Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  ottobre 06 Giovedì calendario

Biografia di Lapo Elkann (Lapo Edovard E.)

Lapo Elkann (Lapo Edovard E.), nato a New York (Stati Uniti) il 7 ottobre 1977 (45 anni). Nipote di Gianni Agnelli. La pecora nera della famiglia. Famoso per la sua personalità eccentrica, il suo carattere estroso, le sue vicessitudini rocambolesche. Lapo che non azzecca i congiuntivi, Lapo che lascia in divieto di sosta una Ferrari mimetica con il simbolo della pace sul parafango, Lapo che si perde a Londra e, invece di usare il gps o chiedere indicazioni ai passanti, assolda un taxi e lo segue fino a destinazione, Lapo in Lapo in abito azzurro che segue dalla tribuna Napoli-Chelsea, Lapo con il loft milanese svaligiato dai ladri, Lapo che ferma il tram con il Suv mimetico parcheggiato sulle rotaie, Lapo in felpa Fiat e Borsalino, Lapo che si sfila i mocassini foderati di peluche, Lapo che marchia la 500 con il logo di Gucci e personalizza le Ferrari con l’interno di cashmere. E poi: la volta in cui per poco morì di overdose per via di un mix di cocaina e oppiacei durante un festino con un transessuale, la volta che finì ricattato per delle foto compromettenti, la volta in cui finse di essere stato sequestrato per spillare 10 mila dollari (e fu scoperto subito), la volta che finì fuoristrada con la sua auto e rimase in coma per una settimana, la volta che la polizia fermò la sua Ferrari per eccesso di velocità e gli trovò addosso tre grammi di coca, etc • Lo hanno definito «Una rockstar. Forse l’ultima rockstar italiana». Jas Gawroski dice sostiene che assomigli all’Avvocato più di chiunque altro. «Genialoide, fantasioso, creativo». Lo scrittore Aldo Nove lo considera molto genuino. «In un’epoca in cui gli animali da palco sono prodotti commerciali talmente fasulli e innocui da venire dimenticati dopo pochi mesi se non giorni, Lapo assume le sembianze di un modello, impossibile, di trasgressione assoluta» (Millennium 24/5/2017) • Lui, dovendosi descrivere, ha detto: «Non sono stato perfetto. Ho avuto voglia di essere, come dire, allegro, e a volte l’allegria in un mondo austero non è premiata».
Titoli di testa «“Forza mi chieda quello che vuole”, esordisce sorridendo, pettinato e abbronzato, e vestito alla marinara» (Paola Pollo, CdS 11/12/2017).
Vita Il padre, Alain Elkann (n. New York 1950), mezzo italiano e mezzo francese, scrittore e giornalista, la casa piena di libri, molto ricco, figlio del rabbino capo di Parigi, rampollo di una dinastia di banchieri. La madre, Margherita Agnelli (n. Losanna 1955), pittrice, con una predilizione per i soggetti religiosi, «figlia insofferente» di Gianni Agnelli, presidente della FIAT, e di Marella Caracciolo di Castagneto, aristocratica napoletana (nonché sorella di Carlo Caracciolo, fondatore del gruppo L’Espresso assieme a Eugenio Scalfari). Lapo è il secondo di tre figli, venuto dopo John (n. New York 1976) e prima di Ginevra (n. Londra 1979). Ha anche cinque fratellastri, figli della madre e del secondo marito di lei, Serge De Pahlen: Maria (n. 1984), Pietro (n. 1987), Anne (n. 1989), Sofia (n. 1989), Tatiana (n. 1991) • Infanzia dorata ma difficile. I tre fratellini Elkann vengono allevati in Brasile da delle istitutrici. Crescono sballottati tra Londra, New York, Parigi, le gite in barca a vela, i fine settimana a San Moritz, i corsi di sciabola. Quando Alain e Margherita divorziano, John reagisce facendo l’ometto («Mio fratello ha avuto un ruolo difficile, doveva fare da mediatore fra mio padre e mia madre: è uno da situazioni complesse, lo dimostra costantemente»), Lapo invece è più fragile. Da bambino, è cicciottello, biondo, pallido, con le guance rosa, gli occhi azurro e la pancetta. Soffre di dislessia e deficit di attenzione. Risultato: diventa un Giamburrasca. È iperattivo, rompiscatole. A scuola lo rispettano perché fa a cazzotti. «Avevo un carattere forte, volevo sempre ciò che non avevo. Ero continuamente alla ricerca di sicurezze in me stesso, volevo dimostrare tutto a tutti». Da piccolo, non capisce cosa lui e i suoi fratelli abbiano di speciale «Io volevo fare il negoziante. Vedevo i miei amici francesi, ebrei