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 2022  ottobre 25 Martedì calendario

Biografia di Matteo Bassetti

Matteo Bassetti, nato a Genova il 26 ottobre 1970 (52 anni). Virologo e infettivologo. Direttore dell’ospedale di San Martino, cattedra all’Università di Genova, decine di pubblicazioni. Salito alle cronache con la pandemia.
Titoli di testa «La notorietà è complessa. Se arriva all’improvviso e non sei abituato, commetti errori… ti capitano piccole cadute».
Vita «Ho avuto una famiglia meravigliosa e un papà importante» • Suo padre Dante, anche lui professore a Genova, era tra i più noti studiosi di malattie infettive: «Mi portava a congressi e conferenze. Non capivo nulla, come se parlassero in arabo o fenicio, ma tra me e me mi dicevo: un giorno capirò» • Sua madre Giuliana faceva di professione «il capofamiglia» • «I miei amici non erano gli eroi dei fumetti, ma virus, batteri, funghi, protozoi. Quando poi mi sono iscritto all’università, io e lo stafilococco ci conoscevamo da parecchio tempo» [Patrizia Groppelli, Chi] • In cameretta, appeso al muro, il poster degli Europe: «Ero della generazione paninara con il mito della Milano da bere e divisa d’ordinanza, Timberland e Moncler» • In segreto ascoltava Gino Paoli: «Abitava a cinquanta metri da casa nostra, collina di Quinto, lo vedevo uscire dal cancello con superauto e superdonne. Un mito, ma soprattutto un poeta pazzesco che ha scritto la colonna sonora dell’amore tra i miei genitori, Sapore di sale, e poi del mio grande amore» [ibid.] •«I vantaggi di avere un padre importante sono nei geni che mi ha tramandato. Per il resto ho dovuto sgobbare il doppio dei miei colleghi per essere all’altezza» [Groppelli, cit.] • Maturità classica al Calasanzio di Genova nel 1989, laurea in Medicina e chirurgia «con dignità di stampa» nel 1995 e specializzazione in Malattie infettive all’Università di Genova nel 1999 • Per dieci anni, dal 2001 al 2011, Bassetti è dirigente di «primo livello disciplina Malattie Infettive all’ospedale San Martino di Genova» • Nel 2004, un dottorato di ricerca in Malattie infettive e trapianti d’organo, nel 2005 un post dottorato sempre in malattie infettive a Yale: «Torno in Italia e dico a mio padre che voglio restare in America. Lui: no, vieni qui e fai carriera. Peccato che sia tornato e lui sia morto. Da essere il figlio di Bassetti sono diventato “quel raccomandato del figlio di Bassetti”, “il bassettino”, “quello stronzo del figlio di Bassetti”. Mi hanno messo non in un cesso, di più. Ho dovuto passare cinque anni della mia vita per uscire da quel gabinetto in cui avevano tirato anche la catena» [a Selvaggia Lucarelli, Fatto] • Dal 2011 al 2019 è direttore della Clinica Malattie infettive dell’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Udine, professore associato di Malattie infettive all’Università di Udine e direttore della scuola di specializzazione in Malattie infettive e tropicali dell’Università di Udine • «Nel periodo della legge Lorenzin sull’obbligo vaccinale. Io promuovevo l’importanza dei vaccini, ero una sorta di Burioni friulano. Imbrattarono le vetrate del padiglione con scritte tipo “pelato di merda”» [Lucarelli, cit.] • Altra scritta: «Matteo Bassetti, fatteli tu 7 vaccini, sei basso, sei piccolo. Lo dice anche il cognome» • Insieme al professor Silvio Brusaferro, dal 2014 sviluppa gli interventi regionali per la definizione dei percorsi di antimicrobial stewardship (una serie di interventi coordinati che hanno lo scopo di promuovere l’uso appropriato degli antimicrobici e che indirizzano nella scelta ottimale del farmaco, della