La Stampa, 17 novembre 2022
A colazione con Fiorello
«Ma che fai ti sfonni?». Ecco, per comprendere meglio l’atmosfera, un po’ da stadio e un po’ da goliardico raduno tra amici che solo Fiorello sa creare, bisogna capire l’idioma e soprattutto quello che Goethe definiva «stadt geist», lo spirito profondo della città, nello specifico, Roma. Ma non basta. Bisogna circoscrivere ancor più, non travalicare il concetto di zona che è meno ampio di quartiere. Fiorello te lo immagineresti ovunque tranne che lì, invece ha abitato diverse case e strade e soprattutto ha scelto quel triangolo come set ideale per le sue deliziose edicole. Tre differenti bar di notazioni opposte, salendo dal popolare che fu la prima scelta di anni fa, al borghese della penultima e ora questa, dove è impiantato “Aspettando Rai2” spin off di “Viva Rai2” in onda appunto su Rai2 dal 5 dicembre.
La gastronomia indicata è Ricci, il Salumiere dal 1910. Una sorta di Cartier della ristorazione dove trovi il ciauscolo originale, il Pata Negra, i ravioli fatti in casa e il cappuccino col maritozzo, altra prelibatezza tipica della romanità de panza. Questa gioielleria degli insaccati serve Roma Nord, nello specifico Vigna Clara, Vigna Stelluti, vale a dire quell’agglomerato di Suv e di moto pesanti, signore con labbra a canotto e borse firmate, uomini con voce troppo alta e bracciale al polso, denominati con incredibile spirito caustico, “generone romano”. Tradotto, gli arricchiti un po’ burini e molto fasci. Ed è proprio qui, nel regno delle pizzicherie, mentre acquistava la provola dolce, che fu paparazzato Francesco Totti con Noemi Bocchi in una pausa di ristoro mentre visionava appartamenti di lusso. Perché è l’affaccio su questa realtà che “er Pupone” adesso brama, tra un terrazzo abusivo e un attico appena condonato, per sentirsi giusto nella sua seconda vita borghese.
Fiorello no, non è di quella scuola però qui «Ce se sfonna», come appunto dice l’imitatore di qualsiasi dialetto perciò del romano del quale è diventato un cultore sopraffino. E i romani, ricambiano in adorazione. Alle 7 del mattino sembra mezzogiorno in piazza per l’aperitivo. Il vetro protegge ma non cela, salutano e baciano dalla strada signore impazzite, lui ricambia e riprende. Al banco la processione dei selfie, Fiore non si tira indietro, fa, scherza, riprende e si riprende. Tra una battuta e l’altra fa assaggiare quelle che secondo lui sono le proposte più guduriose del luogo, come la pizzetta secca. Benedice la partenza da quell’inferno di tentazioni, non tanto per lui ma per non veder “sfondare” i suoi adorabili vecchietti, piccoletti ma di ottimo appetito che a quattro palmenti mangiano la qualsiasi a rischio infarto di stomaco, citando Capannelle del “Ritorno dei soliti ignoti”.
Fiorello è la gioia degli esercenti tutti, che con lui triplicano gli incassi. Il posto già addobbato a feste: “C’è del lucismo”, “C’è del Natalismo”, aprirebbe le porte alle 6 del mattino ma il nostro arriva alle 5,30, i camerieri sono lì a imbandire il banco, dunque lo accolgono di buon grado con un caffè doppio e un cornetto caldo. Lui poi si sistema in quello che dovrebbe essere un dehor ma che causa pandemia è diventato un salotto al chiuso protetto da vetri come è stato per tantissimi bar, allargati a dismisura sulla strada per risarcirsi delle forzata chiusura. Un vigilantes cortese ma irremovibile impedisce l’entrata ai non autorizzati che si limitano a salutare il riflesso con la manina. Ieri era ospite la troupe del Tg2 che già scalda i motori in attesa dell’insperata fortuna piovuta addosso dal cielo. Fiorello prepara i contributi per Raiplay, canta la sigla ed è l’unico a non essere in calare e poi parte con la sua diretta. Venti minuti di assoluta ilarità per chi ascolta e per i tanti che seguono la diretta Instagram e fanno commenti. C’è pure spazio per la giovanissima Serena Ionta che suona l’ukulele e sono tutti deliziati.
Come avevamo avvertito, la telenovela Rai-mondiali prosegue. «Mi è arrivato un pacco dal Quatar, chissà che ci sarà dentro». E i sodali con la faccia da paura: «Vallo ad aprire a casa...». Ma non sarebbe abbastanza se non venisse chiamato ancora in causa l’ad della Rai Carlo Fuortes, sognato di notte, temuto di giorno come un emissario di chissà quale gruppo pronto a far tacere l’eroico show man che si batte, a rischio della vita, per i diritti umani contro i diritti Mondiali. A netta riprova, ove mai ce ne fosse stato bisogno, che Fiorello quel rimpallo tra le varie reti non l’ha mandato giù, proprio per le modalità con le quali si è consumato. Infatti evoca, Fuortes e la protesta dei giornalisti che di fatto procurò il suo confino. «Dal settimo piano di viale Mazzini è stato srotolato un lenzuolo con la scritta gigante: Fiorello, aveva ragione il Tg1!. Secondo me l’ha scritto Fuortes in persona». E la foto taroccata d’accompagno. E ancora: «Ho trovato le ruote del mio scooter bucate» e via l’istantanea di un tipo con indosso un piumino aziendale che recita: «Rai, ufficio ritorsioni». Nel pacco del Quatar, mittente «sceicco» la testa di un cammello che arriva il giorno dopo l’invio della testa del cavallo. E visto che Dua Lipa si è detta pronta a non seguire le partite in tv, Fiorello aggiorna il titolo del suo mini show: «Viva rai2ualipa». Si chiude con il regista Paolo Sorrentino che in un’intervista emula il re dell’ovvio Catalano di arboriana memoria, dicendo che ci vogliono film per risollevare il cinema... Pane per i denti di Fiorello che attacca: “Sento del polemismo. Sorrentino, se vuoi fare polemiche vieni qui, questo è il posto giusto. Ogni cosa che diciamo è polemica. Siamo lo swiffer delle polemiche».
Finisce in musica quest’intramuscolo di buon umore e finisce in gloria calorica. Biggio, spalla di Fiorello, guida i suoi verso un lievito che profuma di grasso in modo delizioso. Fiorello preferisce, a questo punto del mattino, alle 8 circa, un salato: «Prova questa, è pazzesca. Una fortuna andare via, altrimenti sarebbe una rovina, mangerei di tutto. A via Asiago sarà meglio». Infila il casco e si riprende mentre parte in motorino. —