Corriere della Sera, 15 novembre 2022
Siamo 8.000.000.000
Se sarà maschio si chiamerà Taiwo, se femmina Yetunde o Aisha. Nomi africani, per il bambino numero 8 miliardi venuto alla luce oggi, 15 novembre. È la legge del calcolo probabilistico. L’Africa è il continente con la più alta natalità al mondo, confermano le Nazioni Unite, che, in base alle proiezioni, hanno scelto proprio la data odierna per farci sapere che siamo davvero tanti su questo pianeta. Forse troppi, se continuiamo a consumare le risorse a un ritmo più rapido di quello che serve alla Terra per generarle.
Eravamo un miliardo nel 1800, 4 miliardi nel 1974, 7 miliardi soltanto dodici anni fa. Un trend impressionante, anche per i demografi, dovuto all’inerzia demografica, cioè al fatto che il tasso di natalità a livello globale, negli ultimi decenni, è sempre stato superiore ai due figli per coppia. In un circolo continuo, un numero maggiore di neonati significa anche più futuri genitori che a loro volta generano più figli. Nonostante il tasso di fertilità globale stia rallentando, l’inerzia demografica continuerà a far aumentare la popolazione ancora per molti decenni – l’Onu stima che la popolazione globale sarà compresa tra 8,9 e 12,4 miliardi nel 2100 – ma in modo geograficamente molto diseguale. «Dei dieci miliardi che saremo fra qualche decennio, un quarto nascerà in Africa – conferma Letizia Mencarini, professoressa di Demografia all’Università Bocconi —. La Nigeria, ad esempio, raddoppia ogni 28 anni la sua popolazione. Vuol dire che in un futuro non lontano un bambino ogni 13 sarà nigeriano. L’Italia, come gran parte della Vecchia Europa, ha al contrario un tasso di natalità negativo. Siamo fermi a 1,25 bambini per coppia».
Per il rapporto Onu «World Population Prospects 2022» l’India sostituirà la Cina come Paese più popoloso del mondo il prossimo anno. E fino al 2050 più della metà del previsto aumento della popolazione sarà concentrato in otto Paesi: Repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Pakistan, Filippine, Egitto, Etiopia, India, e Repubblica di Tanzania. Intanto, la quota della popolazione mondiale di età pari o superiore a 65 anni aumenterà dall’attuale 10 al 16 per cento nel 2050, trainata dalle «grigie» società occidentali.
Siamo troppi? L’idea dell’optimum demografico era un concetto molto diffuso più di un secolo fa. Forse la domanda oggi dovrebbe essere un’altra, ovvero quella che ha posto pochi giorni fa il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, aprendo Cop 27: «Come risponderemo quando il “Bambino 8 miliardi” sarà grande abbastanza da chiedere: “Cosa avete fatto per il nostro Pianeta quando ne avevate la possibilità?”». «La verità è che dobbiamo affrontare una doppia sfida nei Paesi dove più alto è il tasso di natalità – afferma Michael Herrmann, senior advisor di Unfpa per economia e demografia —, elevare il tenore di vita e quindi ridurre la povertà e al contempo produrre in modo più sostenibile, secondo i principi della green economy».