La Stampa, 18 novembre 2022
Feltri è ossessionato dall’Iran
Se qualcuno mi dicesse che sono ossessionato dall’Iran, risponderei sì, sono ossessionato dall’Iran. Nulla oggi mi scuote emotivamente e razionalmente quanto la rivolta delle ragazze iraniane, e non mi capacito del silenzio del governo, del Parlamento e del Vaticano. Non so perché tacciano. Ho sospetti, ma solo sospetti. Del silenzio del Papa mi importa il giusto, da cattolico non praticante e non credente iscritto d’ufficio alla Chiesa a pochi mesi di vita per mezzo di battesimo. Ma il silenzio delle istituzioni democratiche, in cui credo profondamente, chiunque le incarni, mi sbalordisce e mi avvilisce. Ci possono essere mille motivi, non tutti rispettabili, per tenere chiusi gli occhi e la bocca mentre le ragazze iraniane si lasciano sparare addosso, e non arretrano di un metro e dicono potete ucciderci ma non ucciderete la nostra brama di libertà. E più le ammazzano e più aumentano. Si può non avere un moto dell’anima alla foto della ragazza in jeans e a capo scoperto che bacia un ragazzo nei tumulti di Teheran, come gli amanti di Doisneau a Times Square, cioè loro oggi come noi allora, perché ognuno ha l’anima che ha. Però. Però noi eravamo abituati a un Iran che bruciava in piazza le bandiere americane, e queste ragazze e i loro compagni, indottrinati fin dall’infanzia dalla teocrazia, si ribellano a tutto e dicono di volere vivere come i loro coetanei a New York e a Parigi e a Roma, dicono date voce a noi senza voce, sperano in noi, credono al nostro modo di vivere, alla nostra democrazia. E la nostra democrazia e le nostre istituzioni gli restituiscono silenzio, dichiarando bancarotta politica e morale.