere. Siamo un Paese che non premia il merito, che mortifica chi fa di più. Gli occhi della tigre li vedo in pochissime persone» [Veronese, cit.] • «Le critiche mi tengono viva, sono fumantina e divento più reattiva quando mi arrabbio» [a La Verità] • «Come mi è venuta ’sta fissa che dovevo impormi per quello che ero e pensavo e non per i miei occhi blu. Chi me l’ha fatto fare» [Veronese, cit.] • «L’accavallatura delle gambe? Ma lì non mi sono offesa, mi ha divertito. Semplicemente, non ci siamo accorti dell’inquadratura. Se l’avessi pensata, non mi sarebbe venuta così bene» [La Verità] • «Io sono una donna libera e non ho mai avuto buoni rapporti con la sinistra radical chic ipocrita e moralista che mi ha fatto una guerra oscena anche in certi programmi tv. Da quel mondo ho subito body shaming durissimi, sono stata vittima di cyberbullismo, io che sono portavoce dell’Osservatorio Nazionale sul bullismo. Perché se non sei dei loro e hai successo, dai fastidio» [Veronese, cit.].
Curiosità E Del MeToo cosa pensa? «Una volta un direttore mi invitò a cena, prenotò il ristorante tutto per me perché diceva che aveva capito che io ero una donna affascinata dal potere. Me ne andai all’istante e da quella volta mi fece una guerra senza tregua. Capita, è capitato e capiterà, bisogna sapersi difendere. Come diceva Tortora: devi avere spalle dritte e testa alta» [Veronese, cit.] • «Durante la finale di Champions a Istanbul tra Milan e Liverpool mi venne una colica renale. Io sono tornata a casa in ambulanza e il Milan ha perso una partita vinta. Peggio di così» [Veronese, cit.] • Dava lezioni di calcio alla sua cara amica Alba Parietti: «Per lei Galagoal era un’occasione fantastica. Le davo ripetizioni e ci divertivamo un mondo. Diventò famosissima in un attimo e io ero felice come una Pasqua. Non conosco l’invidia e la gelosia». La notte che litigò con Christopher Lambert andò a casa sua a farle i bagagli: «Si vedeva che era un furbetto, immaginavo che sarebbe durata poco. Mi chiamò, ero al mare, le ho fatto i bagagli e l’ho portata da me» [Veronese, cit.] • Dorme 5 ore a notte • Ha 7 cani: «La prossima volta che nasco voglio essere un cane di Paola» (Alba Parietti).
Titoli di coda «Mi sento una belva, tante volte ferita, che alla fine ha sempre saputo dare la zampata definitiva» [a Belve, Rai]