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 2022  novembre 14 Lunedì calendario

Il Gnl prodotto da Eni sostituisce il gas russo

La diversificazione energetica europea e italiana adesso passa anche dal Mozambico, mentre l’Ue prova a evitare un nuovo nulla di fatto sul price cap. È partito ieri dal Paese dell’Africa sudorientale il primo carico di gas naturale liquefatto (Gnl) prodotto nell’impianto Coral South, al largo del bacino di Rovuma. Lo ha annunciato Eni, operatore delegato del progetto per conto degli altri partner nell’area (ExxonMobil, Cnpc, Galp, Kogas ed Enh). Il carico è diretto proprio verso l’Europa meridionale, parte del più ampio sforzo del Vecchio continente alla ricerca di nuove forniture in grado di rimpiazzare i flussi di metano provenienti dalla Russia.«Questo primo carico di Gnl rappresenta un nuovo, importante passo nella strategia di Eni, che fa leva sul gas come fonte in grado di contribuire significativamente alla sicurezza energetica europea, anche attraverso la crescente diversificazione delle forniture, supportando nel contempo una transizione energetica equa e sostenibile», ha dichiarato l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi. «Continueremo a lavorare con i nostri partner per assicurare una tempestiva valorizzazione delle vaste risorse di gas del Mozambico», ha aggiunto. L’impianto di Coral South, la cui costruzione è cominciata quattro anni fa, ha una capacità di liquefazione di gas pari a 3,4 milioni di tonnellate all’anno e produrrà Gnl dai 450 miliardi di metri cubi di metano del giacimento Coral: un tassello chiave nel piano Ue alla ricerca di fonti affidabili alternative a Mosca in poco tempo. L’Italia in particolare vanta un lungo rapporto con il Mozambico, votato proprio alla collaborazione energetica a lungo termine, come testimoniato pochi mesi dalla visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Maputo.IL PERCORSOL’Europa, intanto, prova a mettere in salvo un accordo sulle misure contro il caro-energia, compreso un tetto temporaneo per frenare la speculazione sulla Borsa di riferimento di Amsterdam, il Ttf. Le diplomazie sono al lavoro per evitare un nuovo stop, alla prossima riunione straordinaria dei ministri dell’Energia, il 24 novembre a Bruxelles. Per questo, però, l’esecutivo Ue dovrà fornire maggiori dettagli ai governi dell’Unione già questa settimana. Dopo una serie di aperture culminate con il summit dei leader di metà ottobre, nei giorni scorsi la strada si era fatta improvvisamente di nuovo in salita. Alla luce, in particolare, delle resistenze espresse dai tecnici della Commissione durante un seminario riservato agli esperti dei Ventisette; stallo che si è tradotto nell’ennesimo braccio di ferro tra Ia presidente dell’esecutivo Ue Ursula von der Leyen e quello del Consiglio europeo Charles Michel, che ha invitato la Commissione a «non perdere ulteriore tempo» sul pacchetto che comprende un tetto al prezzo del gas e un indice complementare al Ttf. La Commissione è «pienamente impegnata a progredire senza ritardo con le proposte concrete su un efficiente meccanismo di correzione del mercato», ha garantito von der Leyen in una successiva lettera congiunta indirizzata ai capi di Stato e di governo dei Ventisette e firmata insieme al premier ceco Petr Fiala, che ha la guida semestrale del Consiglio Ue. Questa settimana, stando agli impegni presi da von der Leyen con i governi Ue, l’esecutivo di Bruxelles «presenterà uno schema dettagliato della proposta» di regolamento «in tempo per una discussione all’incontro del 24 novembre». La bozza dovrà tenere conto «dei requisiti e delle garanzie richiesti dagli Stati», anche se il testo legislativo vero e proprio arriverà solo in un secondo momento.Un’ulteriore tappa intermedia e interlocutoria, insomma, per provare a non rompere la fragile unità d’intenti, da una parte, e calibrare le reazioni delle capitali, dall’altra, Di fronte al pressing di almeno 15 Paesi (Italia, Belgio, Polonia e Grecia in testa), resiste però ancora il muro opposto da Germania e Olanda, finora assecondato dalla Commissione. Berlino e L’Aia sono soprattutto preoccupate dalle conseguenze che un price cap, seppur limitato, può avere sulle forniture.