Corriere della Sera, 13 novembre 2022
I parlamentari inglesi pro Brexit che si godono i vantaggi della Ue
In altri tempi i mutamenti di nazionalità erano prevalentemente il risultato delle migrazioni. L’industrializzazione di un Paese attraeva mano d’opera da Paesi più o meno vicini e l’immigrato, dopo essersi installato nel Paese che sarebbe diventato la sua nuova patria, decideva di cambiare la sua nazionalità. Era un processo che richiedeva mediamente qualche anno. Oggi i tempi si sono accorciati soprattutto nella Unione Europea dove le diverse nazionalità sono unite da una relazione ormai quasi federale.
Secondo Denis MacShane, già ministro per gli Affari europei nel governo britannico all’epoca di Tony Blair, i parlamentari del Regno Unito (membri della Camera dei Comuni e della Camera dei Lord) che hanno anche un passaporto irlandese, erano 47 nel 2016, ma erano diventati 227 nel 2021 e sarebbero 321 nel 2022. Sono inglesi e non perderanno la loro nazionalità. Ma la Gran Bretagna, dopo Brexit (l’uscita dall’ Unione Europea il 24 giugno 2016 ) con il 51,89% dei votanti contro il 48,11%, non può più garantire ai suoi cittadini i diritti di cui godono i membri dell’Ue, fra i quali l’Irlanda. Una persona che ha avuto l’occasione di frequentare molti Parlamenti, mi ha detto che con il passaporto irlandese i vantaggi sono considerevoli:
«La protezione diplomatica di qualsiasi Paese europeo; I’ingresso agevolato nell’Unione e l’apertura facilitata di un conto bancario in qualsiasi Paese dell’Ue; un contratto facilitato con una società telefonica per godere di tariffe più basse; facilitazioni al momento dell’eredità nel caso di proprietà immobiliari collocate in diversi Paesi membri; protezione sanitaria ed eventualmente pensionistica in un qualsiasi Paese membro; rette universitarie agevolate, partecipazione al programma Erasmus che permette di proseguire gli studi a carico della Ue in un altro Stato membro. Per la verità molte di queste facilitazioni dipendono più dalla residenza che dalla cittadinanza: ma la residenza nell’Unione è più facilmente concessa a chi ha già la cittadinanza di un Paese membro».
Grazie a tutte queste agevolazioni, l’Europa parlamentare è ormai una grande famiglia, una comoda casa in cui è lecito scegliere la camera più calda e accogliente. Potremo quindi vivere in una grande democrazia dove ogni cittadino europeo può liberamente trasferirsi da un Paese all’altro. E le nostre piccole patrie diverranno le province di una più grande Provincia che sarà l’Europa.
Se questo è il nostro futuro, mi spiace soltanto che di questi vantaggi godranno anche quei cittadini britannici che il 23 giugno 2016, scegliendo la Brexit, avevano votato per il nazionalismo britannico contro l’unità dell’Europa.