La Repubblica, 13 novembre 2022
Ong, Berlino finanzia la United4rescue
Due milioni di euro all’anno dal 2023 al 2026 per il salvataggio in mare. Nel giorno del suo terzo compleanno, la Ong tedesca United4rescue, a pochi giorni dal varo della sua prima grande nave, non poteva ricevere regalo più gradito dal Bundestag. «È un segnale politico forte e una spinta importante in tempi difficili», gioiscono i responsabili dell’associazione fondata dalla Chiesa evangelica per sopperire alla fine delle missioni europee di soccorso.
Ma di certo, il finanziamento alla Ong che si prepara a mandare nel Mediterraneo la Sea Watch 5, l’ammiraglia della flotta umanitaria, irrompe a gamba tesa nei fragili equilibri di un’Europa che tenta di ricomporre subito la frattura tra Italia e Francia. La Germania è tra i Paesi che ha deciso di non raccogliere l’invito francese a ritirare la partecipazione al patto di redistribuzione dei migranti ma di certo non condivide la crociata italiana contro le Ong.
La Commissione Bilancio del Bundestag, dunque, ha approvato giovedì un emendamento alla finanziaria per garantire nel prossimo triennio «notevoli mezzi» alle navi Ong, come ha sottolineato la parlamentare dei verdi Jamila Schaefer. Il primo sostegno pubblico alle missioni Ong attende solo di essere approvato dall’assemblea del Bundestag per diventarelegge. L’impegno a sostenere le missioni nel Mediterraneo – fortemente voluto dai Verdi – è scritto nel contratto di coalizione concordato dall’alleanza “semaforo” scaturita dalle elezioni politiche del 2019. Un modo per il governo Scholz di colmare il buco lasciato dall’Europa. Il responsabile per le politiche migratorie della Spd, Lars Castellucci, spiega a Repubblica che «il tempismo non ha assolutamente nulla a che vedere con la situazione attuale in Italia: nonavremmo mai fatto in tempo». Anche perché la Germania, contrariamente alla Francia, mantiene fede alla promessa di prendersi i 3.000 migranti concordati a giugno e ne ha appena accolto 80 dalla Ocean Viking. «Le missioni private – argomenta Castellucci – dovrebbero diventare superflue attraverso una missione sostenuta e finanziata dalla Ue, che combatta allo stesso tempo i trafficanti, esattamente come avveniva ai tempi di Mare Nostrum. Finché ciò non avverrà sosterremo le missioni private, per fare in modo che il Mediterraneo non si trasformi in un gigantesco cimitero». Ma il tempismo è davvero pessimo.
E le Ong raccolgono compatte il guanto di sfida lanciato dall’Italia. Dopo il finanziamento tedesco, Oscar Camps, fondatore di OpenArms, che grazie ad imponenti donazioni ha sostituito lo storico rimorchiatore con una nuova grande nave, chiede al premier spagnolo di fare lo stesso: «Signor Sanchez, forse è ora di posizionarsi e sostenere finanziariamente anche Open Arms, ne abbiamo bisogno».
La flotta civile, dunque, si prepara a ripartire per presidiare il Mediterraneo privo di soccorsi dove quest’anno si sono già contati 1.340 morti. Dopo il primo braccio di ferro con l’Italia che ha coinvolto ben 4 navi, ora tutte in pausa per cambio di equipaggio, l’unica presente in zona Sar tra Libia, Malta e Italia è la piccola Nadir della tedesca Resq ship. Una barca a vela non in grado di ospitare a bordo decine e decine di migranti. Negli ultimi due giorni ne ha aiutato a soccorrere 400 da settepiccole barche accompagnandole in zona Sar italiana e consegnandole alle motovedette della Guardia costiera italiana a riflettori spenti Ma, al massimo una settimana, e a raggiungere la Nadir saranno diverse navi capaci di migliaia di soccorsi. «Continueremo a testimoniare l’emergenza nel Mediterraneo centrale», annuncia Msf. La sua nave, la Geo Barents, scese tutte a terra a Catania le 572 persone soccorse durante l’ultima missione, è adesso ad Augusta per fare rifornimento e cambio di equipaggio. Presto di ritorno anche la Humanity 1 della tedesca Sos Humanity che conferma: «I preparativi per la prossima operazione di soccorso sono già in pieno svolgimento, torneremo nell’area di soccorso per salvare vite umane nel Mediterraneo centrale il prima possibile». Anche la Ocean Viking di Sos Mediterranée sta facendo cambio equipaggio e rifornimento a Marsiglia e tornerà giù ma a dare una marcia in più alla flotta civile, sarà l’arrivo nelle prossime settimane della Open Arms e della Sea Watch 5. «La nave dell’Alleanza è la prova galleggiante di quanto la Chiesa possa ottenere quando entra in forti reti con altre organizzazioni e partner», le parole della pastora Anna Nicole Heinrich. La Sea Watch 3, invece, dell’altra Ong tedesca Sea Watch è bloccata a Reggio Calabria da settembre da un fermo amministrativo dai tempi imprevedibilmente lunghi. E denuncia il «fermo arbitrario da parte delle autorità che ci hanno ancora una volta accusato di aver soccorso troppe persone».
Impaziente di riprendere il mare anche Mediterranea, l’unica Ong italiana, che aspetta il via libera della Capitaneria di porto per la Mare Jonio ferma in cantiere a Trapani da diversi mesi. E poi c’è l’ultima arrivata la Life support di Emergency, appena varata e in attesa di partire per lasua prima missisone dal porto di Genova. Sulla fiancata le parole di Gino Strada: «I diritti devono essere di tutti, sennò chiamateli privilegi».