dose, della durata della terapia e della via di somministrazione) sia a livello ospedaliero che regionale e nel 2018 diventa anche coordinatore della rete infettivologica regionale del Friuli Venezia Giulia • L’anno dopo torna a Genova come direttore della clinica Malattie infettive del San Martino di Genova, professore ordinario di Malattie infettive all’Università di Genova e rettore della scuola di specializzazione in Malattie infettive dell’Università di Genova • A febbraio del 2020 arriva la pandemia, e Matteo Bassetti compare in tv per cercare di orientare gli italiani nella confusione e nel panico del Covid-19. Inizialmente cerca di rassicurare la popolazione. «I dati dicono che l’infezione viene dalla Cina, che ha un sistema sanitario non evoluto come il nostro. Noi le cose le sappiamo fare e le sappiamo fare bene, riusciremo a tendere ancora più in basso come letalità» • Si oppone al catastrofismo del ministro Roberto Speranza: «Forse ci vorrebbe un ministro medico» [CdS] e diventa l’idolo della Destra «perché ho sempre ritenuto sbagliato il terrorismo mediatico sul Covid e i bollettini che, almeno in certi momenti della pandemia l’anno scorso, ci informavano, ossessivamente, ogni giorno, della situazione di morti e ricoverati. Questo mio modo di fare comunicazione è piaciuto a una certa area politica» [Bazzi, CdS] • Ad aprile del 2020 dichiara: «È stata dura. Siamo stati costretti a navigare a vista: dovevamo affrontare un virus che non conoscevamo senza sapere quali farmaci funzionassero. Ma adesso abbiamo già imparato parecchie cose. La mortalità è calata. E forse anche il virus si è indebolito» • «Se a marzo ci si affidava più al realismo di Massimo Galli, al rigore senza sconti di Andrea Crisanti, alle raccomandazioni tecniche e materne di Ilaria Capua, ora vince il pragmatismo scorbutico e vanesio di Bassetti e Bassetti è, di fatto, lo scienziato della seconda ondata. Quello meno virale dei primi, ma più subdolo, più furbo, più necessario. Serve, adesso, un professore che dica “basta terrorismo”, “un secondo lockdown non ci sarà”, “Le mascherine all’aperto sono inutili”, uno che aiuti l’economia a ripartire, tranquillizzi la gente e che soprattutto si piaccia. Le tv se lo litigano, Dagospia scrive che gli omosessuali sono pazzi di lui e interpretano le teorie lombrosiane per cui il suo naso e le sue mani sono la spia delle sue virtù, lui ha la pelata sempre più lucida, la barba sempre più disegnata», così lo descrive Selvaggia Lucarelli sul Fatto dell’8 ottobre 2020 • Poi la svolta. Undici mesi dopo Lucarelli lo intervista sempre per il Fatto: Lei è passato dall’essere rassicurazionista ad allarmista: l’avere sbagliato previsioni l’ha segnata? «Ho sbagliato e sono l’unico che ha ammesso un errore». Ma lei si è chiesto “perché ho sbagliato così clamorosamente? «Sì. Perché vedevo la realtà del mio ospedale e la riportavo. La scorsa estate l’ospedale era più vuoto di oggi. Ho pensato che avessimo vinto. Da ottobre in poi però non ho più sbagliato un colpo. E resto convinto che il terrorismo faccia male» [Fatto 10/09/2021] • Pro vax («Chi perde la grande opportunità di vaccinarsi è un coglione»), nel giugno del 2021 è finito sotto scorta dopo una serie di minacce. Lo insultano sui social, riceve lettere anonime in ospedale: «Mi minacciano perché forse chi doveva metterci di più la faccia non ce l’ha messa abbastanza. In un Paese diverso dal nostro chi dovrebbe diventare oggetto di attacchi da parte di chi è contrario ai vaccini dovrebbe essere una figura istituzionale come il ministro della Salute e non l’anello più debole come un medico» • La scorsa