sefarditi, con le loro botteghe, sempre pieni di contanti. Si potevano comprare i vestiti e mille altre cose. Io mi vendevo gli stivali da cow boy in lucertola e il giubbotto dell’Avirex per comprarmi il motorino. Volevo essere come loro, che invece mi guardavano stupiti. Mi dicevano: “Ma che vuoi? Tu hai le fabbriche”» (Beatrice Borromeo e Malcom Pagani, Fatto 18/10/2013). A nove anni lo spediscono in collegio, dai gesuiti: a scuola va malissimo, pensano di rimetterlo in carreggiata così. Scelta sbagliatissima. «Non farò mai passare a mio figlio quello che ho passato io». «Da quando ho compiuto 13 anni ho vissuto cose dolorose che poi mi hanno creato grosse difficoltà nella vita. Cose capitate a me e ad altri ragazzi. Parlo di abusi fisici. Sessuali. Mi è accaduto, li ho subiti. Altre persone che hanno vissuto cose simili non sono riuscite ad affrontarle. Il mio migliore amico, che era in collegio con me per quasi 10 anni e ha vissuto quello che ho vissuto io, si è ammazzato un anno e mezzo fa» (2013) • Nel frattempo, il cursus honorum da giovane Agnelli, continua. A diciassette anni, lo mandano per due mesi a lavorare alla Piaggio di Pontedera (catena di montaggio, linea 2 ammortizzatore-cavalletto, un milione di lire al mese), sotto il falso nome di Lapo Rossi. «Era un contesto molto comunista e iper-incazzoso. C’era un operaio che si vestiva come mio nonno. Si metteva l’orologio sulla camicia. Era il figo della linea di montaggio, io non volevo farmi scoprire, ero discreto e mi vestivo con le canotte da Renegade, quelle con l’aquila. Questo mi prendeva da parte e diceva ad alta voce: “Oh, sei vestito come uno sfigato! Un po’ di stile”» (Pagani e Borromeo) • «Fu quella la prima volta che il mondo sentì parlare di lui. I suoi compagni della catena di montaggio organizzarono uno sciopero per l’eccesso di calore del reparto e lui aderì. Forse all’epoca non lo sapeva, ma quella fu la sua prima esperienza degna (almeno in teoria) del codice penale» (Giusi Fasano, CdS 29/11/2016). «I tuoi colleghi ti hanno mai scoperto? “Ebbi un gran culo. Il giorno in cui ho smesso alla Piaggio sono andato a vedere la Juve allo stadio. Mi videro in tv, ma lo stage era già finito. Peccato, perché a Pontedera ero pazzo di un’operaia, veramente bella. Ma mi frenai e mi dissi: ‘Non ti permettere neanche di pensarlo, sarebbe una cosa da stronzo’”» (Pagani e Borromeo) • Poi, il servizio militare: soldato semplice, brigata Taurinense, corpo degli Alpini. «“Mio nonno voleva che facessi l’allievo ufficiale. Grazie a Dio ero già iper-tatuato. Mi declassarono. Che soddisfazione”. Perché? “Così non ero tra i raccomandati. Però i commilitoni mi vedevano lo stesso come un marziano. Un volontario di carriera mi provocava. Quando mi vedeva lavare i piatti mi prendeva per il culo: ‘Agnellino di merda, pulisci anche questo’. Allora mi sono incazzato”. E che è successo? “Sarò anche buono, ma so come difendermi. Sono uscito dalla mensa, è finita a botte. Non dico che ho fatto bene, i pugni non sono mai una soluzione, ma da quel giorno mi hanno rispettato tutti”» (Pagani e Borromeo) • Si laurea in Relazioni internazionali alla European Business School di Londra («Ho finito l’università, più o meno, assieme a mia sorella che è di due anni più giovane») • Nel 2001 un vecchio amico del nonno, Henry Kissinger, lo chiama per proporgli di diventare suo assistente personale. «Che cosa faceva con lui? “Kissinger è un uomo che non ha bisogno di nessuno. ‘Come diventargli utile?’, mi sono chiesto e ho avuto l’idea di insegnargli a usare il computer per trenta minuti ogni mattina. Così ho conquistato il suo rispetto”» (Stefania Rossini, L’Espresso 1/9/2005) • Lapo passa molto tempo con il nonno, che si fa curare il cancro alla prostata negli Stati Uniti. Poi, quando l’Avvocato decide di tornare a morire in Italia, Lapo lascia Kissinger e lo segeu. «Era accanto a lui quando è mancato? “Non si poteva, però so che è morto con un sorriso. Per me, è stato come perdere un faro. Sono andato in paranoia perché non si trovava un carro funebre Fiat. Ho fatto di tutto per farlo fabbricare in tempo. E con la morte di mio nonno ho imparato anche che quando le