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 2022  ottobre 19 Mercoledì calendario

Biografia di Sabino Cassese

Sabino Cassese, nato ad Atripalda (Avellino) il 20 ottobre 1935 (87 anni). Giurista. Professore emerito della Normale di Pisa. Insegna alla School of Government della Luiss. Già giudice della Corte Costituzionale e ministro senza portafoglio per la Funzione pubblica nel governo Ciampi. Tra i massimi esperti di pubblica amministrazione. «Teorico della modernizzazione dello Stato, si è speso per tutti gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso per addrizzare la pubblica amministrazione scendendo più volte dall’albero dei progetti astratti per sporcarsi le mani con decreti e circolari e affrontando a viso aperto una marea di resistenze e riottosità» [Pirone, Mess]. Scrive per Corriere della Sera, Repubblica, Domenicale del Sole. Sue Le lezioni sul Foglio.
Titoli di testa «Nella pubblica amministrazione lavora chi vuole lavorare. E così non va bene».
Vita «Sono nato ad Atripalda a pochi chilometri da Avellino, sono cresciuto a Salerno». Il padre Leopoldo dirigeva l’Archivio di Stato, la madre era insegnante. «Non navigavamo nell’oro, andavo in giro con giacche rivoltate: avevano il taschino a destra» • «Studiai al Tasso di Salerno, ero tra quelli bravi e saltai la terza liceo. Occorreva avere la media dell’otto. Mi diplomai a 17 anni e feci il concorso per entrare alla Normale di Pisa. Per la facoltà di legge c’erano sei posti. Fui tra i vincitori». Unica ambizione, «diventare professore universitario» [a Concetto Vecchio, il venerdì] • Alla Normale, «nella sala da pranzo i camerieri servivano i pasti con i guanti bianchi. Bisognava avere la media del 27 e nessun voto sotto il 24. Non avevo tutti 30. Del resto, come professore non ho mai apprezzato quelli che ottengono il massimo a tutti gli esami. Non si possono amare tutte le materie allo stesso modo. Uno studente che non ha tutti trenta dimostra che sa fare delle scelte» • Laurea nel 1956, a ventun anni. «Vinsi una borsa di studio dell’Istituto Sturzo per andare negli Stati Uniti. Don Luigi Sturzo mi telefonò, intendeva conoscermi. Mi presentai nel suo alloggio alle Canossiane, sull’Aurelia, mi ricevette nella stanza da letto» • Per tre anni scrive per la sua rivista poi però va a lavorare all’Eni: «Il mio primo stipendio, a ventidue anni, era di 110 mila lire: più di quanto prendeva mio padre. A venticinque anni dirigevo l’Ufficio studi e legislativo dell’Eni» • L’esordio nell’insegnamento universitario è stato a Urbino (1961), poi a Napoli, alla Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione, e poi ancora alla Sapienza di Roma (città in cui vive, quartiere Parioli), dove ha insegnato fino al novembre 2005 • Cassese è stato a lungo alla Stanford Law School, all’Università di Berkeley, al Nuffield College di Oxford. E ancora fellow del Wilson Center di Washington, professeur associé alle università di Nantes e a Sciences Po a Parigi, professore alla New York University [Bricco, Sole]. Dal 2013 è professore all’Università Católica Global School of Law di Lisbona e, dal 2015, insegna alla School of Government della Luiss • Nel 1985 è presidente della Commissione di indagine del patrimonio immobiliare pubblico della Presidenza del Consiglio dei ministri: «Con un lavoro certosino durato due anni, aveva prodotto un completo censimento di tutti gli immobili pubblici. Perché anche allora, nell’era del Prima Repubblica, qualcuno si era posto il problema della vendita di una grossa