settimana due leoni da tastiera che lo hanno insultato sono stati condannati a un risarcimento da 1.200 euro • «Ero appena rientrato con mia moglie e i miei figli da una breve vacanza in Sardegna. L’aereo è arrivato a Genova alle dieci, alle undici ero a casa. Poi sono uscito per comperare certi piccoli sigari che ogni tanto fumo: c’è un tabaccaio, vicino a casa, aperto fino a tardi. Sto per rientrare e vedo su di me lo sguardo di una persona che mi riconosce. Ha cominciato a ricoprirmi di insulti e mi urlava: “I vaccini fatteli tu”. E ancora: “Ti ammazzo”. Non mi sono avvicinato e ho tirato dritto. Così mi aveva istruito la Digos: sono sotto sorveglianza e ho subito chiamato una loro pattuglia di cui ho il numero diretto, senza passare dal 112. In tre minuti sono arrivati». E adesso? «Il mio aggressore è stato denunciato direttamente dalla polizia, e anche da me: è la settantesima denuncia che presenta il mio avvocato» [Bazzi, cit] • L’aggressore è stato poi condannato a un risarcimento di 750 euro • S’infuria con il centrodestra: «Qualcuno non ha capito l’importanza dei vaccini. Non credo che la Meloni e Salvini non l’abbiano capito. I no vax votano, tutto qui. Il gioco non vale la candela. Ideologicamente io sono da quella parte, ma questa guerra contro la scienza mi fa sentire orfano. E come me tante persone di centrodestra» [Lucarelli 2021, cit.] • «A Matteo Bassetti si possono rimproverare parecchie cose, in questo anno e mezzo di pandemia, dalle previsioni sbagliate sulla seconda ondata ai filmini del matrimonio dalla D’Urso, ma sull’importanza dei vaccini non è sceso a patti con nessuno, neppure con la sua rinomata vanità. Anzi, l’aura da professore più amato dalla destra è andata persa, e lui sembra non preoccuparsene troppo» [ibid.] • Lei passa per uno poco emotivo. Una storia che le è rimasta appiccicata addosso? «Mi viene da piangere ancora quando la racconto. Prima ondata. Vengono da me due operatori tv, Paolo e Luca, per un programma Mediaset. Qualche giorno dopo mi chiama uno dei due e mi dice “sto male”. Lo ricovero. Il secondo pure. Finiscono nella stessa stanza. Entrambi intubati. Uno mi torna indietro, l’altro, Paolo Micai, no. L’ho dovuto dire io a Luca. Sono ancora segnato» [ibid.] • A chi lo critica per la continua presenza in tv risponde che la divulgazione fa parte del suo mestiere di professore universitario («Il nostro ruolo è aiutare la gente a capire») ma ammette di andarci anche per vanità: «Sua moglie è gelosa del fatto che lei è considerato un sex symbol? “Si tratta di una leggenda messa in giro da voi giornalisti”. Il fisico c’è, lo sguardo anche. Fa il modesto? “Non le nascondo che, come dice mia moglie, mi piace piacere. Che c’è di male? Ho 50 anni, professore e direttore, ora anche la notorietà. Perché dovrei vergognarmene?”. In famiglia che dicono? “Papà, così non vale. Se con le donne il tuo avversario è il professor Galli, vuol dire che ti piace vincere facile”» [a Patrizia Groppelli, Chi] • Matteo Bassetti si piace così tanto che in piena pandemia diventa testimonial di un’azienda di cravatte. Lui ha detto che lo ha fatto perché l’azienda aveva fatto donazioni al suo ospedale per comprare respiratori • «Guardi, non le nascondo che la telecamera è una droga. Ma quando non mi chiameranno più vorrà dire che l’emergenza è finita. Accetto volentieri lo scambio, ma non credo che sarà per forza oblio» [Groppelli, cit.]