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 2022  novembre 17 Giovedì calendario

Kaputt la pubblicità per posta

Non ci si rende conto dei cambiamenti lenti. La posta è diminuita, le lettere sono state sostituite dalle email, dai messaggini sul cellulare, il mio postino è meno puntuale, al sabato e al lunedì spesso non compare. Ed è diminuita anche la pubblicità, i volantini, Flyer in tedesco, i dépliant, i cataloghi non richiesti.






Appena ieri, dopo tre giorni di assenza, trovavo la mia cassetta delle lettere che letteralmente sembrava sul punto di esplodere, straripava di carta lucida e colorata. Keine Werbung, niente pubblicità, i miei vicini incollano sulle loro cassette avvertimenti e minacce che servono a poco, o a niente, come i cartelli sui cancelli delle ville «Attenti al cane».


Mi arrivano sempre più di rado i Beate Ushe, melanzane e carne tritata, birra, vino greco a due euro la bottiglia, Chianti, o Sekt, lo spumante tedesco. Volevo un kebab a domicilio? O un involtino primavera? Una pizza con ananas, una torta al formaggio? Kein Problem, non c’è problema e nessun extra per la consegna.


Ora la mia cassetta riesce a resistere per una settimana, perfino una decina di giorni.


Non avevo notato che suonano sempre di meno i ragazzi che per pochi euro distribuiscono la pubblicità a domicilio. Il mio campanello è il primo in basso e suonano da me, come se fossi il portiere, e al citofono farfugliano spiegazioni confuse in un tedesco approssimativo. Nel dubbio si apre.




L’anno scorso nelle cassette di decine di milioni di famiglie, dal Baltico alla Baviera, sono arrivati 28 miliardi di prospetti non richiesti, Finiscono nella spazzatura, sono dannosi per l’ambiente, denunciano i verdi, e sacrificano milioni di alberi trasformati in carta.


Un paio d’anni fa, ha annunciato la morte del suo catalogo la Otto, grande società di vendita per corrispondenza. È stato un simbolo di benessere fin dagli del boom nel primo dopoguerra. Offriva di tutto, dalla biancheria intima alle tazzine di caffè. Ora si ordina sul catalogo online.


Manca un saggio su questo settore della comunicazione, e nessun scrittore o regista si è lasciato ispirare dal paradiso consumistico su carta. Almeno che non mi sia sfuggito un film o un romanzo. La grafica era, ed è colorata ma tradizionale, adatta a un pubblico che, si presume, non ama le novità.


La pubblicità postale è tipica della Germania, perché la popolazione è sparsa in piccoli paesi, un tempo mal collegati con la cittadina più vicina. Le madri di famiglia, e i padri, compravano abiti, scarpe, o stoviglie, sui cataloghi. Anche Beate Uhse iniziò mandando un prospetto di quattro pagine con i primi rudimenti di educazione sessuale, al costo di venti centesimi, e creò un impero del sesso, con decine di negozi in Germania, poi all’estero. Lei è scomparsa nel 2001, i suoi negozi che erano riusciti a attrarre anche le signore, sono chiusi da tempo.


La catena Obi del fai da te, per falegnami, muratori, giardinieri dilettanti, ha annunciato la fine della sua pubblicità postale dal primo luglio del prossimo anno. L’inizio della fine è stato ovviamente il lungo lockdown durante la pandemia. Adesso non si torna indietro.


I dépliant pubblicitari giungevano nascosti nell’interno dei giornali cui ero abbonato, oggi li leggo sul computer anche prima dell’alba, forse più raffinati, ma destinati a finire nel cestino. Nel cortile di casa ci sono 12 bidoni per la spazzatura differenziata, per la carta da imballaggio, da giornale, e quella patinata delle riviste. Ricevevo pubblicità anche nel settimanale del Bundestag, il Parlamento, che mi arriva gratis perché faccio parte della stampa estera. Ricordo l’offerta di un viaggio in Turchia fuori stagione una settimana per 140 euro, tutto compreso, hotel e aereo. Bisognava leggere con attenzione il costo degli extra. Avrà convinto qualche deputato?