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 2022  novembre 13 Domenica calendario

L’aula bunker di Palermo intitolata a Falcone e Borsellino

È stata intitolata a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino l’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo in cui venne celebrato il primo maxiprocesso alla mafia tra il febbraio 1986 e il dicembre 1987.
Una targa affissa sul muro dell’edificio blindato che ospitò il gotha di Cosa nostra, scoperta alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella e dei ministri dell’Interno e della Giustizia Mattei Piantedosi e Carlo Nordio, ricorderà il coraggio, il lavoro, le intuizioni, di due magistrati che in vita furono spesso osteggiati e isolati. Lo hanno sottolineato molti degli esponenti delle istituzioni intervenuti alla cerimonia di intitolazione dell’aula.
«Istruendo il processo Falcone e Borsellino fecero un lavoro monumentale. Per la prima volta Cosa nostra fu decapitata con la forza del diritto», ha detto Nordio che ha ricordato però le «polemiche corrosive» e gli attacchi subiti «da due giudici svincolati dalle parrocchie ideologiche». «Le maggiori critiche vennero loro rivolte proprio da una parte della magistratura», ha ricordato.
Un passato doloroso rievocato anche dal vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, David Ermini, che ha parlato di «ferite ancora aperte che solo la verità sulle stragi potrà cicatrizzare». Sulla necessità di dissipare le ombre che restano sugli attentati del 1992 ha battuto anche l’ex presidente della Cassazione Giovanni Canzio, intervenuto, dopo la cerimonia, al convegno sull’arte come strumento di legalità organizzato dall’Anm di Palermo. E nel tempio dell’arte, il Teatro Massimo, un Requiem per le vittime della mafia ha concluso una giornata che si era aperta tra le polemiche dopo l’annuncio di Alfredo Morvillo, fratello della moglie di Falcone morta con lui a Capaci, dell’intenzione di disertare la cerimonia per la presenza di «invitati che, dall’alto delle loro responsabilità istituzionali, non tralasciano di mandare messaggi di pacifica convivenza con ambienti in odore di mafia».