parte dell’immenso (e inutilizzato o mal utilizzato) patrimonio immobiliare pubblico. Il lavoro della Commissione Cassese non andò completamente perduto» [Bonafede, A&F] • Tra i suoi incarichi: presidente dell’European group of public administration (1987-1991); presidente della Commissione per la riforma delle partecipazioni statali del Ministero delle partecipazioni statali (1988); presidente della Commissione di garanzia per l’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali (1990-1992); presidente della Commissione speciale per l’esame dei progetti di legge per la prevenzione e la repressione dei fenomeni di corruzione, componente del Consiglio Superiore di statistica dell’Istituto centrale di statistica (1984-1990; 1991-1993) • Da ministro senza portafoglio per la Funzione pubblica nel governo Ciampi (1993-1994) rivelò sconcertato che perfino nel suo ministero, i tornelli, benché impiantati, non funzionavano [Marro, Rizzo, CdS] • Da ministro cercò anche «di umanizzare il linguaggio burocratico. Vedo che non è stato ascoltato» [Romano, CdS] • La leggenda vuole che abbia varato oltre 120 regolamenti. Qualche esempio? L’avvio della riforma dei ministeri (che culminò con gli accorpamenti); il dimezzamento dei permessi sindacali; le prime semplificazioni che culminarono con la drastica riduzione dei certificati; novità a valanga nei contratti dei dipendenti pubblici che da allora iniziarono a fare i conti con la produttività; la prima riforma della dirigenza; le basi per le prime liberalizzazioni con alcune norme che aprirono il mercato del pane e i panificatori che gli scioperarono contro strillando in piazza: «Cassese affama gli italiani».
Un lavoro enorme che culminò con una Finanziaria (legge 537) più alta di un elenco telefonico e che per la prima volta fu scritta dal ministero della Funzione Pubblica e non dalla Ragioneria dello Stato. Riforma nella riforma, che determinò più di qualche tensione fra Cassese e il potente Ragioniere Generale Andrea Monorchio. «D’altra parte con Cassese è così: o lo ami o lo odi», dice un suo ex collaboratore che lo conosce bene. E Cassese è uno che non fa fatica a farsi amare. Dall’esercito dei suoi allievi e assistenti all’Università, ad esempio, con i quali non si è mai comportato come un barone e che spessissimo ha fatto crescere nelle varie amministrazioni [Pirone, Mess] • Designato Cavaliere di gran croce da Oscar Luigi Scalfaro, nemico giurato di Berlusconi, l’11 maggio 1994 • A detta di Sabino Cassese, invece, il sabotaggio burocratico è una prassi. «Ricordo che Andreotti si portò come capo di gabinetto a Palazzo Chigi l’ex ragioniere generale Milazzo, e non c’è dubbio che Milazzo avesse un potere enorme. Persino Stammati, ministro del Tesoro ed ex ragioniere a sua volta, faticava a farsi ascoltare. Il fenomeno del sabotaggio burocratico è stato ampiamente studiato, accade quando le burocrazie si sostituiscono al potere politico e decidono cosa fare e quando farlo. Ricordo il caso di un noto capo di gabinetto contrario a certi cambiamenti nell’amministrazione previsti da una legge appena varata. Sapeva che il governo sarebbe durato massimo 12 mesi e fissò in 18 mesi il termine per emanare il decreto legislativo che avrebbe dovuto dare attuazione alla legge. L’Italia è caratterizzata dal fatto che i governi o durano poco, o hanno una scarsa coesione e una modesta capacità di leadership, o entrambe le cose contemporaneamente. Tutto, unito all’incultura e all’inesperienza di certi ministri, fa sì che si formino