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 2022  novembre 13 Domenica calendario

Intervista a Memo Remigi


«Non posso che ribadire le mie scuse: ho fatto un gesto totalmente sbagliato». Firmato Memo Remigi. Era venerdì 21, un tranquillo pomeriggio di ottobre, e su Rai1 come sempre andava in onda «Oggi è un altro giorno», condotto da Serena Bortone con un cast fisso tra cui Remigi e Jessica Morlacchi. Un tranquillo pomeriggio fino a che, il giorno dopo, non è uscito un tweet che mostrava un filmato dove si vedeva il cantane che, durante la diretta, fa scivolare la sua mano giù fino al sedere di Jessica, giovane collega. Il filmato approda su «Striscia la notizia» e poi viene ripreso da Dagospia. Il caso diventa pubblico, e poi scandalo. Remigi viene allontanato dal programma, per aver violato il codice etico della Rai. In questi giorni è girata voce che fosse ricoverato per accertamenti.
Memo Remigi, come sta?
«Un po’ meglio. Quanto accaduto mi ha un po’ traumatizzato. Dopo 50 anni di carriera, sono venuto a conoscenza del mio licenziamento dal programma, ascoltando in diretta Serena Bortone».
L’ha fatta grossa però...
«Il gesto è stato totalmente sbagliato e non andava fatto. Ho chiesto scusa e lo ribadisco qui: chiedo scusa a Jessica Morlacchi, a Serena Bortone, alla Rai».
Ma un autore Rai, dopo l’episodio, l’aveva avvisata.
«Il giorno stesso che è uscito il video su Twitter, mi ha chiamato e mi ha detto: “Vediamo che succede, tu resta a casa un paio di giorni, capiamo che piega prende la storia”. Poi più niente. So che quel video aveva avuto 47 visualizzazioni. Poi è stato mostrato su “Striscia la notizia”, infine ripreso da Dagospia ed è scoppiato il putiferio».
Primo: il gesto grave resta grave, sia che lo abbia visto il mondo intero, sia che non lo abbia visto nessuno.
«Sì, ma io non ne ho avuto evidenza. Prima del putiferio non sapevo di aver creato disagio a Jessica. Nel mio animo era uno scherzo tra amici cari quali eravamo. Altrimenti mi sarei subito scusato».
Secondo: se il video non fosse diventato di dominio pubblico, secondo lei la Rai non l’avrebbe cacciata?
«Penso proprio di no».
Nessun dirigente Rai si è fatto vivo con lei?
«Nessuno».
Serena Bortone è una bravissima giornalista e, di fronte a un episodio così, non poteva che essere dura e comunicare al pubblico la sua uscita dal programma. In quel momento lei rappresentava la Rai. E bisognava prendere le distanze da un gesto che aveva creato profondo disagio a una giovane donna e al pubblico.
«Stimo Serena, è una grande professionista, e capisco dovesse agire così. Umanamente, visto il nostro rapporto, mi è dispiaciuto solo non ricevere una telefonata da lei per chiarirci».
Non sono situazioni facili da affrontare e probabilmente Bortone ha dedicato le sue attenzioni alla «vittima», cioè a Jessica. A proposito, l’ha sentita?
«No, ho fatto a Jessica le mie scuse pubbliche, che non smetterò mai di ribadire, ma non me la sono sentita di chiamarla. Sarebbe stato invadente da parte mia».
La telefonata
Quando è uscito il video,
un autore mi ha detto: resta a casa, vediamo che
piega prende la storia
Come definirebbe il vostro rapporto in questi anni?
«Di profonda amicizia. Scherzavamo tanto. Per questo non mi do pace».
Forse Jessica, molto più giovane, aveva una sorta di timore reverenziale di fronte a lei, il «Maestro»...
«In due anni non mi ha mai dato questa idea, davvero. Eravamo proprio compagnoni. Se solo mi avesse fatto intendere imbarazzo, non mi sarei spinto a uno scherzo così idiota».
Onestamente Memo, ma cosa le è venuto in mente?
«Quando Staffelli mi ha dato il Tapiro, la prima cosa che gli ho detto è stato: “Non è un tapiro, è un ta-pirla perché sono stato proprio un pirla”. E voglio dire a tutti: attenzione agli scherzi, si può urtare la sensibilità delle persone».
Anche perché Remigi, i tempi sono cambiati, specie dopo il MeToo. Su certi gesti, le donne non sono più disposte a passarci sopra.
«Me ne rendo conto, siamo in un momento storico diverso. Il mio gesto di per sé è orrendo ed è sacrosanto il fastidio di chi lo subisce. Ma vista la forte confidenza tra noi, forse Jessica poteva dirmelo. Mi chiedo però come sia stato possibile che una persona come me – che per decenni ha rappresentato il garbo e l’eleganza – in un minuto sia diventata un mostro. Nel MeToo si parlava di violenze, abusi sessuali».
Stabilito che un palpeggiamento è un atto grave, lei si è sentito trattato come un mostro?
«Beh all’inizio sì. Non ci si rende conto che una certa gogna mediatica può avere effetti pesanti anche sulla famiglia: penso a mio figlio, ai miei nipoti. Si rischia di distruggere una persona».
Si è sentito solo?
«No, tanti colleghi mi hanno inviato messaggi di solidarietà. Io temevo di uscire di casa: “Penseranno che sono un maniaco...” Invece no, in tanti mi hanno salutato con affetto. Detto ciò, se una parte di persone si è sentita offesa per il mio gesto, va rispettata»
Perché si è rivolto all’avvocato Giorgio Assumma: pensa a una causa contro la Rai?
«Al momento è escluso che io faccia causa alla Rai, anche se sono stato trattato come un delinquente. Detto ciò, ho violato il codice etico e accetto le conseguenze. Mi sono rivolto all’avvocato Assumma per proteggermi da eventuali campagne diffamatorie».
Cosa si aspetta dal futuro?
«Continuerò a scrivere musica e sto scrivendo un libro».