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 2022  ottobre 18 Martedì calendario

Biografia di Verónica Castro (Verónica Judith Sáenz Castro Alva)

Verónica Castro (Verónica Judith Sáenz Castro Alva), nata a Città del Messico (Stati Uniti del Messico) il 19 ottobre 1952 (70 anni). Attrice. Diva messicana per eccellenza. La regina delle telenovelas. Uno dei simboli degli anni 80 • Divenne celebre con il ruolo di Mariana Villareal in Anche i ricchi piangono (Televisa, 1979), telenovela in 248 puntate, trasmessa in 40 Paesi e tradotta in moltissime lingue. Recitò in una quarantina tra film, telefilm e telenovelas, tra cui: Mariana il diritto di nascere (1981), Veronica il volto dell’amore (1982), Illusione d’amore (1983), Il segreto di Jolanda (1984), Amore proibito (1986), Rosa selvaggia (1987) • «Morbida e minuta, piccola di statura, grandi occhi verdi e una chioma leonina di capelli ramati» (Silvia Fumarola, Rep 1/3/1990) • «Per trent’anni gliene hanno fatte di tutti i colori: è stata povera, maltrattata, tradita, ma anche ricca, adorata, miracolata. Per trent’anni ha alternato vestitini rattoppati e abiti luccicanti, ha abitato catapecchie fatiscenti e lussuose ville, si è sposata non sa neanche più lei quante volte, ha messo al mondo bambini nelle condizioni più disparate, preferibilmente da ragazza madre, meglio se sotto un ponte o per strada, ha rischiato il convento e la galera... Sempre e comunque per amore, con le stimmate del martirio e l’impegno alla resurrezione finale e ascesa nell’empireo dei ricchi senza lacrime, scritti nero su bianco nella sceneggiatura» (Giuseppina Manin, CdS 21/4/1997) • Il pubblico latino-americano la chiamava la Encantadora, l’Incantatrice. In patria divenne più famosa del presidente della Repubblica, al punto che non poteva più camminare per la strada e andare a far compere. Fu ricevuta in udienza in Vaticano da Giovanni Paolo II. Si dice che persino in casa Gorbačëv la tivù fosse spesso sintonizzata sulle sue telenovelas • In Italia è stata ospite di Raffaella Carrà, Gianni Minoli, Pippo Baudo, Fabrizio Frizzi, Maurizio Costanzo, Patrizia Rossetti, Luciano Rispoli, Iva Zanicchi. Ha lavorato come modella, cantante, presentatrice televisiva e protagonista di reality show • Della grande popolarità degli anni 80, oggi, non le manca nulla. «Anche se in Italia le mie telenovelas non sono più trasmesse, so che la gente si ricorda di me e ho un posto speciale nel loro cuore, come io per loro».
Titoli di testa «Una gran massa di capelli lunghi, un volto molto truccato per mettere in risalto gli occhi verdi e la bocca, sempre disponibile a un largo sorriso. Un abbigliamento studiato per un fisico minuto (risulta piccolina nonostante i tacchi a spillo), ma sovrabbondante sotto una casacca ricca di spacchi, il tutto in raso rosso e nero» (Sta 25/5/1984).