sacche di amministrazione che vanno in direzione diversa da quella voluta dalla politica”» [ad Andrea Cangini, Qn] • «Anche con la politica Cassese ha un rapporto a corrente alternata. Vicino a quelli che un tempo si sarebbero chiamati lib-lab (liberal laburisti), sarebbe impossibile fargli indossare la maglietta di un partito. Criticò molto la decisione del governo Berlusconi di nominare commissari all’Antitrust, authority neutra, ex esponenti del partito» [ibid.] • È stato presidente della Commissione per la riforma della pubblica amministrazione. E poi presidente del Banco di Sicilia (2000-05), membro del consiglio di amministrazione dell’Ufficio italiano dei Cambi (1987-1992), dell’ Olivetti (1995-1996), di Autostrade e delle Assicurazioni Generali (2000-2005), e di Lottomatica (2004-2005) • Nel 2004 fonda a Roma, insieme ad un gruppo di suoi ex allievi, professori ordinari di diritto amministrativo, l’Istituto di Ricerche sulla pubblica amministrazione (Irpa) • Dal 2005 al 2014, nominato dal presidente Carlo Azeglio Ciampi, è stato giudice della Corte Costituzionale • Profondo conoscitore della macchina dello Stato, nonché raffinato intellettuale. Ha collaborato con l’Ocse alla riforma delle amministrazioni pubbliche dei Paesi dell’Europa centrale e orientale • Nel 2011 boccia la cosiddetta «legge Vietti» sul legittimo impedimento • Nella questione delle intercettazioni abusive del Quirinale è stato, senza strepito ma con fermezza e coerenza, un anti-Zagrebelsky [Fog 17/4/2013] • Nel 2013 è stato giudice relatore sulla questione del conflitto d’attribuzione tra poteri dello Stato sollevato da Silvio Berlusconi – poi condannato per frode fiscale nella vicenda dei diritti tv Mediaset – nei confronti del tribunale di Milano [Diodato Pirone, Il Messaggero 17/4/2013] • Sulla riforma Costituzionale: «Certo, facciamo un’altra riforma in 6 mesi e… 40 anni. Dalla commissione Bozzi (la prima bicamerale che tentò una riforma della Costituzione) sono passati più di 40 anni. Io sono dell’opinione di Giorgio Napolitano, se non si fa la riforma adesso, non si fa più» [a Di Matteo, Sta nel 2015] • Agli inizi del 2016 prende posizione a favore del sì al referendum confermativo della riforma costituzionale Renzi-Boschi, dichiarando: «Perché lasciare alle nostre spalle un sistema parlamentare binario? Una ragione c’è. Quando fu approvata la Costituzione, il popolo votava soltanto per il Parlamento nazionale. Nel 1970 fu chiamato a votare anche per i consigli regionali. Nel 1979 anche per il Parlamento europeo. Questi svolgono con efficacia la funzione di contrappeso. Si aggiunge a questi il controllo della Corte costituzionale, organo di bilanciamento per eccellenza, in funzione dal 1956. Quindi, il compito originario del Senato – che comunque ha svolto molto poco, limitandosi a essere un doppione o un fattore di ritardo – si è esaurito» [Wikipedia] • All’impoverimento delle idee quanto vi ha contribuito Beppe Grillo? «Molto. Ho avuto una polemica con lui, sull’uno vale uno. Gli chiesi: “Ma se lei ha un rubinetto che perde chiama un falegname?” “E se ha un tavolo traballante telefona a un idraulico?” Non seppe rispondermi» • Durante la prima ondata Sabino Cassese è intervenuto pubblicamente più volte contro il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, criticando l’uso eccessivo del Dpcm. «L’articolo 16 della Costituzione sancisce che solo un atto avente forza di legge può limitare restrizioni alla libertà personale e allo spostamento in caso di rischi connessi alla