cose vanno male la gente ti volta le spalle. Al funerale, ho visto molti tramare, fare giochi di potere. Ho riconosciuto sciacalli negli occhi di banchieri, di persone della finanza e della politica. È una cosa che ho vissuto con la mia anima e il mio cuore. Era stato Kissinger a insegnarmi a leggere negli occhi delle persone”» (Candida Morvillo, 7 30/10/2020) • Mentre la Fiat è affidata a Sergio Marchionne, e suo fratello John diventa vice-presidente del Gruppo, Lapo si occupa di comunicazione. Suo obiettivo: far tornare l’azienda simpatica. Si inventa la felpa con la scritta Fiat. Spinge per lanciare la nuova 500. «Io per l’azienda sarei salito sul ring contro Mike Tyson». Ma la sua vita non è fatta solo di tranquilli giorni in ufficio • «Quando sei solo, a un certo punto, la fragilità non sai come affrontarla. Le sostanze ti distruggono la vita e io di problemi ne ho avuti. Per me l’uso di sostanze era un anestetizzante». «La prima volta è stata una prostituta. Dopo essere stato abusato, ero confuso, non sapevo se ero etero, mi chiedevo se ero io colpevole. Col sesso a pagamento, avevo il controllo, sapevo quello che stava succedendo. Ma questo ha incrementato il buco e ha portato a uno scalare di problematiche, perché il passo successivo sono gli spinelli e via via peggiorando» (Morvillo) • La mattina del 10 ottobre 2005, Lapo viene trovato rantolante da una Patrizia (Donato Brocco, per l’anagrafe) nella cui casa aveva trascorso la notte. Ricoverato all’Ospedale Mauriziano di Torino. Diagnosi: overdose, un mix di cocaina e oppiacei che quasi lo lascia secco. Scandalo internazionale: il rampollo di casa Agnelli è un drogato e va con i transessuali. La famiglia lo spedisce a disintossicarsi in una clinica in Arizona. Marchionne mette un veto su di lui: «Con Lapo sono stato estremamente chiaro: io credo che debba formarsi al di fuori della Fiat. Noi gli abbiamo dato tutto l’incoraggiamento possibile e l’appoggio mio e istituzionale. Si deve fare i muscoli altrove». Carlo Fruttero commenta: «“Quel ragazzo era esponsabile del marchio, del brand... Proprio un bel brand! Lui con la Fiat ha chiuso, sarà esiliato, dovrà scomparire, aprirà un ristorante in Messico. Si occupava di immagine, ora la sua è incenerita. È proprio un paradosso, uno scherzo della vita”. E la vostra Torino cos’è diventata da Anna Carla Dosio, la donna della domenica, a Lapo? “Una città in cui il Po è pieno di piscio, e il piscio è pieno di cocaina”» (a Maurizio Crosetti, Rep 12/10/2005).
Ritorno Ricompare sulla scena nel 2007. Sembra guarito. Accumula una serie di cariche altisonanti. Presidente della Sparkling Volley Milano. Membro del cda di questo e di quello. Global Special Ambassador alle Nazioni Unite dell’ospedale israeliano di Tel Hashomer. Uomo meglio vestito del mondo da Vanity Fair. Premiato dalla fondazione Italia Usa, dalla Automotive Hall of Fame con il Young Leader & Excellence Award. Incoronato come «uomo simbolo del successo made in Italy» dal Wall Street Journal. Nel 2007, con Giovanni Accongiagioco e Andrea Tessitore, crea Italia Independent (occhiali, mobili, orologi, abbigliamento), dal 2013 quotata in borsa (Elkann è azionista di maggioranza col 64%). «Questi i prodotti di punta di Italia Independent, così come descritti nei bilanci. Candelabro monostelo. Un candelabro in carbonio e corion. Materiali ultraleggeri e resistenti che devono essere soggetti ad alte prestazioni. Il corpo del candelabro è realizzato con la stessa tecnica di stampaggio utilizzata dalle mazze da golf. Candelabro multibraccio. Candelabro in carbonio impregnato a mano. Questo processo innovativo dona al carbonio l’aspetto di un tessuto. Grazie al processo di lavorazione realizzato da un gruppo di ragazzi che producono kitesurf e snowboard sulla spiaggia di Jesolo, la treccia di carbonio presenta un aspetto molto morbido. Borsa o shopping bag in kevlar. Il kevlar è un filo utilizzato per la realizzazione di giubbotti anti-proiettile. I manici sono collegati alla borsa con placche di carbonio fissate con viti a piastre in acciaio. Vaso in tessuto. Un vaso da fiori in tessuto lavorato che lo rende waterproof. Giacca Tuxedo in cordura. Giacca