il Giornale, 17 novembre 2022
Intervista alla modella senza gambe Lauren Wasser
«Non sono solo una faccia carina». La ragazza dalle gambe d’oro lo dice con lo sguardo deciso: è lei una della muse del Calendario Pirelli 2023 firmato da Emma Summerton e presentato ieri all’Hangar Bicocca di Milano. Una dichiarazione d’amore da donna a donne (si chiama infatti «Love Letters to the Muse»), nella quale si sfogliano 14 tipi di femminilità in un contesto da sogno molto colorato. Uno di questi, l’Atleta, è Lauren Wasser, modella e attivista che 10 anni fa ha rischiato di morire per un’infezione batterica causata da un assorbente interno tenuto troppo a lungo. Aveva l’1% di possibilità di salvarsi, dissero i medici, è tornata al mondo con due protesi dorate al posto della gambe: «Riconquistare la forza di vivere è stato un processo».
Il suo è un messaggio di resilienza.
«È stato usare quello che mi è successo come una forza, ma ovviamente questo non accade in una notte. Mi sono resa conto man mano di quello che avevo dentro di me e di come utilizzarlo per ripartire».
Non è facile però.
«Certo. Ma poi ti rendi conto che la vita è dura per tutti: le cose accadono, non bisogna fare in modo che definiscano, che la casualità possa decidere il tuo futuro. Mi ha salvato anche la fede, di essere qui e ora e di avere uno scopo. Come detto non sono solo una che ha una faccia carina. È stata una grande lezione che mi ha portato verso un futuro di speranza».
In cosa crede?
«Sono cattolica. Ma il mio rapporto con Dio è molto personale».
Le dà fastidio la curiosità delle persone?
«Non ha alcun effetto sul mio viaggio in questa Terra. Dio, la fede, la professione: io sono qui per un motivo e non sono semplicemente una modella o parte dell’industria della moda. Ho un compito da svolgere e lo farò per il resto della vita».
Quale, per esempio?
«Una cosa importante è essere una bandiera per molte donne, combattere per i diritti e dare forza a chi viene giudicato solo per l’aspetto fisico. Voglio far capire alle donne che possono aiutarsi l’altra».
Anche attraverso il Calendario?
«Innanzitutto esserci è un onore. Farne parte è stato quasi scioccante per la sua intensità, mi sono sentita Alice nel Paese delle Meraviglie, libera di giocare, di divertirmi, piena di forza. Ho fatto parte di un sogno, il set rifletteva proprio come Emma ci vedeva».
C’è stata grande empatia dunque.
«Immediatamente: io non l’avevo mai vista prima, c’eravamo scambiati solo degli sms. Ma subito sono stata colpita dal modo in cui lavora: è un vero genio creativo».
Si ritrova nel personaggio?
«Credo che questo set sia servito per far vedere una parte della mia personalità. Avevo in mano questa spada enorme... È stato parecchio faticoso: ma Emma ha catturato il mio essere. E mi sembrava di essere Giovanna d’Arco».
Com’è stato lavorare con sole donne?
«È stato speciale, per tutte noi che siamo state scelte. Ciascuna di noi incarna qualcosa nel mondo per far intravedere la forza femminile in ogni attività. E poi è stato molto divertente, abbiamo creato un’atmosfera familiare. Abbiamo riso tantissimo, siamo riuscite a trasformare una visione in una situazione di vita reale».
Cosa vede nel futuro?
«Ho sempre cercato con l’esempio di dare forza alle donna. Lo scopo è l’uguaglianza, avere i diritti alla salute e alla protezione e mi sembra assurdo dover combattere ancora oggi per questo. Siamo il 50% della popolazione, siamo coloro che mettono al mondo i bambini: perché dobbiamo spiegare ancora queste cose?».