salute pubblica, quindi sarebbe stato meglio se il Governo avesse emanato decreti-legge da far convertire al Parlamento e poi usare gli atti amministrativi, come il DPR» • Lo stato d’emergenza è stato prorogato. Perfino Mario Draghi aveva detto “attenzione, il professore Cassese mi sgrida”. Lo sgridiamo? «Osserviamo semplicemente che un paese che non riesce ad affrontare con strumenti ordinari una situazione che si protrae da due anni (è ancora emergenza?) ha un deficit di ideazione, di capacità di individuare strumenti ordinari, di progettazione, che dovrebbe preoccupare. Il Consiglio di stato dov’è, se non sa dare buoni consigli? Il governo dov’è, se non sa individuare soluzioni che ci sappiano mettere in sicurezza anche la prossima volta? Il Parlamento dov’è, se non sa fare buone leggi? Possibile che si debba sempre ricorrere alle scorciatoie per superare gli ostacoli e non si sappia o non si abbia il coraggio di abbatterli? Che faremo dinanzi alla prossima pandemia? Ricorreremo a un altro Figliuolo?» [a Carmelo Caruso, Foglio] • Nel 2011 partecipò ad Atreju, la tradizionale festa di Fratelli d’Italia. In quell’occasione prese parte al dibattito Analisi, necessità e prospettive di una riforma dello Stato in senso presidenziale. «Se intendo sostenere la proposta di riforma costituzionale in senso presidenzialista presentata da Fratelli d’Italia? Direi certamente» [Formiche.net] • È stato nominato Cavaliere di Gran Croce della Repubblica e nel 2022 è stato indicato tra i candidati al Quirinale dopo il settennato di Sergio Mattarella: «Come la vivo? Con ironia. Bisogna sempre averla. È essenziale» • Non eletto • È favorevole a una donna? «Molto, sarebbe ora». Però non l’abbiamo mai avuta. «Perché non ci piace l’eguaglianza» [a Vecchio, cit.] • Che consigli dà a un giovane di talento? «Di non farsi prendere dalle passioni, dal fuoco fatuo. E poi di avere culo». Fortuna? «No, nel senso di metterlo sulla sedia, di studiare applicandosi con costanza» [a Concetto Vecchio, il venerdì] • Ci sono molti modi per invecchiare. Sabino Cassese ha scelto lo stile meno pacifico ma più divertente. Anziché parlare con toni ieratici e tromboneggianti e anziché troncare e sopire – i due opposti atteggiamenti da “venerati maestri”, secondo la classificazione di Edmondo Berselli – formula concetti con la precisione di un bambino che sceglie accuratamente i dardi da scagliare con la sua cerbottana. Non lo fa per épater les bourgeois. Perché – le bourgeois – è lui. Lo fa perché sa – lui che ha molto fatto, ha molto gestito, ha molto visto – che la forma più raffinata di potere è nel pensiero e che il suo esercizio più acuminato è la sua espressione [Bricco, Sole].
Opere «Ha saputo scrivere, per il Mulino e per Laterza, pagine magnifiche di storia dello stato italiano attraverso la storia dello stato fascista, pagine sul problema della democrazia in Italia, sulla crisi dello stato, e come Calamandrei anche Cassese sa dire che i magistrati devono essere bocca della legge» [S. M., Foglio] • Tra le sue opere più recenti La svolta. Dialoghi sulla politica che cambia (2019); Il popolo e i suoi rappresentanti (2019); Il buon governo. L’età dei doveri (2020); Una volta il futuro era migliore. Lezioni per invertire la rotta (2021); Intellettuali (2021), La nuova Costituzione economica (2021). Da ultimo: Il governo dei giudici (Laterza, 2022) e I presidenti e la presidenza del Consiglio dei ministri nell’Italia repubblicana. Storia, politica, istituzioni (con A. Pajno, A. Melloni, Laterza, 2022).