Vita Origini umili, come quelle delle protagoniste delle sue telenovelas. «La mia infanzia è durata poco. Mi mancavano i soldi, ma non sono mai stata infelice». Primo assaggio di popolarità a sedici anni, per una sua foto su Caballero, rivista messicana per soli uomini. Poi: una serie infinita di filmetti e fotoromanzi. La svolta arriva quando le offrono la parte di una povera orfana in Anche i ricchi piangono. «Era la mia grande occasione, dopo anni di spot, fotonovelas, teatro e ruoli secondari, il produttore Valentin Pimstein mi ha voluto nel ruolo di Mariana. Molte puntate erano registrate il pomeriggio prima e montate il giorno stesso della messa in onda. Quando c’era qualche flessione di share da parte del pubblico, veniva modificato il copione con dei colpi di scena. È stato un lavoro duro, con ritmi massacranti, ma devo tutto a questa soap. La cosa buffa era che avevo solo 27 anni, abbiamo girato nel 1979, e interpretavo, nella seconda parte della storia, la madre di Alberto (Guillermo Capetillo) che sette anni dopo è stato mio marito in Rosa selvaggia e nel 1996 il mio amante in Pueblo chico, infierno grande. Gli promisi che nel caso ci fosse stata un’altra occasione per lavorare insieme, come minimo avrebbe dovuto interpretare mio nonno!» • La serie è un successo tale che viene replicata all’infinito, su scala e con metodi industriali. E Veronica diventa una diva. «La sua specialità è il melodramma telecomandato. La telenovela in mille puntate in cui interpreta uno, due o anche tre personaggi contemporaneamente, con ritmi di lavoro massacranti. Mentre recita ha un auricolare incollato all’orecchio, con la voce del regista che la guida e le urla del produttore che la sgridano quando si perde tempo inutilmente» (Martirano) • «Bella, ricca, famosa, vive in una villa a quattro piani di un quartiere chic, due piani per lei, i figli e la sarta fissa, gli altri due per i suoi innumerevoli vestiti. La guarda, con l’ammirazione di chi ha di fronte l’irraggiungibile, la sorella Beatriz, sua ombra fedele, che per lei disegna i costumi, mentre un altro fratello, José Alberto, è il suo produttore, e un altro ancora, Fausto, l’amministratore. Perché in Messico il nome di Veronica Castro è sì una leggenda ma soprattutto un’azienda. Dove lavora a tempo pieno tutta la famiglia. Madre compresa, la señora Socorro, che gestisce cinque centri estetici che promettono di modellare le donne a immagine e somiglianza della figlia. Una famiglia d’acciaio. Tanto che Veronica non ne ha mai voluta un’altra. “I miei figli sono frutto dei due grandi amori della mia vita, ma non ho mai pensato di sposare i loro padri. Mi sono sposata fin troppo nella finzione ... Ma attendo sempre il grande amore”. Come dev essere? “Intelligente e tenero”. Niente macho? “Macché macho! Il macho sono io”» (Manin).
Meriti Il merito di aver portato Anche i ricchi piangono in Italia si deve a Paolo Romani, poi divenuto deputato, senatore e ministro con Forza Italia. Era il 1985, lui era editore-direttore di Lombardia 7 Tv. «Fui il primo a portare in Italia Veronica Castro, dopo averle dato la caccia in Brasile».
Fan In Italia nacque un Club Veronica Castro, con più di 7 mila iscritti, curato da Emma Gho, energica pensionata di Torino. «È un club nato spontaneamente, abbiamo il compito di tutelare l’immagine di Veronica, riceverla e accompagnarla quando arriva in Italia. Ma siamo andati anche in Messico a trovarla».
