Corriere della Sera, 16 novembre 2022
La soap su Marco Pannella
Spesso i risultati più deludenti nascono dalle migliori intenzioni. Rai3 ha trasmesso «Romanzo radicale», la docu-fiction di Mimmo Calopresti su Marco Pannella interpretata da Andrea Bosca, coprodotta da Rai Fiction e Italian International Film, la casa di produzione di Fulvio e Paola Lucisano con Paola Ferrari (ora su Rai Play).
Marco Pannella meritava qualcosa di più. È arrivato alla notorietà con il referendum sul divorzio del 1974, promosso dai cattolici e sostenuto dalla Dc di Amintore Fanfani contro la legge voluta dal socialista Loris Fortuna insieme al liberale Antonio Baslini. La sconfitta del fronte abrogazionista fu bruciante quanto inaspettata; l’Italia, secondo il gesuita Padre Bartolomeo Sorge, di lì a poco avrebbe smesso di essere un paese cattolico. Pannella era riuscito a scuotere le coscienze dei votanti mosso dalla convinzione che la politica doveva occuparsi anche della vita delle persone e della loro felicità. E per farsi ascoltare, aveva inventato un nuovo linguaggio della politica fatto di digiuni, arresti, provocazioni. Ma non è delle lotte di Pannella che qui vogliamo parlare, ma della scelta registica della docu-fiction, quella forma narrativa che mescola documenti d’archivio, interviste a personaggi reali e fiction.In «Romanzo radicale» ci troviamo di fronte a una spaccatura insostenibile: tanto è interessante il materiale delle Teche, tanto è risibile la parte finzionale, molto simile ai moduli stilistici della soap opera. Stupisce che un regista rigoroso come Calopresti si sia accontentato di una recitazione così basica, così priva di espressività. Forse un bel documentario su Pannella avrebbe reso maggiormente giustizia al suo operato.
P.S. Domanda a Viale Mazzini. Paola Ferrari è ancora formalmente legata a Rai Sport (articolo 2 a tempo indeterminato). È opportuno che, come socia di una casa di produzione, offra i suoi prodotti alla stessa Rai?