Curiosità Ha ricevuto lauree honoris causa ad Aix-en-Provence, Cordoba, Parigi, Atene e Macerata, in tutto sono 9 • Il fratello Antonio, scomparso nel 2011, era anche lui grandissimo giurista, presidente del Tribunale per i crimini nella ex Jugoslavia e professore all’Università di Firenze • Sabino Cassese alle nove del mattino è in giacca e cravatta. Tutto è al suo posto nello studio ai Parioli tappezzato di ventimila libri: «Ho orari da metalmeccanico. Lavoro otto ore al giorno, domeniche incluse. Non faccio vacanze. Nella casa al mare ho una stanza studio» • Non usa social: «Ricevo ogni giorno trecento mail, e a cento mi tocca rispondere. Ogni pezzo che scrivo mi procura almeno quattro telefonate e cinque messaggi. Non ho tempo per i social» • Parla bene l’inglese e il francese, conosce il tedesco e lo spagnolo. «Ho tenuto per anni lezioni in Argentina» • Mangia ciliegie quasi ghiacciate: «Mi piacciono così» • Noto consumatore di minestrine • Appassionato di musica classica, non perde un concerto dell’Accademia di Santa Cecilia. Festeggiò la nomina in Corte Costituzionale ascoltando Vivaldi. Ma è anche un bachiano esperto: «Sabino Cassese, Bach l’ha aiutata a capire di più il suo lavoro di magistrato? “Se crediamo a quanto ha scritto Goethe, e cioè che la musica di Bach è "un colloquio di Dio con sé stesso poco prima della Creazione", essa aiuta chiunque a svolgere meglio il proprio lavoro. Se poi si pensa che Bach passò attraverso molte tragedie familiari e visse nella tormentata Germania di pochi decenni successiva alla pace di Vestfalia (che concluse la Guerra dei Trent’Anni), cioè in una nazione di trecento piccoli Stati sovrani, si può immaginare quanto equilibrio e serenità il compositore riuscisse a trarre dalla propria opera, e anche come la sua vita dinamica, fertile e operosa possa fungere da esempio per tutti noi, in questi tempi calamitosi”» [a Leonetta Bentivoglio, Rep].
Frasi «Io vivo come i monaci stiliti, ha presente? Scelsero di vivere su una colonna. Ecco, non vedo nessuno, manco i miei nipoti, per colpa del Covid»; «I commissari straordinari sono il sintomo del problema, della malattia: si ricorre a loro, sempre di più, perché l’amministrazione ordinaria non funziona»; Come definirebbe il discorso pubblico italiano? «Teatrale e gladiatorio, moraleggiante invece che programmante»; «Siamo circondati da cacciatori di farfalle»; «Non mi faccia fare previsioni, perché in genere si sbaglia»; «Kafka ha scritto una volta che non leggeva i giornali perché lo informavano sulle cose, non gli spiegavano il senso delle cose. Per capire il senso delle cose, bisogna prendre du recul – dicono i francesi – guardare con altro occhio, capire il movimento dei tempi, distanziarsi, saper vedere l’andamento degli eventi”; «Come lo spartito non è la musica, così la norma non è il diritto. Sia la musica sia il diritto nascono dall’interpretazione, che è una funzione creativa, non esecutiva, e ha un ruolo dominante nella musica e nel diritto»; «Centro, destra, sinistra sono convenzioni. Centrosinistra e centrodestra sono convenzioni di secondo grado. Quello che conta sono l’azione di governo e l’enfasi posta su alcuni temi»; «La mia idea è di fare dell’insegnamento in pubblico».
Amori Sposato da quasi 60 anni con Rita Perez. Due figli, Elisabetta, che lavora in Banca d’Italia e Matteo che vive a Berlino e si occupa di comunicazione e produttività per imprese innovative. «Il matrimonio? È un lungo viaggio che richiede di capire il proprio cambiamento e il cambiamento dell’altro» • «Mia moglie? Fa una vita simile alla mia, ognuno ha il suo studio anche in villeggiatura. Ha appena pubblicato un libro sulla Ragioneria dello Stato. Però poi, qualche volta, lei va al cinema e io no» [a Vecchio, cit.].
Titoli di coda «I partiti come grandi educatori non esistono più. Internet è una folla senza volto. Se i giornali non svolgono la funzione di formazione dell’opinione pubblica iniziata a metà dell’Ottocento, avremo non il popolo, ma la folla».