da smoking realizzata in cordura, materiale che viene generalmente usato per le giacche da montagna. Occhiali carbonio. Primo occhiale con oltre 40 pelli di carbonio. Ogni occhiale è unico, diverso dall’altro, non falsificabile. Occhiali in acetato. Collezione di occhiali da sole realizzati in acetato opaco. Giacca in goretex elastico. Giacca da pioggia aderente e dal taglio sartoriale. Mobile esposizione occhiali. Realizzato ad hoc in carbonio e legno. Jeans Care Label. Jeans ecologici» (Claudio Plazzotta, ItaOg 21/11/2008). Nel 2013, con Karl Lagerfeld, produce un occhiale di velluto, definito «lusso democratico». Ideatore della vodka tutta italiana «I Spirit», con acqua demineralizzata delle Dolomiti (2010); del Taylor Made in Ferrari, servizio di auto su misura (dal 2011). Dà alle stampe Le regole del mio stile (ADD Editore, 2012). Rilascia interviste piene di frasi ispirate: «Sono pronto a beccarmi critiche e sarcasmo. Sono autoironico, non voglio insegnare niente. Ma penso che il bello, se ben usato, fa bene a una nazione in difficoltà» •«Il mio brand? “È un global democratic brand, né snobtrash» (Cavalera) • «Puoi avere tutto: successo, soldi, donne, ma alla fine dentro di te non stare bene. Questa è la realtà dei fatti» • «Bisogna capire che ci sono persone con problemi molto più grandi dei nostri» • «Se dall’esterno sembri perfetto, ma dentro sei vuoto, fai del male a te stesso e agli altri» • «Per costruire buone squadre, la chiave di tutto sono gli individui» • «È facile essere gentile con i potenti. Bisogna esserlo con tutti» • «Noi italiani quando siamo in Italia diventiamo molto critici. Quando viviamo all’estero riscopriamo i nostri valori e il nostro amore per l’Italia» • «Voglio un paese dove viene premiato chi ha le capacità e non chi è amico di, fratello di o figlio di» • Nessuno accenna più all’incidente del 2005. Per il momento.
Religione Nel 2009 annunciò di volersi convertire all’ebraismo.
Ricatti Nel giugno 2014 due fratelli, Enrico e Giovanni Bellavista, sui 30 anni, lo beccarono barcollante e seminudo mentre vagava alla perferia nord di Milano. Gli chiesero 90 mila euro per non far uscire foto compromettenti, furono arrestati dai carabinieri.
Sequestro A fine 2016, rimasto al verde dopo festino a base di alcol, cocaina e marijuana, in compagnia di una trans, a New York, simulò un rapimento e chiese alla famiglia 10 mila euro di riscatto. «Se chiamate la polizia lui muore». Gli Agnelli chiamarono la polizia, fu scoperto subito.
Incidente L’ultimo incidente risale invece a dicembre 2019, a Tel Aviv: di ritorno da una visita al Muro del Pianto, Lapo si schianta a bordo di una fuoriserie, finendo al pronto soccorso con fratture in tutto il corpo. Rimane in coma sei giorni. Escono foto di lui in sedia a rotelle. Quando si riprende, su Twitter, ringrazia Dio e i medici di avergli salvato la vita.
Matrimonio Il 7 ottobre 2021, giorno del suo 44° compleanno, sposa Joana Lemos, ex pilota di rally portoghese. «Joana ha cinque anni più di lei ed è così diversa dalle sue ex, come entra nella sua vita? “Ero in un ristorante e ho visto uno sguardo che era una forza della natura. Poi, ho visto anche il resto e mi è piaciuta in tutto. Ci ho provato subito in modo lapesco e mi è andata male”. In “modo lapesco”? “Le ho scritto un messaggio: ti voglio. La volevo molto prima che lei volesse me. Non ha risposto. Ho dovuto ricominciare in modo lapesco-romantico: costruire un rapporto dove ci si conosce, si vedono nello sguardo passioni, valori, la voglia di presente e di futuro. Lei ha molte cose mie: determinazione, costanza, caparbietà, bontà, generosità. Come me, dà così tanto agli altri che a fine giornata può essere sfinita. È una donna che mi porta su ed è la prima che non sta con me per la visibilità o i soldi. Non ci nascondiamo niente. Abbiamo i codici del telefono l’uno dell’altro. È probabilmente la prima volta che non sono birichino, non guardo altrove e non ho più il complesso del seduttore”. Il complesso del seduttore? “Prima, ero insicuro e la mia donna doveva piacere agli altri e, quasi quasi, non piaceva a me. Joana, invece, piace a me. Con lei, voglio costruire”» (Morvillo).
