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 2022  novembre 17 Giovedì calendario

Intervista a Giacomo Maiolini

Che ne è stato della sveglietta che le cambiò la vita?
Non so dove sia finita. Era da due soldi, a molla. Quando si fermava, amen.
Quella mattina non suonò, caro Giacomo Maiolini. Le sliding doors.
Avevo finito gli studi di ragioneria. Il marito di una prof mi aspettava alla Banca Agricola Mantovana per farmi assumere. Mi svegliai tardi. Partii, capendo che non avrei mai fatto in tempo. Dopo dieci minuti feci inversione e tornai a Brescia.
Il mondo perse un bancario. Quanti dischi ha venduto la sua Time Records?
Boh. Più di cento milioni. E un paio di miliardi di streaming.
È il discografico italiano con il successo globale più ampio. Due Grammy in bacheca. I remix per Vasco e la collaborazione con Bob Sinclar.
So intuire i brani che avranno fortuna. Occhio, non ho mai fatto il dj né so suonare.
Qual è il segreto?
Il metodo, semmai. Da ragazzo andavo in discoteca dal giovedì alla domenica sera. Non per rimorchiare ragazze, ma per seguire la musica. Prendevo appunti sul bloc-notes. Chiedevo al disk-jockey di registrarmi i master su una cassetta, tornavo a casa e riflettevo. Coinvolsi un amico nell’idea di fondare un’etichetta, lui si tirò indietro.
E?
Fondai la Time, nell’84. Con il logo dell’orologio nel centrino. Il tempo, di nuovo. Il ritmo.
Praticamente plasmò l’Eurobeat. Un fenomeno tricolore, di portata internazionale.
In America si chiamava HI-NRG, era la derivazione della dance originaria. Laggiù conquistò dapprima le discoteche gay. Sylvester, Bobby Orlando, il beat veloce con una buona melodia.
In Italia arriva lei. E si muove alla conquista dei mercati esteri.
Nell’85 scoprii un trio di Mantova, gli Aleph. Feci bingo. Preparavo pacchetti, inviavo i miei prodotti alle case discografiche straniere, aspettando una risposta via telefax. Mi proposero la distribuzione degli Aleph in Europa e Giappone.
Sempre col telefax?
Due giapponesi di un’etichetta importante di Tokyo volarono a Milano per dirmi che volevano lavorare con me. Erano un signore distinto e un ragazzo. Vennero a Brescia a casa mia, ci restarono tre giorni. Temevo non volessero più andar via. Per sbloccare la situazione sparai alto: “Ok, se volete i dischi della Time in esclusiva nel vostro Paese vi chiedo 50 milioni di lire al mese”. Ero convinto rifiutassero.
Rifiutarono?
Accettarono senza batter ciglio. Oggi una loro consociata è quotata in Borsa. Con quei soldi creai una factory: produttori, cantanti, musicisti. Centinaia di migliaia di copie che andavano a ruba. Il successo.
E denaro.
Il denaro è una conseguenza. Il mio obiettivo è il successo dei prodotti. Non ho mai fatto uscire niente che non mi convincesse. Posso permettermi il lusso di non fare scelte obbligate, magari per pagare le bollette.
Negli anni 90 l’incontro con Cecchetto.
In pizzeria una domenica gli dissi: “Mi piacerebbe fare le compilation Deejay Parade”. Una sinergia discografica con la radio.
E lui?
“Sai che è un’idea?”. Tre giorni dopo era tutto fatto.
Perché poi vi divideste?
Ci fu una spaccatura all’interno di Deejay, nel ’94. Cecchetto, che era potentissimo, mi parlò così: “O con me o contro di me”. Io seguii Albertino, che era il faro della radio, e al quale ero legato da una solida amicizia. Col senno di poi ho preso la decisione giusta, ma allora ci voleva fegato.
Le ha indovinate tutte?
Successe un casino con gli Outhere Brothers. Con il primo disco avevamo conquistato la hit parade italiana, sul secondo c’era qualcosa che non mi convinceva. Mi impuntai perché Boom Boom Boom uscisse come volevo io, malgrado il loro parere contrario. Litigammo. I risultati mi diedero ragione.
Non molla mai la presa.
A Tel Aviv ascoltai Dennis Lloyd. Dissi alla mia assistente: questo spaccherà. Era uno sconosciuto. Tornato in Italia, convinsi i vertici di una multinazionale a puntare su di lui. Nevermind ha totalizzato 800 milioni di streaming.
Ora che si fa?
Ho quattro raccolte appena sfornate, Time for Vynil. Gigi D’Agostino le ha ascoltate e ne è entusiasta. Spero torni presto in forma e in pista. Per lavorare di nuovo insieme.