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 2022  novembre 13 Domenica calendario

Intervista a Cristina D’Avena

Cristina D’Avena sorride sempre.
Rilassata, positiva, il bicchiere è solo mezzo pieno. Come fa? «Fa parte di me, fin da piccola. Quando sono nata sorridevo, scanso i cattivi pensieri, mai stata calcolatrice o cinica.
Ma non porgo l’altra guancia».
Bolognese, 58 anni, canta da sempre; nel 1968, codini infiocchettati, conquistò il pubblico alloZecchino d’orocolValzer del moscerino. Mai stata snob, le sigle dei cartoni animati le hanno regalato la popolarità e una carriera lunghissima: il 25 novembre esce 40 – ll sogno continua, il cofanetto con cui festeggia i quarant’anni di carriera. Duetti con Orietta Berti, Lorella Cuccarini, Albe, Myss Keta, Elettra Lamborghini, Alfa, Cristiano Malgioglio, Jr Stit e dj Matrix & Amedeo Preziosi.
Il duetto più sorprendente?
«Quello con Myss Keta è uno dei più particolari.Hamtaro le è piaciuto tanto: quel criceto ha accompagnato la generazione degli anni 2000».
Con Malgioglio com’è andata?
«Lo conosco da anni, c’è empatia. Gli ho chiesto: “Te la sentiresti di cantare
Calimero ?”. Ha risposto: “Chi è?”; gli ho spiegato del pulcino nero.
Ascoltato il brano, era entusiasta: “Facciamo una cosa latinoamericana”. Così è venuta fuori la “co co dance”, fa ridere. Potrei parlarle di Lorella, Elettra. Sa quale è il segreto? Se canti le canzoni di quando eri bambina si apre il cuore».
Non si è mai sentita stretta nel ruolo di cantante di sigle?
«No. C’è una bellezza, una positività intorno a queste canzoni, che quando gli artisti vengono in sala di incisione le interpretano con trasporto. Quando faccio i concerti e vedo migliaia di persone emozionate che cantano sono felice».
Come prende le critiche?
«Mi dispiace quando qualcuno, che magari non mi conosce, non vada oltre. Ci sono cartoni che hanno quarant’anni di vita e se oggi i locali più importanti fanno sold out con Cristina D’Avena ci sarà un motivo. È liberatorio anche cantare I Puffi».
Quando ha capito di essere diventata una icona pop?
«Quando ho cominciato a cantare anche altro, canzoni che valorizzavano un po’ di più la mia timbrica vocale, non erano solo sigle ma canzoni pop. Nel disco c’è un inedito importante scritto da Niccolò Agliardi. Parla dell’amore, che dobbiamo esternare il più possibile.
Viviamo d’amore, soprattutto ora».
Si ritiene fortunata?
«Ho avuto t anto, non solo l’amore della mia famiglia ma quello del pubblico, che è la mia vita».
Nella vita privata si sente realizzata?
«Se mi guardo indietro e penso che non ho figli, mi faccio delle domande. Ho dedicato la vita al pubblico, mi dicevo: “Ho tempo”. Te lo ripeti e passano dieci anni. Non so se un giorno mi sveglierò e avrò le crisi di panico perché non sono madre. Oggi sono felice e innamorata, mi sento una persona completa».
Come si fa a non invecchiare?
«Il fatto di avere l’ingenuità di una ragazzina mi aiuta tanto, riesco ad affrontare le cose difficili senza panico. Inveceda adulteci impanichiamo perché la vita si accorcia e abbiamo più paura. La positività puoi dartela solo tu. Mi colpisce invece che oggi i giovani vivono con l’ansia, non riescono ad affrontare le cose della vita».
Le hanno dedicato un tratto del lungomare a Jesolo, che effetto fa?
«Ho subito chiesto se c’erano artisti scomparsi. Sono vicina a Del Piero e mi sono fatta una risata. I grandi che ci hanno lasciato sono in mezzo ai vivi. Bello».
Il papà medico cosa diceva della sua carriera?
«Considerava il lavoro una missione, era felice per me. Volevo diventare neuropsichiatra infantile, di recente un fan mi ha mandato un trattato».
Era iscritta a Medicina a Bologna.
«Quando davo gli esami l’aula era strapiena perché volevano vedere chi fosse questa Cristina D’Avena. Mi bocciarono all’esame di Chimica, ero triste, mortificata, pensavo a come l’avrei detto a casa. Uscii in lacrime, mi seguivano: “Che ti frega, l’esame lo ridai. Ci cantiI Puffi ?”.E cantai».
Ha venduto otto milioni di copie, 765 brani: il preferito?
«Kiss me Licia.Forse perché ho interpretato anche il telefilm. Ma non dimentico Il valzer del moscerino».
Capitolo corteggiatori: tanti?
«Non posso lamentarmi. Negli anni Novanta avevo un ammiratore segreto – mai saputo chi fosse – che mi mandava oggetti per la casa. Una volta arrivò una lampada enorme, bellissima, che misi in cantina. Faccio un appello: se mandate un pensiero ditemi almeno chi siete».
Il più romantico?
«Il bambino che mi ha chiesto di sposarlo: aveva 9 anni. In una lettera spiegò che aveva parlato con i genitori: la camera da letto era pronta. Mi è rimasto nel cuore».