. Quale sarà il suo metadone? «Voglio riappropriami della mia vita. Ieri sera giocavo a calcetto in braghette con la polizia che mi guardava» [Lucarelli 2021, cit.] • Di recente, nuove minacce dai no vax «di giorno e di notte». Queste persone «devono capire che non possono seguirmi, minacciarmi, perseguitare me, mia moglie e i miei figli». Tutti i risarcimenti che riceverà – in ballo ci sono più di 100 denunce – andranno in beneficenza. Bassetti è anche stato truffato da una fantomatica organizzazione criminale che si è impadronita della sua immagine per promuovere creme per l’artrosi, creme per i funghi, pastiglie per pulire i vasi sanguigni, pillole per dimagrire e molte altre ancora • L’estate scorsa, in piena campagna elettorale, s’è proposto come ministro della Salute: «Credo che storicamente i ministri della Sanità che hanno lavorato meglio siano stati dei medici: Elio Guzzanti, Girolamo Sirchia, Umberto Veronesi. Tanto più in questo momento, tra Covid e vaiolo delle scimmie, serve un tecnico. E un infettivologo a maggior ragione. Non c’è il tempo perché un politico arrivi e capisca come funziona il meccanismo, magari circondandosi di consulenti» [Logroscino, CdS] • «A noi il prof. Bassetti sta simpatico: conduce una dura battaglia pro Vax, manda a quel paese i negazionisti, non si sottrae mai allo scontro verbale, anche il più duro […]. Sui social, Bassetti invia foto che lo vedono a cavallo nel Wyoming (l’iconografia ricorda Putin, ma è un puro caso), il cui sottotesto dice: io so cavalcare le situazioni. Da estraneo ai media a ministro? È la notorietà che ci sospinge nell’apprendistato dell’altrove perché, tuttora, niente vale quanto lo sguardo appagato e allusivo dello sconosciuto che ti fissa per averti visto in tv» [Grasso, CdS] • «Orazio Schillaci, rettore dell’Università di Tor Vergata, gli ha soffiato il posto lasciandolo a bocca asciutta. A questo punto chi ha fregato tutti è stato lo scaltro Andrea Crisanti, virostar più discreta e concreta, che è stato eletto deputato con il Partito democratico e con cui lo stesso Bassetti aveva avuto degli screzi, roba da invidie da primedonne che aveva coinvolto anche il decano delle virostar e cioè Massimo Galli, anche lui in area progressista» [Vattino, affaritaliani]. Per chi ha votato in passato? « Forza Italia, pure Renzi quando era nel Pd» [Lucarelli 2021, cit.].
Religione «Credo fortemente nell’aldilà. Prego. E quando prego parlo con i miei genitori, dedico loro i miei pensieri e tutte le cose belle che mi capitano. Sono cattolico praticante, ma non bigotto, e non vado a fare passerella in cattedrale: ascolto la messa in una chiesetta vicino a casa nostra dove predica un prete eccezionale»
Curiosità «Niente golf, niente tennis. Io mi diverto in ospedale e in famiglia. In realtà in passato... Dai 16 ai 33 anni ho fatto l’arbitro di calcio, sono arrivato ad arbitrare in serie D. Poi il lavoro ha preso il sopravvento, sono rimasto in federazione come medico» [ibid.] • Canzone preferita Grazie: «Grazie di avere due profondi occhi blu e due mani da accarezzare». Blu come gli occhi di sua moglie Maria Chiara.
Amori Due figli: Dante, stesso nome del nonno, 16 anni, e Francesco, di 13 avuti dalla moglie Maria Chiara Milano Vieusseux • «Primo incontro nel 2001, ma non accadde nulla. Non che non mi avesse colpito: ero appena tornato dagli Stati Uniti, iniziavo a lavorare, trentenne del genere “voglio tutto subito”, e quindi poco incline ai legami. Fase breve. L’anno successivo io e Maria Chiara ci siamo fidanzati, sei mesi dopo le ho chiesto di sposarmi e dopo altri sei mesi, era il 1° giugno 2003, eravamo marito e moglie». Nel tempo «abbiamo avuto i nostri alti e bassi come tutti, ma ci amiamo ancora tanto». La porta anche in tv dalla D’Urso a Domenica Live.
Titoli di coda «Sono piacione? Ch’aggi’ ‘a fa’!»