Curiosità Alto 1 metro e 72 • Juventino (ovviamente) • Tra Ferrari e Maserati, preferisce la seconda • Appassionato di pallavolo • Si mantiene giovane con la crioterapia • Dal 2019 fa meditazione buddhista • Per addormentari pratica la sleep hypnosis, per rilassarsi fa visualizzazioni • Ha brevettato una tonalità di azzurro, l’«azzurro Lapo» («Ispira mare, cielo, infinito, Italia, il Paese che amo di più al mondo») • Se avesse una figlia, la chiamerebbe Italia • Molto amico di Sharon Stone • «È vero che, a Capri, rubasti un taxi al grido di “la Fiat è mia”? “Ma vi pare che avrei mai detto ‘La Fiat è mia’? Il ‘Lei non sa chi sono io’ non mi appartiene, a iniziare dal lei. Io do del tu a tutti. A Capri non è andata così. Ho tanti difetti, ma non sono arrogante. Eravamo un po’ brilli, c’era stato il compleanno di un amico. Scherzai con un tassista e guidai l’auto per 10 metri. La mia fidanzata di allora mi disse di smetterla e finì lì”» (Pagani e Borromeo) • La sua società, la Italia Independent, non è andata bene, nel 2022 ha dovuto licenziare 26 dipendenti • «In passato, non mi vergogno a dirlo, ho commesso l’errore di mettermi troppo nei panni dell’imprenditore, con il risultato di perdere in creatività» • Negli ultimi tempi si è dato alla beneficienza • «Ero nel carcere di Nisida, un ragazzino, arrestato a undici anni, mi fa: Lapo, Lapo, sei figo! Chiedo perché. E lui: perché pippavi e andavi a prostitute. Mi sono sentito rabbrividire. Era un baby killer della camorra, aveva ucciso tre persone. Gli ho chiesto che avrebbe fatto se uno gli avesse dato un’opportunità e mi ha risposto: io, se torno al quartiere, mi do sei mesi di vita, m’importa solo di farmi e di andare a donne. Mi sono sentito male. Mi sono detto: adesso, con tutta la fortuna e i privilegi che hai, ti dai una mossa e vedi di fare la differenza» (Morvillo) • Ha creato una sua fondazione, collabora con la Croce Rossa, aiuta le famiglie in crisi per il Covid, sostiene i bambini in situazioni familiari difficili, aiuta alcolisti e tossici senza fissa dimora, le donne vittime di violenza, etc. • Favorevole alle ong che salvano i migranti in mare, polemizzò con Salvini per questo • Una volta polemizzò anche con Renzi («È un micron, non un Macron») • Nel 2022 noleggiò un Boeing 737 di una compagnia aerea ucraina per far arrivare 150 profughi ucraini in Portogallo • Ha detto che essere nipote dell’Avvocato è stato più facile che esserne il figlio • «Da giovane volevo somigliare a mio nonno. Era il mio esempio, il mio modello. Pensavo esistesse solo lui. Poi ho capito che il nonno era il nonno e io sono solo io. È giusto così» • «Il caso, che distribuisce le carte per il poker della vita, a me ha dato una scala reale. Ma se non la so giocare perdo tutto alle prime mani» • «Ho sempre dovuto affrontare sfide, anche a causa della mia provenienza. Ma mi sono sempre messo in discussione. Penso che il giorno in cui smetterò di farlo, morirò».
Titoli di coda «Ho visto e ascoltato Lapo Elkann in televisione, e poi ho guardato in rete qualche informazione sul suo conto. Avevo ogni tanto orecchiato le notizie avventurose su di lui, di quelle che divertono e allarmano uno spettatore distratto: simpatico, qualcosa doveva pur fare per divincolarsi, speriamo che la cosa non vada a finire male. Ora fa della beneficenza, ama l’Italia e l’Europa, dice delle cose strampalate, tutto normale. Ma l’ho sentito dire: “Io sono buono”, la frase più difficile e rara da pronunciare. E rarissimo è che chi l’ascolti pensi: “Dev’essere vero”» (Adriano Sofri, Il Foglio 24/4/2020).