Glasnost’ Grandissimo successo anche in Russia, dove Anche i ricchi piangono fu trasmesso con tredici anni di ritardo, dopo la caduta del regime sovietico. Durante la messa in onda la gente non rispondeva neanche al telefono. Le massaie inondavano di lettere la televisione di Stato per sapere se tutte le puntate sarebbero state messe in onda. In un sondaggio tra i lettori di Moscow News, nel 1993, Veronica fu votata quinto personaggio più popolare (dietro a Boris Eltsin, primo, ma davanti a Bush, settimo, e a Clinton, ottavo). Il fatto che la televisione della Comunità degli Stati indipendenti avesse trasmesso Anche i ricchi piangono era al quarto posto nella classifica dei «maggiori eventi» del 1992 dopo la liberalizzazione dei prezzi, l’emissione dei buoni di privatizzazione e l’indicizzazione dei salari (seguivano: i conflitti in Moldavia ed in Abkhazia, la settima sessione del Congresso dei deputati del popolo, etc.). Il viaggio della Castro nell’ex Impero sovietico fu un trionfo. Una sera, al Teatro Bol’šoj di Mosca, una rappresentazione del Lago dei Cigni di Čajkovskij fu interrotta a metà quando il pubblico si accorse che Veronica era seduta in prima fila in un palco (tutti correvano a chiederle un autografo). Lei, lasciando la Russia, espresse i suoi auguri per le riforme economiche che il Paese stava cercando di attuare e, commossa, disse: «In nessun posto al mondo sono stata accolta con tanto calore». I giornali occidentali fecero dell’ironia. Repubblica: «Castro seduce Mosca. Soltanto che non si tratta del barbuto Fidel». Il Corriere: «A Bishkek, capitale del Kirghizistan, nell’ora in cui la televisione trasmetteva, ogni giorno, Anche i ricchi piangono, diminuivano i reati: anche i delinquenti se ne stavano a casa, per non perdere nemmeno una puntata». Ma c’erano anche spiegazioni più serie: «L’ambasciata del Messico è invasa da lettere di gente che vuole sapere che fine farà Veronica Castro. E pare che l’ambasciatore, Carlos Tello, si sia sentito porre la domanda anche in occasione di colloqui ministeriali ad alto livello. Dopo la plumbea, decennale narcosi della Tv brezneviana, dopo l’ubriacatura politica della perestrojka via etere, la televisione del post-comunismo sta adagiando i russi tra i dorati guanciali del disimpegno. Dalle telenovelas ai giochi a premi, dai cartoni di Disney ai vecchi film europei e americani di serie B: tutto va bene, purché profumi di capitalismo e di Occidente» (Andrea Bonanni, CdS 8/9/1992). «Qualche giornale, qualche critico, protesta, ricordando che ben altre eroine commuovevano la Russia: per esempio Anna Karenina. Ma Egor Jakovlev, ex-direttore del Moskovskije Novosti, il settimanale portabandiera della glasnost, ora direttore della tivù russa, deve avere pensato che non c’è nulla di male se, dopo settanta anni di realismo socialista nelle arti e nello spettacolo, i russi si innamorano di una attrice che fa piangere i ricchi in una telenovela messicana» (Enrico Franceschini, Rep 8/8/1992).
Ritocchi José Jury, chirurgo plastico di Buenos Aires. A lui Veronica deve il seno (di due taglie in meno dell’originale), cosce più snelle, pelle più liscia, bocca più turgida. «È fantastico sentirsi sempre giovani e belle. Ma per me è anche necessario. Come potrei essere credibile, altrimenti, in tutte quelle storie d’amore?».
Vizi I cigarillos.
Curiosità Alta 1 metro e 56, pesa 51 chili • Nella stessa telenovela è stata la madre quarantenne, vittima di uno stupro, e la figlia ventenne, frutto di quello stupro • Dice di essersi laureata in Relazioni internazionali per far contenti i genitori • Fa un’ora di ginnastica al giorno • Gioca a tennis • Parla correntemente tre-quattro lingue • Da qualche tempo si è appassionata a Twitter • Il figlio primogenito, Cristian Castro, molto popolare in America Latina, nel 2012 ha inciso un brano con Gigi D’Alessio • Il secondogenito, Michel, è produttore. Nel 2008 l’ha diretta nel cortometraggio En la oscuridad Anche i ricchi piangono vinse un Telegatto nel 1985 • Nel 1986 si è esibita nella versione spagnola di We Are The World • Nel 2018 ha recitato nella prima di tre stagioni di una serie Netflix intitolata La casa de las flores (2018-2020), in cui ogni puntata ha il nome di un fiore e si raccontano, con leggerezza e ironia, amori e passioni del mondo Lgbtq.
Titoli di coda «Con questa intervista desidero ringraziare il pubblico italiano per l’affetto che continua a dimostrare per me e per la mia famiglia. Vi saluto con un bacio lungo Messico – Italia».